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L'Ispettore Mellozzi ritorna sui fatti di Catania, dove è rimasto ucciso il collega Raciti

San Benedetto del Tronto | L'Ispettore, segretario Provinciale, membro del consiglio Nazionale, del Suilp, esprime il suo pensiero e dà suggerimenti

di Mimmo Minuto

Massimo Mellozzi, Ispettore Capo di Polizia e Segretario Generale  Provinciale del SIULP( sindacato italiano unitario lavoratori polizia) è da almeno una decina di anni impegnato nel rapporto con gli Ultrà locali. Lo  abbiamo sentito sul gravi fatti accaduti a Catania.


Ispettore, come rappresentante del Sindacato di Polizia Siulp, quali sono le sue valutazioni su quanto accaduto a Catania?
Concordo pienamente con quanto dichiarato in questi giorni sulla stampa nazionale dai colleghi del Siulp e dal Ministro Amato, vale a dire la necessità circa l'adozione di provvedimenti immediati in seguito a questa assurda tragedia. Siamo angosciati per la morte incredibile di un collega ma contemporaneamente siamo consapevoli che bisogna mantenere elevato il nostro senso di responsabilità. Riteniamo che la questione vada trattata come una vera e propria emergenza nazionale poiché ciò che è capitato a Catania poteva succedere anche presso un altro stadio se si considera che negli ultimi anni il fenomeno della violenza negli stadi si è sempre più diffuso ed ogni domenica si registrano sempre più incidenti non tanto tra le opposte tifoserie, bensì tra teppisti e Forze dell'Ordine. Va pertanto garantita giustizia alle vittime di tali violenze, procedendo contemporaneamente ad individuare i violenti ed i teppisti che nulla hanno a che vedere con gli sportivi e gli appassionati del calcio che in quanto cittadini vanno protetti. E' fondamentale che una partita di calcio torni ad essere un evento sportivo per tutte le famiglie e non un teatro di violenza.

Che rimedi pensa siano necessari e percorribili?
Mi preoccupa questa assurda avversione alle Forze dell'Ordine che sembra farci tornare alla mente quel clima di contrapposizione che ha caratterizzato in molte occasioni gli anni '70. Al giorno d'oggi rilevo un grande disagio giovanile che in molte occasioni si manifesta in fenomeni di violenza che prevalgono sulla ragione ed il contesto calcistico non è immune dall'essere interessato da tali situazioni. Il fatto che a Catania tra gli arrestati figurino numerosi minorenni è sintomatico, a mio avviso, del disagio a cui ho fatto pocanzi riferimento. Ritengo che oltre alla fermezza che in situazioni simili va senza alcun dubbio posta in essere, si debba agire anche sul versante della prevenzione promuovendo incontri con i giovani nelle scuole sui vari temi di attualità. Chi ha sbagliato ed ha commesso crimini, è giusto che paghi in modo corrispondente secondo quanto previsto dalla legge. Nel sottolineare che a mio avviso, la famiglia rimane il contesto principale nel quale si deve operare nell'educazione, anche la scuola e le Istituzioni debbono ognuna concorrere nel fornire ai giovani quei principi, quei valori che sono stati la colonna portante delle passate generazioni. Bisogna investire sui giovani attraverso il dialogo, insegnando loro il rispetto per se stessi e per gli altri, per le Istituzioni e per le Forze di Polizia in genere che garantiscono l'esercizio del diritto a tutti i cittadini.

09/02/2007





        
  



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