Chiude l'Arena: crollo dell' agro-industria picena
Grottammare | Il caso Arena sommato agli altri ha causato, nel breve arco di cinque anni, la perdita di almeno quattrocento milioni di euro di fatturato e seicento posti di lavoro altamente qualificati.
di Nazzareno Torquati
La chiusura di uno stabilimento storico quale quello di Grottammare , ex Euroittica oggi Arena, fa il seguito a quello che ormai possiamo definire un crollo dell' agro-industria picena.
Il caso Arena sommato agli altri ha causato, nel breve arco di cinque anni, la perdita di almeno quattrocento milioni di euro di fatturato e seicento posti di lavoro altamente qualificati.
Numeri solo parzialmente ridotti grazie alle nuove iniziative industriali, sorte dalle ceneri delle precedenti imprese, che oggi si muovono nella grande difficoltà di un mercato sempre più competitivo e senza il supporto finanziario e politico adeguato.
Parliamo di professionalità industriali globalizzate, in gran parte autoctone, che si sono poste e continuano a porsi in un livello organizzativo superiore che trova pochi riscontri nel comprensorio sambenedettese, legato come è ad imprese artigiane di piccole e piccolissime dimensioni disarticolate fra di loro, che non riescono a creare una massa critica necessaria ad una politica di sviluppo su larga scala.
Oggi più che mai si rende necessario un intervento dalla parte politica e sindacale per l' individuazione di una strategia di ripresa e sviluppo dell' agro-industria con il massiccio utilizzo dei fondi comunitari in via di erogazione.
Strategia che necessariamente deve essere convenuta con i protagonisti delle imprese, che conoscono con estrema precisione le loro esigenze e le loro debolezze, e non con consulenti esterni che poi preparano piani inattuabili e teorici.
Nonostante ripetuti appelli lanciati agli amministratori pubblici della Provincia e dei Comuni niente è stato fatto e niente si continua a fare se non ad assistere ai funerali delle imprese.
Il settore agroindustriale continua a tirare e gran parte delle crisi aziendali sono state dovute alla loro mancata capacità di sostenere i grandi investimenti effettuati, in strutture ed impianti, per tenere il passo ad una concorrenza che dispone di notevoli appoggi politici e finanziamenti pubblici.
I vari responsabili aziendali dell' agro-industria locale hanno idee e programmi di sviluppo ben definiti e in più occasioni sono state presentate ai politici locali che per incapacità o non comprensione della tematica hanno preferito fare orecchie da mercanti,
Sostegno finanziario, razionalizzazione del sistema con la creazione di holding, incremento delle produzioni primarie, politica del marchio di area, riqualificazione professionale, fondazione universitaria di supporto alla ricerca, all' innovazione ed allo spin-off , implementazione di nuove imprese giovanili, osservatorio socio-economico settoriale, sono tutte idee rappresentate che non hanno trovato nessun credito politico.
Eppure ci sono tutti i presupposti per la rinascita e l' affermazione su scala nazionale e mondiale della nostra agro-industria.
Necessita solo una maggiore attenzione al settore ed umiltà da parte dei politici oggi in carica.
Il caso Arena sommato agli altri ha causato, nel breve arco di cinque anni, la perdita di almeno quattrocento milioni di euro di fatturato e seicento posti di lavoro altamente qualificati.
Numeri solo parzialmente ridotti grazie alle nuove iniziative industriali, sorte dalle ceneri delle precedenti imprese, che oggi si muovono nella grande difficoltà di un mercato sempre più competitivo e senza il supporto finanziario e politico adeguato.
Parliamo di professionalità industriali globalizzate, in gran parte autoctone, che si sono poste e continuano a porsi in un livello organizzativo superiore che trova pochi riscontri nel comprensorio sambenedettese, legato come è ad imprese artigiane di piccole e piccolissime dimensioni disarticolate fra di loro, che non riescono a creare una massa critica necessaria ad una politica di sviluppo su larga scala.
Oggi più che mai si rende necessario un intervento dalla parte politica e sindacale per l' individuazione di una strategia di ripresa e sviluppo dell' agro-industria con il massiccio utilizzo dei fondi comunitari in via di erogazione.
Strategia che necessariamente deve essere convenuta con i protagonisti delle imprese, che conoscono con estrema precisione le loro esigenze e le loro debolezze, e non con consulenti esterni che poi preparano piani inattuabili e teorici.
Nonostante ripetuti appelli lanciati agli amministratori pubblici della Provincia e dei Comuni niente è stato fatto e niente si continua a fare se non ad assistere ai funerali delle imprese.
Il settore agroindustriale continua a tirare e gran parte delle crisi aziendali sono state dovute alla loro mancata capacità di sostenere i grandi investimenti effettuati, in strutture ed impianti, per tenere il passo ad una concorrenza che dispone di notevoli appoggi politici e finanziamenti pubblici.
I vari responsabili aziendali dell' agro-industria locale hanno idee e programmi di sviluppo ben definiti e in più occasioni sono state presentate ai politici locali che per incapacità o non comprensione della tematica hanno preferito fare orecchie da mercanti,
Sostegno finanziario, razionalizzazione del sistema con la creazione di holding, incremento delle produzioni primarie, politica del marchio di area, riqualificazione professionale, fondazione universitaria di supporto alla ricerca, all' innovazione ed allo spin-off , implementazione di nuove imprese giovanili, osservatorio socio-economico settoriale, sono tutte idee rappresentate che non hanno trovato nessun credito politico.
Eppure ci sono tutti i presupposti per la rinascita e l' affermazione su scala nazionale e mondiale della nostra agro-industria.
Necessita solo una maggiore attenzione al settore ed umiltà da parte dei politici oggi in carica.
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12/10/2007
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