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Catà: "L'uomo più vitale e intelligente che abbia mai conosciuto"

Sant'Elpidio a Mare | Si sono celebrati nel pomeriggio i funerali di Antonio Santori, sepolto al cimitero di Sant'Elpidio a Mare; il suo allievo ed amico, Cesare Catà, lo ricorda così

Antonio Santori

Si sono svolti questo pomeriggio i funerali di Antonio Santori. Ad officiare l'estremo saluto, Mons. Cleto Bellucci, in una Perinsigne Collegiata stracolma di amici, familiari, studenti, colleghi ed avversari politici, docenti universitari. In prima fila la moglie Cristina ed i quattro figli, intorno alla bara, i suoi studenti, numerosi e commossi. Un rapporto speciale, quello che Santori riusciva ad instaurare con la scuola e gli alunni, un rimpianto vero per la sua scomparsa. Al termine della cerimonia, in due hanno preso la parola, Cesare Catà, allievo, pupillo, amico di Santori, e l'ex sindaco Giovanni Martinelli.

Quelli che seguono sono alcuni pensieri, proprio da parte di Cesare Catà, scritti dopo la morte del professore, poeta, organizzatore di eventi ed ex assessore. 

Mi sento impaurito e distrutto, confuso e arrabbiato. Di solito, quando stavo così, andavo a parlare con lui, perché Antonio sapeva trasmetterti una forza incredibile, che non saprei spiegare. All'improvviso mi sento solo. Abbiamo ragionato insieme, all'infinito, delle cose della vita, dell'amore, della letteratura, la politica.  A volte ci sembrava di combattere contro il mondo intero, che spesso ci faceva schifo. E abbiamo sempre pensato in grande, perché niente (lui me lo ha insegnato) è impossibile se un uomo ci spende la passione e la ragione. Adesso, senza di lui, mi sento molto più debole e molto meno intelligente. E il vuoto che mi sento dentro l'anima è lo stesso che lui ha lasciato nel mondo della cultura e nel nostro territorio. Un territorio che lui amava visceralmente, e che talvolta non è stato capace di ricambiarlo.

Antonio Santori è uno dei più grandi poeti italiani del secondo Novecento. E' stato un uomo di cultura instancabile, attivo, in grado di organizzare eventi culturali e rendere contagiosa la filosofia. Era il contrario dei tanti intellettuali idioti, chiusi nelle loro torri d'avorio. Era un uomo immerso nell'amore per la realtà, per la vita, fino alla fine. E' stato un uomo di grande coraggio, e dalla mente geniale.

E' stato un insegnante straordinario, amante del suo lavoro, cosa che i suoi alunni hanno sempre capito amandolo profondamente. Mi ha insegnato che insegnare è la cosa più nobile che un uomo possa fare. E nessuno come lui riusciva a coniugare conoscenza e comunicatività.

L'ho incontrato per la prima volta dieci anni fa. Entrai nel Laboratorio di Poesia che lui teneva a Sant'Elpidio, e lo sentì parlare di letteratura, in un modo che illuminò la mia esistenza. Da allora ci siamo sentiti quasi quotidianamente. Costantemente.

Negli ultimi giorni, quando sapeva già della sua malattia, mi ripeteva una frase. "Cristo è dentro la realtà"; "Cristo è dentro la realtà, Cesare, te lo dico da un punto di vista razionale". Parlava di come l'Italia e la sua cultura andassero riformate, parlava di filosofia e della politica per la nuova provincia di Fermo, dell'ultimo libro di Scruton, degli eventi che avremmo potuto organizzare, parlava del fatto che il Cristianesimo era in pericolo, e andava salvato,  parlava di San Riccardo Pampuri, di cui era devoto. Io l'ho ascoltavo come sempre, come tutti: prendendo da lui la forza di luce che emanava. E mi sembrava indistruttibile, mentre discutevamo delle tante cose da fare ancora insieme.

E' stato la persona più vitale che abbia mai conosciuto. Un uomo raro, un maestro vero. Il vuoto che mi ha lasciato dentro, e che ha lasciato nelle vite di tutti noi, non potrà mai essere riempito. "Ti abbraccio nella luce del bene", mi ha scritto nel suo ultimo sms più o meno una settimana fa.  La sua fede salda e inquieta in Cristo era qualcosa di straordinario. Non voleva andarsene. Era troppo forte il suo amore per la vita, troppo estremo l'affetto per la sua famiglia, troppo il da farsi, ancora. Eppure - lo so - si è addormentato nella certezza della Resurrezione nella casa del Padre. Senza saperlo, ne parlava nel suo ultimo, bellissimo libro.

Niente, di ciò che ha scritto e di ciò che fatto, dovrà andare perduto. Il suo cammino dovrà essere proseguito con coraggio, prendendo Antonio Santori come un esempio altissimo. Di certo lui, scostandomi il male dal cuore con uno sguardo, mi direbbe di cercare di capire che la sua presenza è dentro la sua assenza, al di là di tutto il dolore di questa tragedia. Lui è stato il mio maestro, il mio mentore, il mio amico. In realtà io non ho più parole, solo uno sconforto senza fine. Ripensando alla sua forza, affido al Padre le mie preghiere, e cerco dentro di me il coraggio di seguire il suo cammino. Per essere ancora con lui. E con lui siano i tantissimi che lo hanno amato. Ancora e per sempre.

31/08/2007





        
  



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