Il codice della strada come un codice tributario? Aggiornamenti delle sanzioni.
| Asaps:" Aumentano gli importi delle violazioni amministrative: divieto di sosta, velocità, ma assurdamente non quelli delle violazioni più gravi, perché reati: guida in stato di ebbrezza e per sostanze, omissione di soccorso, gare di velocità".
di Giordano Biserni*
Si arriva sempre impiccati, all’ultimo momento nell’aggiornamento biennale delle sanzioni amministrative per le violazioni al codice della strada. Quest’anno ci tocca. L’aumento stabilito, in fase di pubblicazione sulla GU., è del 3,5% circa.
Vengono spontanee alcune osservazioni. Ma il codice della strada è un codice della sicurezza o vuole essere anche un codice tributario? Infatti con l’attuale sistema si arriva al paradosso che vedremo aumentati, fra gli altri, gli importi per il divieto di sosta e quello del superamento dei limiti di velocità. Nel contempo le sanzioni più gravi a carattere penale, come la guida in stato di ebbrezza da alcol art.186, da sostanze stupefacenti art.187, l’omissione di soccorso art.189, l’organizzazione e partecipazione a gare di velocità con veicoli a motore artt.9 bis e 9 ter, rimangono con gli importi inchiodati alle somme fissate dal codice.
Ci viene da domandarci qual è la ragione e quale il principio di eticità per cui aumentano le sanzioni amministrative e non quelle penali non detentive e detentive. Oggettivamente, lo riconosciamo, è difficile rapportare e aggiornare le sanzioni detentive all’indice di inflazione Istat. Non tanto per mero calcolo quanto perché la sanzione detentiva per le violazioni delle regole della strada, da un punto di vista sostanziale è pari a zero e se si sommano percentuali biennali allo zero, lo zero non cambia.
L’effetto dissuasivo delle sanzioni rimane debole per chi è abbiente e sempre pesantissimo per le persone e le famiglie “normali”.
Ci domandiamo anche se non sia il caso si spostare gli aggiornamenti ogni 5 anni, comunicandoli ai vari uffici di polizia con adeguato anticipo.
Ci si è posti la domanda circa il disagio organizzativo che scatterà in questi giorni in un sistema burocratico che ormai è incentrato sulla completa automazione e con software che hanno necessità di tempi tecnici adeguati per l’aggiornamento? Si pensi al sistema delle rilevazioni in automatico, autovelox, tutor e alle esigenze legate alle notifiche.
Forse anche le spese di aggiornamento dei software per molti comuni non saranno coperte dagli incrementi delle sanzioni.
In conclusione vorremmo segnalare e ribadire che più che procedure di aggiornamento costanti delle sanzioni pecuniarie, bisognerebbe riscoprire la necessità di conferire deterrenza all’intero sistema sanzionatorio puntando non tanto sulla leva pecuniaria quanto su quei fattori che garantiscono maggiore afflittività, come la patente a punti. Questa e non l’incremento delle sanzioni, all’inizio ha ridotto il numero delle vittime della strada. Sarà forse il caso di rivedere proprio il sistema della PaP per ridargli effettività almeno dal punto di vista dissuasivo la cui efficacia sta calando paurosamente e con essa gli effetti benefici in termini di calo degli incidenti.
*Presidente Asaps
Vengono spontanee alcune osservazioni. Ma il codice della strada è un codice della sicurezza o vuole essere anche un codice tributario? Infatti con l’attuale sistema si arriva al paradosso che vedremo aumentati, fra gli altri, gli importi per il divieto di sosta e quello del superamento dei limiti di velocità. Nel contempo le sanzioni più gravi a carattere penale, come la guida in stato di ebbrezza da alcol art.186, da sostanze stupefacenti art.187, l’omissione di soccorso art.189, l’organizzazione e partecipazione a gare di velocità con veicoli a motore artt.9 bis e 9 ter, rimangono con gli importi inchiodati alle somme fissate dal codice.
Ci viene da domandarci qual è la ragione e quale il principio di eticità per cui aumentano le sanzioni amministrative e non quelle penali non detentive e detentive. Oggettivamente, lo riconosciamo, è difficile rapportare e aggiornare le sanzioni detentive all’indice di inflazione Istat. Non tanto per mero calcolo quanto perché la sanzione detentiva per le violazioni delle regole della strada, da un punto di vista sostanziale è pari a zero e se si sommano percentuali biennali allo zero, lo zero non cambia.
L’effetto dissuasivo delle sanzioni rimane debole per chi è abbiente e sempre pesantissimo per le persone e le famiglie “normali”.
Ci domandiamo anche se non sia il caso si spostare gli aggiornamenti ogni 5 anni, comunicandoli ai vari uffici di polizia con adeguato anticipo.
Ci si è posti la domanda circa il disagio organizzativo che scatterà in questi giorni in un sistema burocratico che ormai è incentrato sulla completa automazione e con software che hanno necessità di tempi tecnici adeguati per l’aggiornamento? Si pensi al sistema delle rilevazioni in automatico, autovelox, tutor e alle esigenze legate alle notifiche.
Forse anche le spese di aggiornamento dei software per molti comuni non saranno coperte dagli incrementi delle sanzioni.
In conclusione vorremmo segnalare e ribadire che più che procedure di aggiornamento costanti delle sanzioni pecuniarie, bisognerebbe riscoprire la necessità di conferire deterrenza all’intero sistema sanzionatorio puntando non tanto sulla leva pecuniaria quanto su quei fattori che garantiscono maggiore afflittività, come la patente a punti. Questa e non l’incremento delle sanzioni, all’inizio ha ridotto il numero delle vittime della strada. Sarà forse il caso di rivedere proprio il sistema della PaP per ridargli effettività almeno dal punto di vista dissuasivo la cui efficacia sta calando paurosamente e con essa gli effetti benefici in termini di calo degli incidenti.
*Presidente Asaps
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29/12/2006
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