Chi ha paura di Giuseppe Grillo in arte Beppe?
San Benedetto del Tronto | La paura agita un fantasma: quello del qualunquismo, dell'estremismo contro lo stato e la politica istituzionale, dettato da un umore aggressivo e non riconducibile a proposte concrete di riforme.
di Renato Novelli
Il comico genovese Beppe Grillo
La paura agita un fantasma: quello del qualunquismo, dell'estremismo contro lo stato e la politica istituzionale, dettato da un umore aggressivo e non riconducibile a proposte concrete di riforme.
Il qualunquismo vincente è sempre stato seguito dall'affermazione di regimi o dirigenti autoritari e carismatici. Che, per la cronaca hanno sempre prodotto disastri politici. Come ha scritto la scorsa domenica sul Sole 24 Ore, Carlo Carboni, questo non è il caso nostro. Il qualunquismo non abita nella nostra società, come non vi abita più, la sua nemica intransigente: una democrazia quotidiana, aperta e strutturata, all'altezza della complessità della cittadinanza di una società post - industriale. Il cittadino Giuseppe Grillo, spesso, quando diventa Beppe, usa toni aggressivi e qualunquista sicuramente è il motto va a fa nculo day che ha presieduto alla mobilitazione.
Ma il cittadino Giuseppe Grillo tocca corde sentite da tutti, da chi, come noi di sinistra, gioca da un anno in difesa, sperando che il governo, come la gloriosa, catenacciara Inter di Herrera, trovi la via dell'efficacia con un rovesciamento di fronte e da chi, di destra, gioca all'aggressiva sconsolata affermazione che il governo attuale è uguale per mancanza di efficacia, anzi peggio della compagine berlusconiana.
Che è come dire che non si salva nessuno. Ci sono nella società europea e internazionale, gruppi numerosi di cittadini che stanno dalla parte dell'antipolitica, ma hanno tutte le facoltà e chances di trasformarla in una critica della politica. Gruppi sociali impoveriti e/o discriminati, insieme ad altri gruppi, in parte trasversali alle stratificazioni economiche e sociali, che fanno riferimento forte a valori base, non ideologici, tradotti in stili di vita e scelte di comportamenti. Il modo di fare la spesa è un atteggiamento politico - selettivo importante (o forse più indicativo) quanto il voto e consumi come la casa e il vestire, sono dettati oltre che dal portafoglio, dall'importanza e dal significato che il cittadino - consumatore attribuisce a quella spesa.
Sono questi cittadini che hanno decretato, nella scorsa legislatura con quattro anni di pronunciamenti elettorali e le primarie per Prodi, la crisi della proposta politica di "Berlusconi and friends." Io punterei tutto su questi gruppi.
Le intemperanze dell'antipolitica possono essere sciolte, se la giusta critica della falsa leggerezza insostenibile della politica post tangentopoli, ha il coraggio di dare voce ai cittadini. Perché non è facile per un cittadino trovare il microfono e il pubblico giusto. Allora.... Una un'autoriduzione delle spese e dei compensi è il primo passo, una autoriforma della società politica è il secondo, rivolti ad un popolo di cittadini responsabili e radicali che trovano il coraggio di passare dal mugugno al discorso aperto e di formulare proposte.
Altro che pericolo di deriva qualunquista ! Una mutazione genetica della democrazia attuale verso un modello di fibre e sensori democratici di uso quotidiano. I libri si vendevano nelle librerie ed il libro era un bene ricercato e costoso, poi i giornali lo hanno reso scontato e quotidiano. Ora vanno bene le librerie con i libri veri e propri e vanno bene i gadget dei periodici. Si può anche far funzionare le elezioni periodiche investendole con il vento tranquillo e sicuro di più e diversa democrazia nella società. Basta lavorarci con onestà.
Renato Novelli
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09/09/2007
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