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Il porto del vicino è sempre più verde

San Benedetto del Tronto | Piccola riflessione: non è forse la retta l’elemento geometrico più corto per unire due punti e non la curva?...

di Arch. Nazzareno Viviani


Fino al 19 gennaio, si svolgerà a Palermo nell’ambito della Biennale di Architettura, una mostra sui piccoli e medi porti dell’Italia del sud, dove giovani architetti, urbanisti, ingegneri e paesaggisti al di sotto dei quaranta anni sono stati invitati a confrontarsi sul tema progettuale della relazione tra acqua e città e della riqualificazione dei waterfront urbani, al fine di avanzare proposte davvero praticabili. Questo avvenimento deve offrire l’occasione per riflettere su quanto scritto sulle testate giornalistiche la settimana scorsa proprio sul porto come cardine del Piano Struttura per l’assetto della città e sull’impiego di giovani laureati all’interno del nuovo PRG.

Il nostro è un porto, nato e sviluppatosi a secondo delle esigenze che venivano richieste in quel momento storico, ma che ha vissuto sempre nella precarietà, un porto alla deriva, come lo sono stati i piccoli ma devastanti interventi urbanistici negli anni che hanno cercato di qualificare quell’area, come per esempio lo spostamento dell’attraversamento della città da viale Buozzi ai margini del molo sud, fin dentro al cuore dell’area portuale, creando un serpentone fuori da ogni logica urbanistica cercando di recuperare alla meno peggio le strade chiuse, con fioriere, mercatini e isole pedonali completamente deserte per la maggior parte dell’anno.

L’area formata dal quadrilatero Albula-Ferrovia-Ballarin-Porto è di per sé una zona di cerniera tra il porto, con la sua identità e il centro, con i suoi servizi, al cui interno attualmente si incontrano le utenze più svariate. In questo caos si evidenzia una sorta di situazione precaria con interventi spesso dettati dall’emergenza e che denota anche formalmente la sovrapposizione di competenze amministrative (Comune, Autorità Portuale, privati, associazioni ecc) tanto care alla nostra Italia ed ognuna con la propria idea di parte di porto, slegata dall’intorno. Piccola riflessione: non è forse la retta l’elemento geometrico più corto per unire due punti e non la curva?

Voglio dire che spesso chi tenta di riqualificare una città, compreso i cittadini e i tecnici, non riconosce la soluzione più semplice e più ovvia. Quella migliore, come per esempio la riapertura di viale Buozzi soluzione più razionale per il problema del traffico. Così si avrebbe un vero water-front da dedicare al turismo, a disposizione sia della cittadinanza, che paga non dimentichiamolo, che dei turisti.

Con la riapertura di Viale Buozzi, l’asse del traffico sarebbe spostato sul vecchio lungomare progettato negli anni ’30 dall'ing. Onorati che sicuramente già aveva percepito quale era la soluzione migliore per un traffico di tipo turistico.

Manca totalmente un disegno unitario che dia un’identità a quell’area, alla quale il comune ad oggi è stato capace solo di far riconvertire ai privati le officine in residenze o servizi, un po’ poco visto gli sforzi dei comuni portuali vicini, Porto San Giorgio, Montesilvano, Pineto, che hanno visto in quelle stesse aree potenzialità e attrattività.

Sinceramente mi sembra riduttivo per una città come la nostra, che vola sempre alta nel paragonarsi ad altre realtà, fare un concorso solo per la zona Brancadoro pur essendo tre le aree chiave, Sentina e Porto, e che si usi “la meglio gioventù” laureata a fare dei censimenti. San Benedetto rischia di fare la fine delle giraffe che guardano molto bene il cibo che c’è in lontananza, ma faticano a guardare l’erba che c’è intorno.

04/12/2006





        
  



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