Intimacy. L'arte tra dimensione sociale e dimensione spirituale
Milano | Inaugurata durante il Miart alla Triennale Bovisa la nuova mostra di Arte Contemporanea che si preannuncia come l' evento più importante del 2007.
di Francesca Romana Rinaldi
Timer è il progetto in tre tempi che la Triennale ha voluto organizzare tre diverse edizioni concatenate tra di loro, parlando da diversi punti di vista dell'artista e il suo essere nel mondo.
Timer 2007: l'individuo in relazione a se stesso; Timer 2008: l'individuo in relazione agli altri; Timer 2009: l'individuo in relazione all'ambiente.
Timer vuole parlare dell'arte contemporanea in tempo reale, infatti tutte le opere in mostra sono realizzate dopo l'11 settembre 2001, data che ha segnato una svolta epocale e la vera entrata nel nuovo millennio. Viene affrontato in maniera diretta il tema del rapporto con la tradizione e quello della sovrapposizione di linguaggi e culture diverse, argomenti non nuovi ma che si presentano oggi amplificati. La prima mostra evidenzia, seppure nella sua complessità e contraddittorietà, le profonde implicazioni che il fenomeno assume sul piano spirituale, la seconda evidenzierà invece le sue implicazioni sul piano sociale mentre la terza mostra, concentrandosi sul rapporto con l'architettura, affronterà questioni legate alle trasformazioni dell'ambiente e al desiderio di costruire luoghi in sintonia con la cultura e la dimensione spirituale dell'individuo.
Questa prima edizione ha quindi come tema l'intimità e affronta il rapporto che l'artista ha con se stesso nell'era della rivoluzione telematica. Si interroga sullo spazio interiore nel nuovo contesto sociale che si è creato dopo l'attentato alle Torri. Si interroga di conseguenza sul rapporto con la trascendenza, considerata sia sul piano individuale che sociale. Con i suoi oltre ottanta artisti provenienti da nazioni e continenti diversi, evidenzia la crisi psichica dell'occidente dopo l'11 settembre, i fattori di crisi che hanno profondamente cambiato l'individuo nelle relazioni sociali: essa si manifesta in maniera sottile nei linguaggi e nei temi affrontati dall'arte, che solo apparentemente sembrano non risentire di questo evento-cerniera tra il vecchio e il nuovo secolo.
Prendendo le stesse parole di uno dei curatori, Gianni Mercurio: "C'è un aspetto che balza subito agli occhi, ogni qualvolta si viaggia in qualche paese che non faccia parte del primo mondo. La gente. Sì la gente: per le strade sorride, nei rapporti vis-à-vis vuole conoscere l'interlocutore, pretende di sapere la tua identità, si interessa alla tua famiglia, ti tocca (in ogni senso), si commuove e ti commuove. Insomma, può essere estrema, forse, ma mai indifferente. L'esatto contrario di quanto accade nelle grandi città del nord del mondo, a Londra, a New York, a Parigi. Negli sguardi degli abitanti del primo mondo si è distesa come una sorta di coltre, che rifrange con indifferenza ogni richiesta degli altri. Le metropolitane sono emblematiche: come enormi ascensori sotterranei, gli sguardi si scivolano addosso.
Perché questo? Come è potuto accadere che l'uomo occidentale si rinchiudesse sempre più nel proprio guscio psichico, timoroso anche solo delle parole dell'altro? Molta arte di oggi si confronta con questi temi, in un certo senso l'artista occidentale è come chi vuole conoscere l'identità dell'altro per creare un punto di contatto: l'arte è ricerca di una lingua comune." Ed è proprio questo il messaggio di Intimacy: l'arte deve poter far riflettere (non solo l'artista) e deve"toccare" le persone.
Alcune opere della mostra sono molto forti, come forte è questo pensiero di Demetrio Paparoni, il secondo curatore: "Nelle immagini delle torri in fiamme convive la bellezza del paesaggio metropolitano e l'orrore della tragedia, c'è dunque in esse un'idea di sublime. Espressione di una violenza dell'uomo sull'uomo, esse confermano che non c'è innocenza nel genere umano, alimentando in chi le guarda un desiderio di riscatto morale."
L'artista ha oggi non solo la possibilità ma anche il dovere morale di esprimersi e di continuare a riflettere, anche sull'orrore e la tragedia del contemporaneo.
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15/04/2007
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