di Raffaele Rossi, Maria Grazia Concetti, Roberto Marconi, Mariano Ascani, Daniele Voltattorni e 
Francesco Palestini

Il giorno 15/12/2006 dall’ufficio del segretario generale del comune di Grottammare, viene inviato un fax verso la Regione Marche con scritto un’osservazione alla legge regionale per la pesca marittima e l’acquicoltura, dove vi è chiara distinzione tra pesca turismo ed ittiturismo, e in modo inequivocabile nella prima attività non vi è nessuna possibilità di fare ristorazione. Di fatto nella proposta firmata direttamente dal sindaco, si chiede in via transitoria, di equiparare la pesca turismo all’ittiturismo.

Se il Consiglio Regionale avesse recepito tale suggerimento l’unica concessione per pesca turismo di Grottammare, quella della vice sindaco, sarebbe diventata anche ittiturismo, quindi autorizzata a fare ristorazione.

Il mal destro tentativo di regalare un ristorante, per ora non è andato a buon fine, ed il modo con il quale Merli ha cercato addirittura emendare una legge dello stato lascia molto perplessi.
Il documento firmato direttamente da Luigi MERLI lo inchioda in modo definitivo alle sue responsabilità politiche. Inoltre tale “accanimento” a favore di “fish” la dice lunga sulla morale e sul senso della giustizia sociale del primo cittadino. Per non parlare dei modi utilizzati, il documento non è stato protocollato, come è usuale per delle comunicazioni ufficiali di tale rilevanza, ed inviato in sordina per fax.

Forse il sindaco consapevole della gravità dell’atto, voleva nasconderlo agli occhi indiscreti della opposizione? Anche questa volta gli è andata male, oltre a non aver ottenuto il risultato, è stato colto con le mani nel sacco, ora non può più nascondersi, lui vuole fare diventare la concessione della vice sindaco un ristorante sul mare. È il caso di dire che abbiamo preso Merli con il “fish” in bocca, e viste le continue parole “compassionevoli” nei nostri confronti vorremmo chiudere ricordando un aforisma di Giolitti: “ il peggior crimine che possa commettere un politico è non esserne capace”.