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Mons. Conti al primo incontro con la stampa

Fermo | Già innamorato della Diocesi, determinato a collaborare con tutti, lan cia messaggi di fratellanza e di integrazione tra culture

di Pierpaolo Pierleoni


“Saluto i comunicatori della speranza, come diceva Giovanni Paolo II”. Un messaggio subito amichevole e cordiale quello che l’arcivescovo di Fermo monsignor Luigi Conti ha riservato ai giornalisti nel primo incontro ufficiale con la stampa presso la Curia.

Sembra essersi già innamorato del territorio della grande Diocesi che è chiamato a dirigere. Ha tanto entusiasmo, Mons. Luigi Conti, e nel corso della chiacchierata con la stampa locale ha subito spiegato il suo programma per l'immediato futuro. Prima di tutto l’ascolto, come mezzo per inserirsi al meglio nelle problematiche del territorio e recepire i bisogni dei fedeli. Subito espressa anche la volontà di un’intensa e fattiva collaborazione con le autorità locali, a partire dalla nuova provincia di Fermo. Stressato, ma felice.

“In questi primi giorni mi sembra di andare come Speedy Gonzales, in giro ovunque. Il mio vicario l’altro giorno mi ha prescritto un giorno di riposo, ho messo le scarpe da tennis e sono andato al lago di Pilato. Questa è una terra splendida, ricca di luoghi contemplativi, ma anche di periferie della costa che mostrano persone sole e bisognose di accoglienza e integrazione”.

Parla di multiculturalismo, Mons. Conti, auspica l’integrazione tra culture, perché l’unica via per la convivenza pacifica è quella di camminare insieme con chi è diverso. Un accenno anche alle morti sul lavoro, con la speranza di una maggiore sicurezza e formazione del personale. Quanto ad azioni più concretamente ecclesiastiche, Mons. Conti vuole rilanciare la proposta del Vangelo, di una diffusione più profonda della parola cristiana, e pensa al potenziamento dei centri ascolto, come quelli Caritas.

Una Chiesa presente sul territorio, quella che sogna il nuovo Vescovo, una chiesa che predichi e porti avanti l’amore, come collante tra gli uomini, una realtà, da fedeli, da lavoratori, da cittadini, che metta al centro di tutto l’uomo, e non prescinda mai da esso. Con uno sguardo capace di apprezzare le piccole cose e gioirne. “L’altra mattina ho aperto la finestra ed ho incrociato lo sguardo con una signora che dalla casa di fronte mi ha sorriso. Mi sono sentito accolto, benvoluto”.

Un sorriso da una singola persona, ma che è un po’ un benvenuto ed un messaggio di calore da tutta l’Arcidiocesi.

24/06/2006





        
  



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