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Emanuela Pierantozzi sul doping: "Occorre educare gli atleti e punire medici e dirigenti"

| Durante il IV Convegno nazionale sulla tutela della salute nelle attività sportive e la lotta contro il doping la campionessa di Judo spara a zero sull'antidoping italiano: "E' inefficiente!"

Emanuela Pierantozzi

Questa mattina a Roma, nel corso del IV Convegno nazionale “La tutela della salute nelle attività sportive e la lotta contro il doping”, l’Istituto Superiore della Sanità ha presentato i dati riguardanti l’attività e i risultati della Commissione per la vigilanza e il controllo sul doping nel 2006. Al convegno erano presenti il Ministro della Salute Livia Turco e il Ministro per le Politiche giovanili Giovanna Melandri.

Per la prima volta la ricerca ha rilevato i dati hanno riguardato anche la diffusione del doping e delle sostanze proibite nello sport cosiddetto “amatoriale” (Enti di Promozione sportiva), al di fuori quindi dell’ambito agonistico. I dati dell’indagine nazionale sono disponibili al sito www.iss.it/ofad/dopi/cont.php?id=234&lang=1&tipo=11

Su 1511 atleti controllati, 37 sono risultati positivi. Si è confermata così una percentuale assoluta (2,4%) simile a quella degli ultimi anni. Si tratta di un dato realmente stazionario o è frutto di un doping capace di “correre più forte” dei controlli antidoping? Interessante è notare come sulle 33 Federazioni sportive nazionali controllate, in ben 21 di esse è risultato almeno un caso di positività. Il doping, quindi, è una pratica presente nei due terzi delle federazioni controllate.

Sulla situazione attuale abbiamo sentito  Emanuela Pierantozzi, judoka d’argento a Barcellona ’92 e di bronzo a Sideny 2000, che è stata membro della prima Commissione per la vigilanza e il controllo sul doping nel 2001/2002, quando tale strumento fu creato dalla legge 2000/376.
“L’antidoping in Italia – dice la campionessa di judo – non funziona, perché è quasi sempre concepito come caccia alle streghe. Si pensa principalmente a punire penalmente l’atleta che fa uso di sostanze proibite, mentre si dovrebbe educare l’atleta ad avere rispetto di se stesso”.

04/04/2007





        
  



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