Cooperazione decentrata nelle Province
Ascoli Piceno | I risultati di una ricerca Upi Tecla Ministero degli Esteri.
Presidente Massimo Rossi
“Coordinare gli interventi e mettere a rete i soggetti, per evitare di disperdere risorse preziose e partecipare alla crescita dello sviluppo globale e alla diffusione della democrazia”. Questo il ruolo che le Province svolgono nei programmi di cooperazione decentrata, come ha sottolineato oggi il Presidente di Tecla e Presidente della Provincia di Pisa, Andrea Pieroni, presentando a Rimini, al salone EuroPa, una ricerca sulle azioni e le esperienze attuate dalle Province nella cooperazione decentrata, realizzata dal Centro Studi di Politica internazionale e da Tecla, promossa dall’Upi e finanziata dal Ministero degli esteri.
“Le Province – ha sottolineato Pieroni - hanno assunto un ruolo significativo nelle politiche di cooperazione decentrata, perché riescono a mettere in relazione i territori e le comunità: la Provincia, che è l’istituzione di governo di area vasta, è capace di svolgere al meglio la funzione di coordinamento delle iniziative sul territorio, mettendo in rete le attività degli enti locali, dell’associazionismo e del volontariato, delle forze sociali. In questo modo è possibile utilizzare al meglio le risorse destinate allo scopo, che altrimenti risulterebbero inefficaci.
Il legame con le comunità degli stranieri che vivono nei nostri territori, e con i quali ci rapportiamo sui temi dell’inclusione e dell’accoglienza – ha aggiunto – ci consente di avere conoscenze e informazioni più mirate sulle reali necessità dei Paesi cui rivolgiamo i nostri progetti. La nostra azione è soprattutto diretta a promuovere lo sviluppo locale, anche aiutando le comunità locali a costruire percorsi di partecipazione democratica”.
Dai dati della ricerca, emerge che più del 90% delle Province italiane svolge attività di cooperazione decentrata, la maggior parte delle quali in esclusiva attraverso un ufficio appositamente creato o in cooperazione con associazioni, enti, onlus del territorio. Quanto al tipo di attività realizzata , al primo posto vi sono le azioni di informazione e sensibilizzazione rivolte al proprio territorio, seguite dal coordinamento degli attori interessati, dalla programmazione degli interventi, fino alle azioni di fund raising e di erogazione di finanziamenti. Prioritari, per le Province, sono: i progetti per lo sviluppo di micro e piccola impresa, l’assistenza sociale, e, a seguire, quelli legati alla diffusione della democrazia e dei diritti umani, della salvaguardia ambientale e dello sviluppo sostenibile.
I progetti sono nella quasi totalità realizzati in co-finanzimento con altre istituzioni (Ue, Stato, Regioni, Fondazioni altre Province o Comuni) anche perché i bilanci non consentono stanziamenti tali da consentire azioni singole: in media, ogni Provincia stanzia per progetti co-finanziati, circa 70.000 euro annui (cifra riferita ai bilanci del 2005).
“Siamo seduti su una polveriera – ha voluto sottolineare Massimo Rossi, Vice presidente dell’Upi e Presidente della Provincia di Ascoli Piceno - Se consideriamo lo stato di emarginazione, di inaccessibilità alle risorse, di assenza di democrazia in cui si trova a dover vivere la maggioranza della popolazione mondiale, credo che sia un dovere di tutti, e delle istituzioni per prime, di intervenire con determinazione. Non si tratta di esportare il nostro sistema di sviluppo, che sta misurandosi con grandi problemi – ha aggiunto Rossi- ma di riprogettare e co-progettare un modello di sviluppo sostenibile.
Dobbiamo costruire modelli economici tali da determinare un benessere reale diffuso, che ponga al centro la persona. Ecco perché la cooperazione decentrata deve partire dal basso, dai territori, dalla comunità e dai governi locali. Perché è in questo modo che, attraverso lo scambio, si possono diffondere buone pratiche e portare avanti interventi capaci di incidere davvero sulle realtà locali. Inoltre, da questa ricerca emerge, al di là delle criticità che andranno risolte, il rapporto costi benefici dei progetti realizzati o coordinati dalle Province è assolutamente vantaggioso, sia perché permette lo scambio di modelli di governo, sia perché la presenza di una istituzione locale obbliga al controllo e alla buona gestione delle risorse impegnate”.
“Le Province – ha sottolineato Pieroni - hanno assunto un ruolo significativo nelle politiche di cooperazione decentrata, perché riescono a mettere in relazione i territori e le comunità: la Provincia, che è l’istituzione di governo di area vasta, è capace di svolgere al meglio la funzione di coordinamento delle iniziative sul territorio, mettendo in rete le attività degli enti locali, dell’associazionismo e del volontariato, delle forze sociali. In questo modo è possibile utilizzare al meglio le risorse destinate allo scopo, che altrimenti risulterebbero inefficaci.
Il legame con le comunità degli stranieri che vivono nei nostri territori, e con i quali ci rapportiamo sui temi dell’inclusione e dell’accoglienza – ha aggiunto – ci consente di avere conoscenze e informazioni più mirate sulle reali necessità dei Paesi cui rivolgiamo i nostri progetti. La nostra azione è soprattutto diretta a promuovere lo sviluppo locale, anche aiutando le comunità locali a costruire percorsi di partecipazione democratica”.
Dai dati della ricerca, emerge che più del 90% delle Province italiane svolge attività di cooperazione decentrata, la maggior parte delle quali in esclusiva attraverso un ufficio appositamente creato o in cooperazione con associazioni, enti, onlus del territorio. Quanto al tipo di attività realizzata , al primo posto vi sono le azioni di informazione e sensibilizzazione rivolte al proprio territorio, seguite dal coordinamento degli attori interessati, dalla programmazione degli interventi, fino alle azioni di fund raising e di erogazione di finanziamenti. Prioritari, per le Province, sono: i progetti per lo sviluppo di micro e piccola impresa, l’assistenza sociale, e, a seguire, quelli legati alla diffusione della democrazia e dei diritti umani, della salvaguardia ambientale e dello sviluppo sostenibile.
I progetti sono nella quasi totalità realizzati in co-finanzimento con altre istituzioni (Ue, Stato, Regioni, Fondazioni altre Province o Comuni) anche perché i bilanci non consentono stanziamenti tali da consentire azioni singole: in media, ogni Provincia stanzia per progetti co-finanziati, circa 70.000 euro annui (cifra riferita ai bilanci del 2005).
“Siamo seduti su una polveriera – ha voluto sottolineare Massimo Rossi, Vice presidente dell’Upi e Presidente della Provincia di Ascoli Piceno - Se consideriamo lo stato di emarginazione, di inaccessibilità alle risorse, di assenza di democrazia in cui si trova a dover vivere la maggioranza della popolazione mondiale, credo che sia un dovere di tutti, e delle istituzioni per prime, di intervenire con determinazione. Non si tratta di esportare il nostro sistema di sviluppo, che sta misurandosi con grandi problemi – ha aggiunto Rossi- ma di riprogettare e co-progettare un modello di sviluppo sostenibile.
Dobbiamo costruire modelli economici tali da determinare un benessere reale diffuso, che ponga al centro la persona. Ecco perché la cooperazione decentrata deve partire dal basso, dai territori, dalla comunità e dai governi locali. Perché è in questo modo che, attraverso lo scambio, si possono diffondere buone pratiche e portare avanti interventi capaci di incidere davvero sulle realtà locali. Inoltre, da questa ricerca emerge, al di là delle criticità che andranno risolte, il rapporto costi benefici dei progetti realizzati o coordinati dalle Province è assolutamente vantaggioso, sia perché permette lo scambio di modelli di governo, sia perché la presenza di una istituzione locale obbliga al controllo e alla buona gestione delle risorse impegnate”.
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29/03/2007
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