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"Il Partito Democratico non è più utopia"

San Benedetto del Tronto | "Quanti, nel corso degli anni, dirigenti e militanti dei partiti riformatori, "si sono convinti" che la mera alleanza tra partiti distinti non è sufficiente ad interpretare le esigenze di cambiamento del sistema politico?"

di Movimento Cittadino per il Partito Democratico

L'idea della costituzione di un grande Partito Democratico nella nostra città, è entrata nell'agenda politica e non è più un'utopia (vedi primarie del 14 ottobre).

Alla sua realizzazione concorrono tre distinte soggettività. Quelli, come noi, che hanno vissuto fin dai primi anni Novanta i referendum istituzionali.

Alleanza Democratica, l'Ulivo, i Democratici (di quest'ultimo sono stato responsabile cittadino per circa due anni) e il nuovo Ulivo in previsione del Partito Democratico, come risposta di campo strettamente legata alla caduta del Muro di Berlino e all'affermazione del bipolarismo come democrazia dell'alternanza. Quanti, nel corso degli anni, dirigenti e militanti dei partiti riformatori, "si sono convinti" che la mera alleanza tra partiti distinti non è sufficiente ad interpretare le esigenze di cambiamento del sistema politico?

Dopo la straordinaria esperienza delle "Primarie", il voto del 9 e 10 aprile 2006, le elezioni amministrative e la vittoria del referendum, hanno rotto gli indugi, con le fatiche e le responsabilità che ciò comporta.

Ed infine vi è una generazione più giovane, più europea, libera da ingombranti "appartenenze storiche", che si è accostata alla politica negli anni recenti, nel corso delle trasformazioni, che pensa il Partito Democratico come un luogo naturale nel quale coniugare riformismo e innovazione, progettualità civile e politica. Per questo crediamo nel Partito Democratico.

Perché esso rappresenta l'orizzonte strategico verso il quale convogliare i progetti, le idee, e la voglia di partecipazione di quanti pensano che la nostra città meriti più democrazia, più libertà e più giustizia. Perché solo con la nascita del Partito Democratico sarà possibile saper rappresentare degnamente il bisogno di cambiamento e innovazione e rispondere con efficacia alla richiesta di nuova politica e di vera unità.

Che altro chiedevano le migliaia di cittadini sambenedettesi che il 16 ottobre 2005 hanno partecipato alle elezioni primarie dell'Unione?

Molti fra loro sono militanti attivi o convinti sostenitori dei partiti esistenti. Molti altri sono però cittadini normali, giovani, donne e uomini senza partito, ma non per questo anti-partito. Molti credevano e credono nella possibilità che il centrosinistra possa rapidamente superare le inutili barriere che lo frammentano ed avviare processi di semplificazione e di unificazione.

Il nostro Movimento è nato per questo: per stimolare Ds e Mrgherita ad avviare al più presto il processo di costituzione del nuovo Partito federalista, regionale a forte radicamento territoriale, laico e pluralista con una forte identità riformatrice in cui vi siano componenti visibili con la loro proposta politica.

E per evitare che quel processo si ferma ai vertici dei partiti ovvero si limita al coinvolgimento delle loro strutture organizzate, il partito Democratico deve nascere attraverso la partecipazione attiva di tanti cittadini: militanti di partito e cittadini comuni; giovani, donne e uomini; esponenti delle istituzioni e movimenti; amministratori locali e associazioni.

La sfida non è aggiungere la società civile agli attuali partiti, percorrendo le stesse procedure. E' trovare e praticare forme di partecipazione che incidano sui modi, la struttura, la qualità, l'essenza si fare politica. Questa è la ricerca, il senso del Partito Democratico. Una piattaforma di partecipazione. Dobbiamo trovare il modo di fare politica attiva non limitandoci ad un'appartenenza che è in crisi. Da qui discende una forma diversa di selezione della classe dirigente, nel modo di creare un gran contenitore pluralista (di più culture politiche, liberale-cattolica, socialista-ambientalista), perché plurale è la nostra società. Insomma, il Partito Democratico non deve essere la fusione a freddo fra i Ds e la Margherita, ma una forza che abbia l'ambizione d'essere maggioranza nella nostra città (e nel Paese).

Solo attraverso questo processo il nuovo Partito Democratico, potrà davvero sviluppare la sua funzione essenziale e primaria: consolidare un soggetto politico di massa, capace di incidere profondamente sugli equilibri e le dinamiche del nostro sistema politico, generando riforme e soluzioni in grado di migliorare concretamente il sistema di vita, di relazioni e di lavoro della nostra città.

Per tutte queste ragioni, Il nostro Movimento vuole essere, una risorsa, uno strumento che possa aiutare questo processo. La nostra missione sociale sarà raggiunta contestualmente alla nascita del Partito Democratico. Noi quel giorno ci scioglieremo perché avremo raggiunto il nostro unico ed esclusivo obiettivo. Ma fino a quel giorno vogliamo esserci.

Vogliamo tentare di rappresentare un pezzo importante della società civile e politica, quell'area civico-ulivista, la quale, costituisce una risorsa preziosa ed ineludibile, per ridare certezza di un impegno e la speranza in un futuro migliore. E vogliamo farlo anche nella nostra città, una città che, per peso e cultura, deve essere all'avanguardia di questo progetto. Un progetto che, ne siamo certi, permetterà alla società sambenedettese di ritrovare sicurezza e voglia di crescere.

Abbiamo l'ambizione di pensare che il nostro contributo potrà essere decisivo per la voglia di crescere. Pertanto pensiamo che la fase di transizione, che si prospetta da qui all'Assemblea costituente, non può essere una fase d'attesa o di confronto solo fra i partiti, deve essere utilizzata come "laboratorio" per un corretto dialogo trasversale fra i militanti dei diversi partiti e fra questi e i cittadini interessati, per la costituzione del tessuto unitario del futuro partito.

31/08/2007





        
  



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