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Diritto fisso fogne e depurazione.

Ascoli Piceno | Respinte le domande degli oltre 200 utenti, si preparano gli appelli.

La vicenda è quella relativa alle fatture emesse dal Comune di Ascoli Piceno per ottenere il pagamento dai titolari delle utenze del servizio idrico “assimilate al domestico” di circa 500 € quale somma fissa imputata al servizio di depurazione delle acque reflue, per il biennio 2002/2003.

L’avv. Micaela Girardi – che ha patrocinato gli utenti contro il Comune di Ascoli Piceno - precisa che le sentenze dei nove Giudici di Pace, ai quali erano state assegnate le cause in questione, sono state depositate nel corso della settimana che si sta chiudendo. Ma, otto giorni fa l’Amministrazione Comunale ha diramato un comunicato stampa nel quale riferiva l’esito di tutte le sentenze, delle quali invece - a quella data - una soltanto (su nove) era stata depositata. Sarebbe stato, pertanto, necessario, anche per rispetto dei Giudici di Pace, attendere la pubblicazione di tutte le sentenze prima di dare la notizia, ovvero chiarire che era stata depositata solo la prima sentenza.
Quanto alla vicenda processuale, le motivazioni fornite dai Giudici di Pace non si condividono sotto nessun profilo e già nei prossimi giorni si proporrà agli utenti, che avevano contestato le fatture del Comune, di impugnare le sentenze dei Giudici di Pace.

Infatti, nel settembre 2003 vennero introdotte oltre duecento cause da parte degli utenti che confluiscono in depurazione reflui che per legge sono “assimilati” agli scarichi domestici, e cioè piccole attività commerciali, servizi, artigiani, professionisti, e altri piccoli utenti che consumano (e scaricano) soltanto pochi metri cubi di acqua l’anno per i servizi igienici essenziali e non accettavano di pagare un fisso di 360 € l’anno. Durante il corso della causa, l’importo complessivo, pur rimanendo molto alto, è stato parzialmente ridotto dal Comune.

Poi, è stato istituito l’ATO 5 Marche Sud che ha modificato le tariffe ed ha soppresso tale diritto fisso con decorrenza dal 01 gennaio 2004. Ma, il Comune ha insistito nel pretendere le somme relative al biennio 2002-2003, che sono appunto quelle oggetto del contenzioso.
I Giudici di Pace, prosegue l’avv. Micaela Girardi, hanno richiamato alcune sentenze della Corte di Cassazione, a nostro avviso non pertinenti, relative a provvedimenti amministrativi resi su casi singoli (come nel caso di esproprio di singoli terreni) per i quali in assenza di impugnazione in sede amministrativa non si ci si può rivolgere al “Giudice civile”.

Sono state, invece, ignorate le numerose e consolidate sentenze della Suprema Corte, anche recentissime, che confermano il potere del Giudice civile di disapplicare incidentalmente provvedimenti amministrativi generali, come le delibere che stabiliscono tariffe, che sono il presupposto delle fatture ricevute dagli utenti. Di tali delibere comunali si lamenta l’illegittimità, tra i vari motivi, per violazione delle leggi che prevedevano i limiti massimi di aumenti tariffari per ogni singolo anno (dal 2001 al 2002 l’aumento fu del 1000% mille per cento).

Pur consapevoli che il diritto non offre molte certezze, specie per la successione continua di nuove leggi, riteniamo che non sarebbe giusto rinunciare a far valere le nostre ragioni, fondate su seri motivi in punto di diritto.

30/03/2007





        
  



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