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I veicoli a due ruote a motore sono il vero anello debole della sicurezza stradale

Forlì | Con un parco pari al 20% di mezzi e una mobilità corrispondente appena al 3,5% del totale, in Italia si conta il 26% delle vittime fra moto e ciclomotori, con punte del 50/60% nei fine settimana. Siamo al primo posto in Europa.

Nello precedente fine settimana gli incidenti mortali che coinvolsero veicoli a due ruote furono 18 su un totale di 29 rilevati dalla Polizia Stradale e dai Carabinieri, pari al 62%, questo fine settimana sono stati 16 pari al 61%. la conferma di una situazione a dir poco allarmante.

E' bene ricordare che i ciclomotori e motocicli sono circa 9/10 milioni, pari al 20% del parco veicoli totale. L'Italia è al primo posto nell' Europa dove il parco conta circa 33 milioni di veicoli a due ruote a motore.

La mobilità su due ruote a motore costituisce il 3,5% della mobilità su terra (Viaggiatori X km), che anche se nettamente superiore alla media europea che si ferma al 2,4%, è minima rispetto al quadro complessivo degli spostamenti.
Eppure questa mobilità nel 2005 (ultimi dati disponibili) ha causato il 26% delle vittime della strada rispetto alla media europea del 21%.

L'Italia nel 1994 era al 3° posto come numero di vittime in Europa (19% del totale), dal 2003 è al primo posto con 1.441 vittime (24%), che diventano 1.474 nel 2004 (26%) e 1.404 nel 2005 (26%).
Si calcola che con l'attuale trend nel 2010 le vittime in incidenti con veicoli a 2 ruote toccheranno quota 30% in Europa (dati Consulta Nazionale per la sicurezza stradale).

Secondo l'Asaps non è azzardato ritenere che in Italia le vittime nel 2010 sfioreranno il 40%. Già oggi negli incidenti del fine settimana è stata toccata questa soglia percentuale.
Gli incidenti a carico delle due ruote a motore si localizzano in prevalenza nelle aree urbane col 52% dei morti e l'88% dei feriti.

Le cause sono note. Un parco mezzi in espansione, un ritorno alle due ruote di conducenti non più giovanissimi per esigenze di mobilità nelle grandi città, potenza esagerata della classe motocicli (molti modelli arrivano a 130 km/h in prima marcia, vanno da 0 a 100 in 3 secondi, raggiongono velocità di 270/300 km/h), infrastrutture stradali che per la loro scarsa manutenzione, (in particolare del fondo stradale e per i taglienti guard rail nelle vie di fuga) e carenza nella segnaletica, non permettono errori che spesso si rivelano fatali.

Accettazione di una soglia elevata del fattore di rischio.
In sostanza, come afferma la Consulta Nazionale per la sicurezza stradale, "il comparto delle due ruote a motore si è dimostrato scarsamente reattivo a politiche generali di sicurezza stradale", a questo si devono aggiungere la distrazione (cellulari, età, ecc.) e la superficialità di molti automobilisti.

Su questi aspetti a parere di Asaps si deve intervenire con una puntuale ed efficace informazione ed educazione a partire dal rilascio del patentino e con un rafforzamento dell'azione delle agenzie di controllo.
La strage stradale nel segmento delle due ruote deve essere fermata. Chi non ne vuole parlare, chi ha il dovere di intervenire con l'adozione di misure idonee e non lo fa, rischia di essere complice di questa tragedia quotidiana che porta via troppe vite, molte delle quali sotto i 30 anni.

11/09/2007





        
  



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