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L’Italia è passata

San Benedetto del Tronto | Lo sapevamo, se non si colloca almeno tra le otto squadre semifinaliste, il suo mondiale è un fallimento.

di Renato Novelli


Per i socceroos australiani, invece, il mondiale già così è stato un successo. Ho vissuto in Australia per due anni, qualche tempo fa e mi sembra un sogno che la nazionale dei canguri sia arrivata in Germania. Fino a ieri ho fatto il tifo per loro. Ho letto i giornali australiani a notte fonda che laggiù è già mattina avanzata. Con stile dicono che il sogno è finito e definiscono il rigore che ha fatto vincere l’Italia “controversial”. In realtà questo rigore non c’era. Fosse capitato all’Italia, Lippi ne avrebbe fatto un dramma, Del Piero si sarebbe sciolto in lacrime, La Russa avrebbe gridato contro il complotto anti italiano. In verità l’Italia non ha giocato una gran partita, Uliveto e un uccellino hanno giocato travestiti da Del Piero, ma non hanno combinato granché.

I commenti italiani non citano mai il rigore dato all’ultimo minuto. Vedremo nelle prossime partite. I socceroos (soccer + canguroos) hanno vinto questo mondiale. Escono a testa alta, in fondo beffati più che battuti. Hanno fatto vedere un bel gioco. Hanno giocato da pari con il Brasile. Hanno battuto il Giappone, hanno rimontato due volte la Croazia, hanno assediato l’Italia di Lippi. Che se fosse sindaco del centro sinistra di San Benedetto, mi farebbe passare, unica possibilità, al centro destra. Se fosse scienziato sociale, mi farebbe diventare studioso di astronomia o di sfragistica, tanto per marcare la lontananza dalla sua irresistibile modestia e simpatia.

La maglia dell’Australia è gialla come le sterminate praterie di erba dello stesso colore che caratterizzano il paese. I pantaloni sono verdi, come le vigne di Barrossa Valley. I colori richiamano il North Territory dove in un territorio grande 4 volte l’Italia, vivono 250.000 persone. Non dimentico il deserto di Coober Pedy, e la comunità aborigena di Oonadatta, che ho studiato fino a diventare uno di loro. Mi sono chiesto se hanno visto la partita. O se nell’atmosfera ovattata del convento l’ha vista Padre Mark Raper, generale dei Gesuiti australiani o i miei amici del pub Campbell di Adelaide o la proprietaria del Pub numero 1 di Port Douglas, che con un fiore di frangipani tra i capelli e sempre a piedi scalzi, serviva birra, gamberi e musica al piano.

L’Australia calcistica è una terra del “never never”, ai confini del mondo, mentre l’Italia appartiene al primo mondo calcistico. Facciamo conto che tutti gli amici ricordati abbiano visto la partita e vi chiedano se il rigore c’era, cosa rispondereste ? Quando presi servizio alla Flinders University di Adelaide, il direttore amministrativo mi convocò per chiedermi come mai non esercitassi il mio diritto ad avere un visto permanente per una persona a me cara.

Quando risposi che non avevo nessuno, con buona maniera mi disse che quel diritto era valido anche se la persona in questione fosse stato per caso un uomo. Risposi che non avevo nessuno, nemmeno dello stesso genere. In Italia i cortei del gay pride fanno ancora scalpore. Come direbbe Peppino De Filippo, ho detto tutto.

27/06/2006





        
  



4+4=

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