Linee guida per la gestione del materiale di dragaggio portuale
Ancona | Pistelli: "Una risposta concreta per l'agibilità dei porti marchigiani". La Regione favorirà il raggiungimento di accordi con le autorità interessate per consentire l'utilizzo del dragato.
Il materiale di dragaggio portuale è una risorsa preziosa, non un rifiuto. Va riutilizzato e non disperso in mare. Per favorire il suo uso, la Giunta regionale ha approvato le linee guida che agevolano la gestione corretta dei fanghi ripescati.
L'obiettivo è quello di promuovere l'adozione delle migliori tecniche per la difesa della costa e la tutela dell'ambiente. La Regione, inoltre, favorirà il raggiungimento di accordi con le autorità interessate per consentire l'utilizzo del dragato. A questo proposito, incentiverà la costituzione di società consortili tra l'Autorità portuale di Ancona, i comuni e le società interessate ai porti marchigiani, al fine di promuovere una gestione associata delle attività di manutenzione.
Le linee guida indicano anche le zone dove - d'intesa con i comuni interessati - è tecnicamente possibile realizzare cinque "casse di colmata", destinate a deposito e riutilizzo del materiale di escavazione. Sono quattro le località individuate, in via preliminare, lungo la costa marchigiana: Ancona (zona frana), Falconara (zona Montecatini), Fano (due interventi), San Benedetto del Tronto.
Si riferiscono a tratti di litorale "compromessi dalla presenza di scogliere radenti, a difesa della linea ferroviaria e dove la spiaggia è praticamente inesistente". Siti che segnalano una situazione ambientale precaria, viene evidenziato nella relazione, dove la collocazione delle casse consente di ridisegnare la linea di costa, favorendo la costruzione di una fascia di rispetto pedonale e ciclabile, il deposito temporaneo dei materiali, l'utilizzo della sabbia per il ripascimento della spiaggia corrispondente. Sulla base delle esigenze che si manifesteranno sarà anche possibile individuare altre aree, ricercando la collaborazione dei comuni coinvolti.
"Il Piano di gestione integrata della aree costiere - sottolinea l'assessore all'Urbanistica e Porti, Loredana Pistelli - individua le procedure di escavazione in ambito portuale. Queste attività rappresentano un servizio pubblico, dal momento che il fenomeno della riduzione dei fondali rende i porti inagibili e pericolosi. Lo smaltimento in discarica dei fanghi è previsto come soluzione subalterna, nel caso in cui non sia possibile altro utilizzo".
La delibera adottata dalla Giunta regionale chiarisce le disposizioni da seguire, a seguito dell'emanazione del "Codice ambiente" (decreto legislativo 152/2006). Introduce classi di qualità del materiale, sulla base della caratterizzazione dello stesso e prevede le possibilità di gestione compatibile. Fornisce anche chiarimenti sul riutilizzo a terra i materiali derivanti dall'attività di dragaggio.
"In linea con il legislatore nazionale - afferma l'assessore - viene chiarito che i materiali di dragaggio, utilizzati fuori dalla fascia costiera, sono esclusi dall'ambito di applicazione della normativa sui rifiuti. Nel caso in cui siano utilizzati senza trasformazioni preliminari e secondo le modalità previste nel progetto di dragaggio approvato dall'autorità amministrativa competente, vengono classificati come materie prime secondarie. Questo è possibile quando la composizione media dell'intero volume presenti una concentrazione di inquinanti inferiore ai valori limite previsti nel decreto legislativo 152/06. Se non è possibile l'immediato utilizzo, il materiale va depositato nel sito indicato in sede progettuale. Il suo riutilizzo dovrà, comunque, avvenire entro trenta mesi dal deposito".
Con le linee guida adottate dalla Giunta regionale, conclude la Pistelli, "si conta di dare una risposta concreta per sbloccare la situazione di grave difficoltà operativa che si è venuta a determinare per la funzionalità e l'agibilità dei porti delle Marche".
L'obiettivo è quello di promuovere l'adozione delle migliori tecniche per la difesa della costa e la tutela dell'ambiente. La Regione, inoltre, favorirà il raggiungimento di accordi con le autorità interessate per consentire l'utilizzo del dragato. A questo proposito, incentiverà la costituzione di società consortili tra l'Autorità portuale di Ancona, i comuni e le società interessate ai porti marchigiani, al fine di promuovere una gestione associata delle attività di manutenzione.
Le linee guida indicano anche le zone dove - d'intesa con i comuni interessati - è tecnicamente possibile realizzare cinque "casse di colmata", destinate a deposito e riutilizzo del materiale di escavazione. Sono quattro le località individuate, in via preliminare, lungo la costa marchigiana: Ancona (zona frana), Falconara (zona Montecatini), Fano (due interventi), San Benedetto del Tronto.
Si riferiscono a tratti di litorale "compromessi dalla presenza di scogliere radenti, a difesa della linea ferroviaria e dove la spiaggia è praticamente inesistente". Siti che segnalano una situazione ambientale precaria, viene evidenziato nella relazione, dove la collocazione delle casse consente di ridisegnare la linea di costa, favorendo la costruzione di una fascia di rispetto pedonale e ciclabile, il deposito temporaneo dei materiali, l'utilizzo della sabbia per il ripascimento della spiaggia corrispondente. Sulla base delle esigenze che si manifesteranno sarà anche possibile individuare altre aree, ricercando la collaborazione dei comuni coinvolti.
"Il Piano di gestione integrata della aree costiere - sottolinea l'assessore all'Urbanistica e Porti, Loredana Pistelli - individua le procedure di escavazione in ambito portuale. Queste attività rappresentano un servizio pubblico, dal momento che il fenomeno della riduzione dei fondali rende i porti inagibili e pericolosi. Lo smaltimento in discarica dei fanghi è previsto come soluzione subalterna, nel caso in cui non sia possibile altro utilizzo".
La delibera adottata dalla Giunta regionale chiarisce le disposizioni da seguire, a seguito dell'emanazione del "Codice ambiente" (decreto legislativo 152/2006). Introduce classi di qualità del materiale, sulla base della caratterizzazione dello stesso e prevede le possibilità di gestione compatibile. Fornisce anche chiarimenti sul riutilizzo a terra i materiali derivanti dall'attività di dragaggio.
"In linea con il legislatore nazionale - afferma l'assessore - viene chiarito che i materiali di dragaggio, utilizzati fuori dalla fascia costiera, sono esclusi dall'ambito di applicazione della normativa sui rifiuti. Nel caso in cui siano utilizzati senza trasformazioni preliminari e secondo le modalità previste nel progetto di dragaggio approvato dall'autorità amministrativa competente, vengono classificati come materie prime secondarie. Questo è possibile quando la composizione media dell'intero volume presenti una concentrazione di inquinanti inferiore ai valori limite previsti nel decreto legislativo 152/06. Se non è possibile l'immediato utilizzo, il materiale va depositato nel sito indicato in sede progettuale. Il suo riutilizzo dovrà, comunque, avvenire entro trenta mesi dal deposito".
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19/07/2007
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