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SOCIETA' EDUCANTE: Perché i giovani dovrebbero rispettare regole?

San Benedetto del Tronto | Una professoressa risponderà di fronte alla legge, su denuncia dei genitori, di una punizione inflitta ad uno studente per un episodio di bullismo: l'alunno esercitava da tempo, su un coetaneo più debole, vessazioni.

di Maria Teresa Rosini

Una professoressa risponderà di fronte alla legge, su denuncia dei genitori, di una punizione inflitta ad uno studente per un episodio di bullismo: l'alunno esercitava da tempo su un coetaneo più debole, vessazioni che avevano per oggetto le sue presunte inclinazioni sessuali.

La docente si dice pronta a rispondere della punizione che ha inflitto consistente nel dover scrivere 100 volte : "Io sono un deficiente".

Essendo anch'io un insegnante, mi sono chiesta se, durante il percorso scolastico dell'alunno che ha dovuto dichiararsi deficiente, potessero essersi verificati altri episodi che lasciavano prevedere eventi di questo tipo: un atteggiamento così violento nei confronti di un coetaneo non è sicuramente estemporaneo, non è sicuramente un "raptus" imprevedibile ma, probabilmente solo l'episodio più grave di un atteggiamento costante di prevaricazione e di scarsa dimestichezza con le regole e il rispetto degli altri.

Come ho già avuto occasione di affermare in un contesto diverso ( ma poi non così lontano) da quello di cui ci stiamo occupando, la violenza e il non rispetto dell'altro è spesso indicatore di una mancanza di rispetto prima di tutto verso se stesso, e di una grande incertezza di sé, della propria identità, del proprio valore di persona.
Probabilmente è prima di tutto la famiglia che ha mancato nel suo ruolo educativo, e anche la scuola non può assolversi dalle sue responsabilità: sarebbe nostro compito infatti porre in essere qualunque iniziativa possibile, compresa l'attività di sollecitazione, stimolo e dialogo con le famiglie, per affrontare i problemi che spesso le famiglie stesse non sanno o evitano di affrontare.

Ma non sono solo scuola e famiglia gli unici "baluardi" sul fronte della formazione delle giovani generazioni: il contesto sociale, la possibilità di acquisire o meno adeguati strumenti culturali di "lettura" del mondo, l'etica "diffusa" all'interno della società influiscono sul percorso crescita dei giovani e ne determinano il successo o il fallimento.
E allora molti probabilmente avrebbero ragione di dover scrivere 100 volte "Sono stato un deficiente" proprio nel senso che la professoressa si è premurata, a suo dire, di spiegare compiutamente al suo intemperante alunno: tutti siamo stati "deficitari" nel nostro ruolo.

In tutti i soggetti citati (famiglia, scuola, società) non può non registrarsi oggi la mancanza della volontà di farsi carico della crescita dei giovani, per molti è un peso, un onere che sbrigativamente viene lasciato indietro nell'ambito di tutte le preoccupazioni e le priorità che ogni giorno ci assorbono. I giovani vengono lasciati troppo soli ad affrontare il turbine di problemi, insicurezze, angoscia esistenziale che li travolge durante il loro processo di crescita e gli esempi che trovano intorno (televisione, internet, media in genere, figure adulte significative) salvo in una minoranza di felici eccezioni, non costituiscono gli stimoli più adeguati al loro superamento e offrono anzi un'immagine distorta, irresponsabile, mercantile e goliardica del mondo e della vita.

E una società che non coltiva la preoccupazione di educare coloro che saranno il suo futuro è una società in decadenza. Occorre quindi con decisioni coraggiose, anche se scomode, valorizzare la parte migliore della società, quella composta da coloro i quali rispettano regole etiche, agiscono nel rispetto delle leggi, propongono e praticano valori condivisi e non unilaterali, per costruire un'etica del futuro, nella prospettiva di un mondo più giusto, più solidale, più responsabile. Questa scelta comunque, non cala dall'alto come una sorta di miracolo, ma va costruita con fatica, da chiunque ne riconosca la necessità o l'urgenza, nelle minime scelte quotidiane, senza alzare le spalle o girarsi dall'altra parte, senza praticare cinismo,indifferenza o qualunquismo, senza inculcare nei giovani attraverso operazioni strumentali, l'idea del "tanto peggio tanto meglio", senza privarli della speranza.

15/06/2007





        
  



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