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Educazione, principio di autorità e identità

San Benedetto del Tronto | "Se non sappiamo da dove veniamo è molto difficile capire dove dobbiamo andare"

di Maria Teresa Rosini


Suscitano uguale scandalo presso l'opinione pubblica le notizie, speculari, su comportamenti scandalosi e sregolati di alunni dei vari ordini di scuola relativi ai più svariati ambiti della convivenza civile, e comportamenti sanzionatori posti in essere dagli insegnanti, questi ultimi spesso regolarmente denunciati dai genitori degli alunni, se non affrontati, per così dire, fisicamente, dagli stessi a dimostrazione di quanto, per costoro, le regole valgono altrettanto poco che per i loro figli.


L'atteggiamento del ministro Fioroni e le sue iniziative sembrano orientate nel senso di una maggiore attenzione nei confronti di questi fenomeni, fatti oggetto anche di normative restrittive e sanzionatorie per docenti e studenti.
Tutto ciò non fa che confermare quanto la questione educativa sia centrale nel nostro paese, ma anche come non vi sia certamente una lettura omogenea sia dei fenomeni sempre più allarmanti denunciati che delle soluzioni e delle iniziative atte a fronteggiarli.

Riemerge sempre, e anche in questo ambito, a mio avviso, il problema di quanto la società degli adulti sia formata al rispetto delle regole e degli altri e quello della legalità ( o illegalità) diffusa nella nostra società, che nelle sue manifestazioni collettive ( V-day, reality show, conflittualità politica, violenza di genere, razzismo ) finisce per essere "educante" o "diseducante" al pari della famiglia o della scuola.

In contesti familiari il rispetto delle norme e delle regole di convivenza fa riferimento in genere alla figura simbolica del padre.
Nel processo di crescita e nella naturale conflittualità generazionale esso rappresenta un principio di autorità, all'interno del quale può svilupparsi la negoziazione di nuove regole e nuovi valori da affermare nell'evoluzione delle relazioni interpersonali senza una negazione dei ruoli che finirebbe con l'incidere sulla costruzione dell'identità: non tutto ciò che un "padre" fa è giusto e meritevole di valore, ma confrontarsi con esso rende più forte e sicura l'identità e rende più chiari gli obiettivi da perseguire.

Si può crescere e cambiare a partire da ciò che si è e da ciò che è dato mentre è molto più difficile costruire una crescita senza una base identitaria definita, in una contestazione generalizzata e priva di obiettivi.

Chi si occupa di educazione in ambito scolastico viene spesso in contatto con realtà familiari in cui, per diversi motivi, la figura del "padre", intesa come riferimento di autorità, manca o è confusa. E' facile allora riscontrare un atteggiamento di costante evasione dalle regole, mancanza di rispetto di ogni realtà considerata coercitiva nei confronti della libera esplicazione dei propri istinti e delle proprie pulsioni di affermazione. Il genitore è a volte complice del figlio in questa specie di corsa autodistruttiva perché a sua volta non è stato educato in un principio di autorità da intendere non come autoritarismo oppressivo, ma banco di prova nella costruzione del sé.

Anche all'interno della società il principio di autorità fa riferimento all'identità sociale: lo stato e le leggi ne sono una proiezione. Non sono inamovibili e immodificabili, ma vanno rispettati per poter accedere al nuovo e al diverso e alla loro negoziazione. E' la pazienza e la costanza con cui si cerca di far valere le proprie ragioni e si perseguono i propri obiettivi, comunque nel rispetto degli altri e di un principio di autorità che garantisca tutti, che si costruisce l'identità di un individuo e anche di una nazione.

Spesso in assenza dei "padri" sono altre figure ad occuparne il posto: ambigue ed affascinanti esse praticano invece permissivismo e benevolenza, tendono a scardinare le regole, i loro veri obiettivi sono spesso occultati ai più e si riferiscono esclusivamente ad una affermazione personale dei propri desideri e impulsi di potere e onnipotenza, conseguiti attraverso atteggiamenti di irresponsabilità e giustificazione.
Predicano ed istigano ad una apparente e onnipotente libertà fatta di ribellismo e contestazione in tutte le direzioni all'interno della quale non c'è una vera crescita, non c'è identità, non c'è, quindi, futuro.

 

 

 

27/10/2007





        
  



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