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Grace Kelly a 25 anni dalla morte

San Benedetto del Tronto | La morte fu l'epilogo di un incidente d'auto avvenuto il giorno precedente poco prima delle 10 del mattino.

di Felice Di Maro

Grace Kelly

Erano le 23,45 del 14 settembre del 1982 quando Telemontecarlo annunciò al mondo la morte di Grace Kelly, attrice e Principessa di Monaco, moglie del Principe ereditario Ranieri III. La morte fu l'epilogo di un incidente d'auto avvenuto il giorno precedente poco prima delle 10 del mattino. L'auto, una Rover 3500, precipitò in una curva tra la Turbie e Monaco da un ripido pendio. Da allora il mondo non l'ha mai dimenticata. La sua storia personale a 25 anni dalla morte interessa ancora perché è stata una storia unica di una donna che ha saputo scegliere liberamente la sua vita.

L'impegno della Principessa Grace nelle varie azioni umanitarie è noto. Recentemente una mostra a Montecarlo e un libro (1) stanno riproponendo i tratti poco noti della sua vita ed anche l'insieme dei valori umani che non solo come Principessa di Monaco ma anche per alcuni ruoli svolti da attrice stanno coinvolgendo con un interesse veramente inaspettato giovani e meno giovani.

Recentemente Emanuela Del Zompo ha ricostruito il quadro dell'evento della sua morte (op.cit. in nota pp.81-86) ed ha ricostruito le tensioni ideologiche ed il quadro dell'immaginario collettivo che hanno animato una interpretazione di una tradizione, quella della "maledizione della Rocca" che si era riproposta dopo la morte di Grace.

Ecco il testo: "Dopo il fatale incidente si ripeteva che sulla Rocca aleggiava una maledizione. Grace conosceva la maledizione e qualche volta diventava malinconica e piena di mistero come se percepisse uno strano destino. Si racconta che uno degli antenati dei Grimaldi amò con la forza una giovane donna, la quale morente lanciò una maledizione sulla rocca. Nessuno dei futuri principi avrebbe avuto matrimonio felice e gravi perdite nella famiglia avrebbero creato dolore ai Signori di Monaco. La maledizione a questo punto sembrava essersi avverata, se di maledizione si può parlare". Proprio per quest'ultima "se di maledizione si può parlare" cercherò di offrire dei materiali di riflessione. Si ringrazia Emanuela Del Zompo per la disponibilità a discutere alcune parti durante la redazione di quest'articolo.

La maledizione della Rocca, così come viene raccontata naturalmente non è assolutamente in relazione con l'incidente stradale che causò la morte di Grace. In quest'articolo cercherò di dare una interpretazione odierna delle tensioni facendo naturalmente astrazione anche delle polemiche che si ebbero dopo la morte di Grace che non doveva essere al volante, ma invito a leggere le pagine di Emanuela Del Zompo (op.cit.).

La tradizione della maledizione della Rocca segnala un episodio di un amore realizzato con"forza". Ora se quella "giovane donna" ha dovuto amare l'antenato dei Grimaldi per "forza" vuol dire che comunque è stata vittima di una violenza, oggi si parlerebbe di strupo. Che si sia trattato di una violenza è sicuro in quanto la morte è stato il triste epilogo. La violenza non sarà stata solo fisica e certamente avrà segnato nell'animo quella donna tanto da creare in lei un trauma irreversibile.

Siamo di certo in presenza di un qualcosa che nel medioevo ma anche dopo avveniva sistematicamente, e ovviamente anche prima. Ma se questa violenza è stata fino ad oggi ricordata con così tanto vigore e tale da restare impressa nella memoria storica collettiva è pensabile che non si sia trattato solo di un episodio isolato ma di una pratica costante. Poi, in seguito, la condanna pubblica e probabilmente da parte della chiesa ma anche da parte dei circoli culturali del tempo avrà fatto alimentare le tensioni di una condanna di tipo morale in quanto all'epoca lo stato di diritto non esisteva.

Oggi se una ragazza viene amata con la forza e il violentatore viene denunciato, questo viene punito dalla legge. Siamo in presenza di un reato penale. E questo è lo stato di diritto oggi che siamo in una società di liberi e di uguali. Nei secoli passati le cose non stavano in questo modo. Il possedere una donna da parte di un signore del castello o di un principe era una normale pratica. La ragazza veniva scelta più o meno come in un pollaio si sceglie una gallina per l'arrosto. Ma perché avveniva in questo modo una cosa che nel mondo contemporaneo ripeto è condannata a tutti i livelli?

Si tenga conto che al di là delle istituzioni. Noi oggi in Italia abbiamo la Repubblica e in Europa sono costituiti sistemi che comunque riconoscono che la sovranità appartiene al popolo che la esercita con libere elezioni dei governanti. Nei secoli passati la sovranità era del signore ed il popolo non era costituito da un insieme di cittadini ma da un insieme di sudditi che non avevano diritto al voto. In pratica il "diritto" non esisteva e l'essere umano era una proprietà del signore. E quindi mentre gli uomini dovevano lavorare e partecipare alle guerre le donne avevano una funzione naturale di servire il signore del momento anche se magari erano spose o promesse tali. Naturalmente gli uomini in generale si uniformavano al modello del signore in quanto la tolleranza imperava e permetteva che anche per loro certe pratiche fossero di routine. Nella pratica però gli uomini dovevano a volte anche accettare passivamente che la propria amata fosse una scelta del momento da parte del signore.

La storia è fatta di periodi oscuri e meno oscuri. In uno dei periodi meno oscuri la riflessione collettiva e la conseguente condanna morale ha fatto evolvere un sentimento collettivo contro magari l'ennesimo episodio di violenza. Una cosa è assistere passivamente a ciò che succede senza reagire e altra cosa è invece avere un ruolo attivo anche se non cambia quasi niente, e nell'immediato s'intende perché quando si fanno azioni, qualunque esse siano è quasi certo che queste quanto meno verranno ricordate. Ecco in parte spiegato il ricordo della tradizione.

Ma perché in generale l'uomo nel mondo antico verso la donna ha comunque un atteggiamento di violenza e non di amore condiviso? Le ragioni sono varie. Certamente vanno distinte le figure di uomini di cultura da quelle dei violentatori d'ordine. La componente fondamentale è che il sesso e nello specifico il rapporto sessuale dopo secoli di emancipazione collettiva è nella sfera del rapporto uomo-donna una componente, importante quanto si voglia, ma pur sempre solo e comunque una componente.

Oggi siamo nel 2007 e non esiste che l'uomo debba conquistare una donna anche perché questa non è più disponibile ad essere conquistata ma vuole essere attratta da attenzioni progressive a vario livello. Nelle relazioni con l'uomo vuole vivere un sogno-realtà dove la forza dei sentimenti si deve continuamente confondere con le emozioni. Nel caso in esame le emozioni sono da intendersi come un qualcosa che le ponga in sospensione tra il sensibile della realtà e la metafisica dell'essere. L'essere è il nostro "non io" che è sempre in ciascuno di noi e non si accontenta mai in quanto vuole sempre raggiungere nuovi equilibri.

Niente è certo. Niente è definitivo. Personalmente preferisco questa continua ricerca del mio "non io", ricerca che procura sistematicamente dispiaceri in funzione dei mancati approcci e fallimenti che sono oggi strutturali in funzione delle mie aspettative (ovviamente la condizione di uomo è personalizzata in quest'articolo ma interpreta ragioni del genere maschile oggi non generali ma diffuse) ad una situazione di conquista definitiva e quindi per sempre che seppellisce l'amore tra uomo e donna troppo spesso in una tomba.

Il nostro uomo di oggi deve saper stupire una donna con una serie di variabili che dipendono dall'ambiente di riferimento e dalla cultura potenziale della donna ed anche si voglia o no dalle condizioni economiche che sono sempre da considerarsi delle variabili non indipendenti. Sia chiaro queste pesano come un macigno. Ma non è detto che un macigno non possa essere mai rimosso.

Grace Kelly diventava "malinconica" quando si parlava della maledizione della Rocca come ci informa Emanuela Del Zompo forse perché sapeva che i processi sociali di emancipazione nel mondo moderno non si erano compiuti come noi oggi li cogliamo (è una ipotesi di ricerca di un aspetto dei suoi tratti biografici).

La manipolazioni delle menti ad esempio con il mito del principe azzurro se da un lato ha rappresento una carica positiva per la condizione della donna, dall'altro ha fatto assumere nel tempo un comportamento idealizzante da parte della donna che pone l'uomo in un continuo sbilanciamento. Sbilanciamento che è emotivo prima di tutto ma poi è proprio sociale in quanto a volte diventa di impossibilità proprio a competere anche perché le condizioni economiche non migliorano per tutti nel mondo contemporaneo. Lo sbilanciamento può diventare anche una componente delle azioni in generale di violenza che comunque non hanno e non debbono avere di certo alcuna tolleranza.

L'universo femminile è bello perché è vario. Una ti dice no ma altre dieci sono disponibili. Ma attenzione è questione di accettare sempre il fallimento di un amore non corrisposto. Capitalizzare continuamente i propri fallimenti porta prima poi a raggiungere l'equilibrio desiderato in quanto la donna prima o poi deve fare le sue scelte.

Finisce quì quest'articolo dedicato all'anniversario della morte di Grace Kelly. Mi è sembrato opportuno non fare una rievocazione fine a se stessa ma agitare una problematica certo sommersa ma non certo di minore importanza che spero sia di interesse per i lettori.

(1) Emanuela Del Zompo, "GRACE. L'indimenticabile Signora e Principessa di Monaco Storia di un regno umanitario" 2007.

12/09/2007





        
  



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