Al Sindaco e Presidente Consiglio Comunale di San Benedetto del Tronto

Ho avuto la fortuna, nel periodo estivo, di partecipare a diversi incontri e di conoscere alcuni studiosi di sviluppo economico e sociale del tessuto urbano. Dagli stessi ho ricevuto sempre la medesima indicazione di base, che, secondo loro, distingue una città che programma per il futuro da una che agisce senza risultati, cioè la necessità di dotare il territorio di un osservatorio che rilevi statisticamente lo status del territorio e dei soggetti che vi operano.

In particolare mi hanno detto che tale strumento è necessario che rilevi i nodi di criticità e come nel tempo i soggetti esistenti si sviluppano evidenziando in particolare come gli stessi si organizzano, reagiscono e danno risposte ai problemi. Quindi non solo una analisi ma soprattutto una lente puntata sulle positività che si evidenziano.

Mi hanno anche precisato che nazioni, come la Spagna, sono riuscite ad evolversi così velocemente perché hanno attuato questo metodo di programmazione che è la base per chiedere e ricevere finanziamenti pubblici ed europei che ormai vengono assegnati solo sulla base di attività di progettazione e lobbing basate su dati certi e monitorabili.

Ho fatto questa lunga premessa per introdurre un argomento che ritengo debba essere discusso dalla classe politica locale, sia di maggioranza che di opposizione, e cioè che San Benedetto non può permettersi più di programmare il proprio sviluppo se non conosce bene la propria situazione economica, sociale e culturale perché rischierebbe di trovarsi fuori dai circuiti finanziari che contano e che fanno la differenza. Faccio un esempio per capire meglio e riguarda il Piano Regolatore, che rappresenta lo strumento principe di programmazione del territorio.

La base della attuale bozza di Piano si basa sul concetto che il futuro economico della Città è il Turismo invece noi sappiamo che il commercio, i servizi e un nuovo tipo di artigianato che si sta sviluppando rappresentano la fetta maggiore di prodotto interno di San Benedetto. Uno studio serio ci farebbe capire meglio come è la reale situazione e ci permetterebbe di integrare tutti i fattori economico sociali in essere sul territorio.

Cosa chiedo che la classe politica metta nella sua agenda di discussione?  Propongo, visti anche i soggetti esistenti sul territorio, come Università e enti di indagine di mercato, di creare un osservatorio permanente, che veda coinvolti tutte le componenti politiche o almeno il maggior numero possibile, che permetta di avere una comune visione dei problemi della città. Sulla visione di San Benedetto dobbiamo arrivare ad avere una larga maggioranza di consensi mentre sulle soluzioni poi, le diverse opzioni politiche e culturali, possono e debbono differenziarsi.

* Ex Consigliere Comunale