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Il Natale visto da Gian Luigi Pepa

San Benedetto del Tronto |

di Gian Luigi Pepa

La natività rappresenta un atto di amore, dove un padre, una madre ed un figlio sono insieme raccolti all’interno di una grotta, riscaldata da un asino e da un bue: il presepe, immagine sacra all’occhio non solo dei credenti, ma anche di chi crede nell’amore in senso totale ed appassionato, le basi della cristianità a cui i gradi pittori, scultori, poeti del pas-sato si sono ispirati per le loro rappresentazioni artistiche ed ove tutti i cristiani si riconoscono, anche coloro che non sono dotati di capacità artistiche.

La religione cristiana con i simboli festosi ed allegri del presepe e dell’albero di natale addobbato, è simbolo ed im-pegno di amore per tutti, e non solo per i credenti, ma anche per chi pur non condividendo i canoni religiosi, si dichiara cristiano civile, perché comunque crede nei medesimi valori condivisi, delle comuni radici cristiane, appunto nell’arte, nella cultura e nei pensieri.
Aggiungerei nei comportamenti, in ossequio al diritto alla libertà, ed al diritto all’amore, ovvero ai doveri connessi, che conduce tutti gli appartenenti alla comune radice ad osservare la comune regola di aiutare il prossimo.

Ama il tuo prossimo come te stesso, questo è uno dei fondamenti della nostra cristianità e non a caso, le persone im-pegnate nel terzo mondo ad organizzare asili, scuole, ospedali, pronti a sacrificare i propri interessi individuali appar-tengono alla cristianità.
Siamo cresciuti con gli insegnamenti cristiani, che sono le nostre comuni radici, la nostra identità valoriale, ideale, umana, la coscienza del nostro popolo, latino, europeo, cristiano, che ha contribuito a creare, insieme a quello celtico, slavo, germanico, anglosassone, i valori Europei.

L’anima dell’Europa rimane unita, sosteneva il Santo Padre Giovanni Paolo II, perché, oltre alle sue origini comuni, vive gli identici valori cristiani e umani, come quelli della dignità della persona umana, del profondo sentimento della giustizia e della libertà, della laboriosità, dello spirito di iniziativa, dell’amore alla famiglia, del rispetto della vita, della tolleranza, del desiderio di cooperazione e di pace, che sono note che lo caratterizzano. L’Europa è indubbiamente il continente che ha più contribuito allo sviluppo del mondo, tanto sul piano delle idee, quanto su quello del lavoro, delle scienze e delle arti.

Il lavoro è da sempre la base della nostra società tanto che il Patrono Europeo San Benedetto da Norcia, espresse il motto “ora et labora”, prega e lavora, regola sempre valida per l’equilibrio della persona e della società. Purtroppo tale equilibrio si incrina nella società consumistica, ove l’avere prevale sull’essere, ove le ideologie e le pa-role in libertà sono volte a negare l’appartenenza.
E’ sicuramente più semplice, ovvero più “moderno” un atteggiamento falsamente liberticida contro la famiglia, con-tro i valori che ci rappresentano, per un nichilismo, ingannevolmente di apertura verso il principio dell’accoglienza, e della vera integrazione.

Papa Benedetto XVI ci ha ricordato che “La gioia del periodo Natalizio non è riservata ai soli cristiani.. La gioia che la liturgia risveglia nei cuori dei cristiani, non è riservata a loro soli, è un annuncio profetico destinato all’umanità inte-ra, in modo particolare ai più poveri, i più poveri di gioia”.
L’augurio del Buon Natale, che è gioia, deve giungere a tutto il mondo persino in quelle parti del mondo dove guerre e fanatismo religioso producono orrori, ai giovani ed in particolare a coloro che hanno smarrito il senso della vera gioia, e la cercano invano laddove è impossibile trovarla, anzi trovando l’oblio.

Il Natale, quindi è bellezza dei sentimenti interiori e nel contempo gioia di amare il prossimo, si esprime attraverso il colore delle luci, attraverso i canti che esprimono amore, attraverso il presepe, con le sue statuine che ricordano persone lontane, che sono vissute, anzi che vivono e sono dinamiche intorno ad un evento eccezionale la salvezza del mondo.
Di fronte a tanta bellezza nessun ipocrita politicamente corretto può esprimere sconsiderate parole in libertà, che con-ducono verso il burrone dell’imbarbarimento interiore e della perdita dei nostri valori.

Esprimiamo la ricorrenza natalizia, in osservanza di quei valori che nascono dal nostro io, attraverso la nostra educa-zione, e le nostre radici, vogliamo il presepe ovunque, vogliamo i canti di natale, vogliamo scambiarci auguri di amore, e ciò è positivo anche per gli stranieri che non possono che apprezzare il nostro messaggio di pace.

21/12/2006





        
  



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