Fulvio Roiter ricevuto dal sindaco Gaspari
San Benedetto del Tronto | Roiter incontrerà poi giovedì mattina gli studenti delle scuole cittadine, dellIstituto dArte di Ascoli e del Liceo Artistico di Porto San Giorgio, alle 11,30 presso lauditorium comunale.
Roiter e Gaspari
Fulvio Roiter è giunto a San Benedetto e tutto è pronto per l’inaugurazione della mostra “Magia del Carnevale”, mercoledì 14 febbraio alle 11 in Palazzina Azzurra. Il grande fotografo veneziano visita in queste ore la città e realizza una serie di scatti che donerà poi al Comune. Oggi, martedì, è stato ricevuto insieme alla moglie dal sindaco Gaspari, con il quale si è intrattenuto sulla bellezza della Palazzina Azzurra, mentre il sindaco ha ripercorso con lui la genesi dell’idea di una mostra sul tema del Carnevale.
La mostra di Roiter resterà aperta dal 14 al 28 febbraio, tutti i giorni escluso il lunedì, dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19. L’ingresso è gratuito. Si tratta di trenta foto relative al Carnevale di Venezia: la fotografia di Roiter sprigiona sensazioni dalla laguna, di maschere misteriose, eleganti ed oscure o colorate e sgargianti. Fotografie che coprono un arco importante dell’attività di questo maestro acclamato sulla scena internazionale almeno dal 1956, quando ricevette giovanissimo, in Francia, il prestigioso premio Nadar per il volume “Ombrie, Terre de Saint François”. Fotografie spesso inedite, scatti inseguiti da Roiter seguendo la luce delle diverse ore del giorno o colte per caso sotto la neve.
Roiter ha pubblicato libri fotografici in collaborazione con intellettuali del calibro di Enzo Biagi e del prof. Franco Cardini. Ma spesso anche accompagnando le proprie immagini commentate da un osservatore d’eccezione: il fratello Ignazio, che a proposito del Carnevale scrive: «I ruoli sociali sono distrutti ed irrevocabili dentro la finzione ed il nascondimento. L’apparire trionfa sull’essere e nell’esultante e collettiva partecipazione alla vita libera s’insediano».
«Roiter è il numero uno della fotografia mondiale», scriveva da parte sua Indro Montanelli, «e lo dico senza esitazione». E Alberto Bevilacqua: «Ritenerlo un fotografo illustratore è un insulto. Egli è un rabdomante, e i rabdomanti non obbediscono alla logica: si arrestano, a mani tese, magari di fronte a un modesto cespuglio, ben sapendo che sotto si nasconde la vena sorgiva. È un’acuta facoltà visiva che si richiama al medium; un cogliere, in sintesi, sentimenti contrastanti ed estremi, il nucleo sensibile della molteplicità».
Per un verso Roiter è diventato a giusto titolo, negli anni, il fotografo per eccezione della città di Venezia, che ha saputo osservare senza cadere mai vittima del rischio dell’assuefazione o della banalità, non solo nell’ormai “leggendario” Essere Venezia, uscito nel 1977 e venduto in oltre 600 mila copie in varie lingue, ma ancora nel recente Una vita per Venezia.
Dall’altro lato Roiter ha sempre viaggiato in tutto il mondo. Opere di grande impatto visivo e grafico sono quelle sul Brasile, il Messico, la Turchia, la Spagna, la Tunisia, il Libano. Sempre accompagnato dalla sua fedelissima Leica, e dalle sue ottiche dai 21 ai 200 millimetri, Roiter ha approfondito una tecnica straordinaria. Ancora oggi egli esita ad affidarsi alla tecnologia digitale e cura in maniera certosina ogni suo scatto.
La mostra di Roiter resterà aperta dal 14 al 28 febbraio, tutti i giorni escluso il lunedì, dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19. L’ingresso è gratuito. Si tratta di trenta foto relative al Carnevale di Venezia: la fotografia di Roiter sprigiona sensazioni dalla laguna, di maschere misteriose, eleganti ed oscure o colorate e sgargianti. Fotografie che coprono un arco importante dell’attività di questo maestro acclamato sulla scena internazionale almeno dal 1956, quando ricevette giovanissimo, in Francia, il prestigioso premio Nadar per il volume “Ombrie, Terre de Saint François”. Fotografie spesso inedite, scatti inseguiti da Roiter seguendo la luce delle diverse ore del giorno o colte per caso sotto la neve.
Roiter ha pubblicato libri fotografici in collaborazione con intellettuali del calibro di Enzo Biagi e del prof. Franco Cardini. Ma spesso anche accompagnando le proprie immagini commentate da un osservatore d’eccezione: il fratello Ignazio, che a proposito del Carnevale scrive: «I ruoli sociali sono distrutti ed irrevocabili dentro la finzione ed il nascondimento. L’apparire trionfa sull’essere e nell’esultante e collettiva partecipazione alla vita libera s’insediano».
«Roiter è il numero uno della fotografia mondiale», scriveva da parte sua Indro Montanelli, «e lo dico senza esitazione». E Alberto Bevilacqua: «Ritenerlo un fotografo illustratore è un insulto. Egli è un rabdomante, e i rabdomanti non obbediscono alla logica: si arrestano, a mani tese, magari di fronte a un modesto cespuglio, ben sapendo che sotto si nasconde la vena sorgiva. È un’acuta facoltà visiva che si richiama al medium; un cogliere, in sintesi, sentimenti contrastanti ed estremi, il nucleo sensibile della molteplicità».
Per un verso Roiter è diventato a giusto titolo, negli anni, il fotografo per eccezione della città di Venezia, che ha saputo osservare senza cadere mai vittima del rischio dell’assuefazione o della banalità, non solo nell’ormai “leggendario” Essere Venezia, uscito nel 1977 e venduto in oltre 600 mila copie in varie lingue, ma ancora nel recente Una vita per Venezia.
Dall’altro lato Roiter ha sempre viaggiato in tutto il mondo. Opere di grande impatto visivo e grafico sono quelle sul Brasile, il Messico, la Turchia, la Spagna, la Tunisia, il Libano. Sempre accompagnato dalla sua fedelissima Leica, e dalle sue ottiche dai 21 ai 200 millimetri, Roiter ha approfondito una tecnica straordinaria. Ancora oggi egli esita ad affidarsi alla tecnologia digitale e cura in maniera certosina ogni suo scatto.
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13/02/2007
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