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Le Marche, una regione patriottica

Ancona | Intervista al prof. Piccinini sulla mostra che si svolgerà a novembre nella provincia di Pesaro Urbino.

di Andrea Carnevali

Giuseppe Garibaldi

Con il 2 ottobre 1848 l'entusiasmo degli abitanti di Ancona fa sostituire la bandiera sarda con il tricolore, simbolo di italianità e di indipendenza dallo straniero. Nelle fila dei sostenitori si trovava il poeta Goffredo Mameli e che si sarebbe unito il 9 dicembre a Giuseppe Garibaldi.
Il grande personaggio avrebbe incontrato altri cittadini patrioti di Ancona come Filippo Barattani, Antonio Elia seguaci nelle lotto contro lo Stato della Chiesa e l'Austria.
La storia di Giuseppe Garibaldi - che viene ricordata nel bicentenario della nascita - è stata senz'altro una storia piene luce e ombre che nella mostra che si svolgerà a novembre nella provincia di Pesaro Urbino troverà la giusta dimensione nella scoperta di aspetti personali dell'uomo del Risorgimento.

Perché una mostra di fotografie, prof. Piccinini?
"Sul Risorgimento marchigiano dal titolo ‘I mille volti di Garibaldi: immagini garibaldine tra interpretazione artistica e realismo fotografico', allestita, tra novembre e dicembre, a Urbino, Pesaro e Fano. Lo scopo della mostra era quello di affiancare il Congresso internazionale di studi, tenutosi in Urbino dal 9 all'11 novembre prossimi sul tema ‘Garibaldi e i movimenti democratici internazionali', al quale hanno partecipato storici provenienti da dieci nazioni estere, primo momento di un colloquio che proseguirà nel marzo del 2008 all'Università di Columbus in South (USA) Carolina ed a settembre 2008 a Porto Alegre (Brasile)" .

Che cosa significa l'annessione al Regno d'Italia per la crescita culturale della regione?
"Nel caso dell'Università, la posizione di second'ordine nella quale s'era trovata relegata, insieme a Macerata, Fermo, Camerino e Perugia, a seguito delle riforme varate da Leone XII e dai suoi successori, riprese a crescere ed affermarsi, come Università provinciale, sovvenzionata dal Consiglio provinciale di Pesaro e Urbino. Furono in particolar modo potenziati gli studi scientifici di farmacia e veterinaria.
Per i centri costieri di Pesaro, Fano e Senigallia la partecipazione alla vita del nuovo Regno significò nuove opportunità per le attività portuali e maggior libertà d'azione. Anche l'azione politica e le attività culturali ripresero fiato dopo la decennale presenza militare austriaca, sempre pronta a reprimere con la forza qualsiasi tentativo di esperienza democratica a livello locale".

... e Pio IX ?
"Sull'atteggiamento assunto da Pio IX nei confronti della sua terra natale e della regione marchigiana in genere il dibattito storiografico è più che mai aperto. Sono solito ripetere, ormai da qualche tempo, che se nei maggiori centri costieri e in quelli dell'immediato entroterra delle Marche il pensiero anticlericale, laicale e il partito mazzininiano raccolsero ampi consensi, lo si dovette al fatto che tra il 1849 e il 1860 quelle terre furono sottoposte alla "tutela" militare degli Austriaci, i quali governarono "manu armata" senza alcun rispetto delle leggi e del governo di Pio IX. Inoltre non bisognerebbe mai dimenticare quanto negativamente influì sull'opinione pubblica la mancata concessione della grazia, da parte di Pio IX, in favore di Girolamo Simoncelli, amico del pontefice fin dall'infanzia, condannato alla pena capitale per colpe ancor non del tutto accertate nella loro consistenza".


Ma le sommosse contro lo Stato della Chiesa...
"Non andrebbero ignorate neppure le persecuzioni messe in atto da Pio IX contro quegli amministratori che ad Ancona, a Jesi, ad Arcevia e in altre località si erano messi a capo delle rivolte del giugno 1859. Troppa impressione fece la pronuncia della condanna a morte del Gonfaloniere di Ancona, Michele Fazioli, considerato tra i capi della rivolta cittadina. Eppure egli era stato decorato con le massime onorificenze della Santa Sede appena due anni prima, durante la visita di Pio IX ad Ancona. Lo stesso Fazioli dall'inizio di ottobre del 1860 e fino al 1865 sarà il primo Sindaco di Ancona italiana.
Al radicamento del laicismo marchigiano di fine ottocento e del primo novecento non poco contribuì il dibattito sviluppatosi attorno alla decisione dell'ultimo papa-re di approntare un esercito di volontari provenienti da tutta l'Europa cattolica, da inviare contro l'esercito piemontese".

E Giuseppe Garibaldi...
"Ha avuto grande seguito fin dal primo momento del suo rientro in Italia, dopo l'avventura sudamericana, nel 1847. Giocò a suo favore la rete degli associati alla "Giovane Italia" creata da Mazzini Una generazione di ventenni e trentenni pronti a seguire l'Eroe dei due Mondi da ogni centro della regione.
Il tempo ha fortemente sbiadito il ricordo dei fedeli di Garibaldi nelle Marche e oggi pochi ricordano il sacrificio dell'anconetano Antonio Elia, fucilato dagli austriaci con l'accusa di tradimento, il padre di Augusto che a Calatafimi salvò la vita a Garibaldi.
Credo che a distanza di tanto tempo ancora non sia del tutto chiaro il numero degli anconetani che dal 1849 in poi seguirono prima Garibaldi in tutte le sue imprese, poi i figli Menotti e Ricciotti. Così è ancora da farsi un effettivo riscontro dei garibaldini provenienti dagli altri grandi e piccoli centri della regione".

I personaggi del Risorgimento marchigiano sono...
"...l'ascolano Candido Augusto Vecchi, il quale offrì ospitalità a Garibaldi nella sua villa presso lo scoglio di Quarto, prima della partenza per la Sicilia. Vecchi fu anche aiutante di campo di Garibaldi al Volturno il 7 settembre 1860 e al suo fianco fece ingresso a Napoli".


Ancona, dopo l'Unità d'Italia, perse importanza, mentre alle altre città delle Marche che cosa è successo?
" Mi sembra che sia giunto il tempo di smentire la falsa storia che Ancona sia decaduta economicamente e civilmente dopo l'Unità. Risponde solo ad una ottusa visione della storiografia di parte cattolica che preferisce indulgere nella proposta di una Ancona vista come città fiorente e in effervescente crescita fino al 1860, destinata poi a ripiegarsi su se stessa dopo la fine del governo pontificio.
Purtroppo manca un serio lavoro scientifico che ricostruisca la storia di Ancona pre e post unitaria. Mi permetto di richiamare un solo esempio: Ancona fra il 1860 e il 1866, ma anche oltre, diviene per il Regno d'Italia il più importante scalo marittimo dell'Adriatico. Se ci sarà declino ciò avverrà solo dopo l'annessione del Veneto e di Venezia. Ma quale concorrenza poteva esercitare sul mare la decaduta Venezia ? Chi sottrarrà mercati e traffici ad Ancona italiana sarà solo Trieste. Bisognerà attendere a lungo, però, prima che lo scalo triestino diventi uno scalo marittimo in grado di mettere in collegamento il bacino adriatico col la Mittleuropa".

 

Che cosa si potrà scoprire...
" La maggior parte dei visitatori hanno potuto cogliere la fisionomia di un Garibaldi diverso, il quale all'estero è l'esempio del gentiluomo, del nobiluomo, diverso dalle rappresentazioni del marinaio, del contadino, del condottiero ampiamente divulgate nella pur ricca pubblicistica nazionale".

07/11/2007





        
  



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