I Giganti della Montagna al Teatro della Fortuna
Fano | Secondo appuntamento con il mito incompiuto di Luigi Pirandello, con un finale di Franco Scaldati che apre le porte a scenari attualissimi.
di Adamo Campanelli

I Giganti della Montagna
Tra i personaggi e gli interpreti Sandro Lombardi (Crotone), Iaia Forte (Ilse), Silvio Castiglioni (Il Conte), Debora Zuin (Diamante), Massimo Verdastro (Cromo), Ciro Masella (Spizzi), Roberto Corradino (Battaglia), Alessandro Schiavo (Quacquèo), Aleksandar Karlic (Duccio Doccia), Mario D'Amburgo (La Sgricia), Andrea Carabelli (Milordino), Clara Galante (Mara-Mara). Costumi Giovanna Buzzi, luci Gianni Pollini, Scene, Pier Paolo Bisleri, Regia Federico Tiezzi, finale ad opera di Franco Scaldati.
Lo spettacolo si caratterizza per la sua complessità che lascia spazio a riflessioni reali ed oniriche. I Giganti e Ilse sono destinati a scontrarsi, e il popolo "omologato" a cui lo spettacolo viene destinato, a sbranare gli attori.
In mezzo al conflitto si erge la figura magica di Cotrone; a lui e al suo pensiero "per immagini" si chiede forse una risposta alla crisi del teatro: il teatro è per coloro che sono disposti a contemplare i misteri del presente, le trasformazioni della realtà e della società.
"I Giganti della Montagna" affonda le mani in alcuni interrogativi: cos'è l'arte? Quale è il linguaggio che può più di ogni altro combattere l'omologazione e scardinarla? Il cinema, il teatro, la televisione? E qual è il ruolo dell'arte in una società che ha dimenticato la classicità, l'antichità, la polis e soprattutto l'arte della comunicazione teatrale?
Ponendosi queste domande, Pirandello lascia aperto lo spazio a risposte che lo spettatore dovrà trovare da solo. Infatti non tutto si è concluso sulla scena, e noi spettatori, abbandonato il teatro, continuiamo a discutere dentro di noi per sapere qual è la verità.
La verità di Cotrone è quella secondo cui la salvezza è nel fluire delle immagini; secondo Ilse la salvezza è invece nella sacralità della poesia.
E se avessero ragione i mostruosi Giganti dediti, secondo le parole di Cotrone, all'esercizio della forza in un mondo lacerato e in crisi ma non privo di opportunità?
Proprio nel conflitto tra questi tre diversi ordini in contraddizione nasce la magia e l'attualità di questo testo.
Lo spettacolo lo racconta utilizzando una fusione di linguaggi: recitazione, musica, arte visiva, cinema, danza.
I "Giganti" siamo noi, con le disillusioni, il cinismo, la crudeltà che il nostro tempo ci impone e a cui non sappiamo sottrarci.
"Bisogna essere come i bambini- recita Crotone in un momento del suo monologo-che prima giocano e poi ci credono".
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23/12/2007











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