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Una mostra del sambenedettese Mario Verolini al Vittoriano a Roma

San Benedetto del Tronto | La mostra vuole presentare uno spaccato significativo del percorso creativo dell’artista, esponente di quel movimento che all’alba degli anni Ottanta fu definito “ritorno alla pittura”.

Si svolge da giovedì 5 a domenica 22 aprile, nella sala “Giubileo” al Complesso del Vittoriano a Roma, una mostra personale intitolata “Opere 1985-2005”, dell’artista sambenedettese Mario Verolini, patrocinata dagli assessorati alla Cultura del Comune di Roma e della Regione Lazio, con catalogo realizzato a cura di Modus Comunicazione e Riccardo Viola Editore e testi critici di Bruno Matura, Giancarlo Bojani, Pietro Zampetti. L’esposizione può essere visitata tutti i giorni dalle 10 alle 19,30 con ingresso libero. Info: 06.6780664.

La mostra vuole presentare uno spaccato significativo del percorso creativo dell’artista, esponente di quel movimento che all’alba degli anni Ottanta fu definito “ritorno alla pittura”. In un intervallo temporale che ricopre gli ultimi vent’anni, testimoniati in mostra da 40 oli di varie dimensioni, di cui 32 realizzati su tela e 8 su tavola, è possibile rintracciare il lento passaggio del pittore dall’informale al figurativo, attraverso il colore e la luce.

Pittore colto e raffinato, dallo stile sobrio, a tratti discreto, Mario Verolini libera progressivamente la sua pittura con un processo lento ma inarrestabile, dai modelli dell’action painting di Pollock. Un processo che lo ha portato ad allontanarsi gradualmente dall’informale e dall’espressionismo astratto americani, verso una nuova visione della pittura come “contemplazione” e riscoperta del mondo. Emerge dunque nelle tele di Verolini un ritorno ai valori del figurativo e a un immaginario legato al mondo visibile e alla natura, nel recupero di un’identità pittorica perduta.

Laghi fiumi, monti e colline in un proliferare di paesaggi, suoi soggetti prediletti, riaffiorano dalle superfici delle sue tele. In tutti la luce sembra scivolare dall’ombra tenera e rassicurante verso i bagliori più accesi. Protagonista è il colore, che Verolini accende al massimo in toni incandescenti, come a svelarne la composizione molecolare. Nei titolo che dà ai suoi lavori, “Benedictus” (1986), “La resurrezione dei morti” (1996), “Trinità” (2004), usa parole pregne di senso religioso che sostengono, attraverso il significato verbale, la chiarezza dei suoi dipinti.

Mario Verolini nasce a San Benedetto del Tronto il 2 ottobre 1946. Studia presso la Facoltà di Architettura di Roma. Inizia a dipingere nei primissimi anni Settanta, partendo da una posizione che egli stesso ha definito, “informale”: la sua prima personale è del 1976, presso la Galleria “Godel” di Roma. Dopo molte altre mostre, individuali o di gruppo, ad aprile 2006 è tra gli artisti presentati alla collettiva “Carne spirito e natura – Paesaggisti piceni dal 1900 ad oggi”, presso l’Istituto Italiano di Cultura di Budapest. Verolini attualmente vive e lavora a Roma. Sponsor della mostra sono Hydrowatt, Banca delle Marche, Maliani Genetica, DADO, Pozzi & Partners.

31/03/2007





        
  



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