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Emergenza idrica. Il sindaco di Maltignano dice la sua

Ascoli Piceno | Con una lettera al direttore, Armando Falcioni interviene sulla questione scottante che coinvolge il territorio Piceno per i danni alle rete acquedottistica.

Armando Falcioni, sindaco di Maltignano (AP)

Pubblichiamo di seguito il testo integrale della lettera idirizzata al direttore firmata dal sindaco di Maltignano, in provincia di ascoli piceno, Armando Falcioni.
Il Primo cittadino interviene sulla situazione critica causata dall'emergenza dovuta alla rottura a Tallacano dell'Acquedotto del Pescara.


"Egregio direttore,
sarà che in questi giorni sono stato colpito dalla sindrome del naufrago al quale, nel pèlago, anche un infima tavoletta di legno viene vista come ancora di salvezza, ma nel contesto della grave crisi idrica anche un piccolo aiuto o un comunicato l'ho valutato come un servigio alla comunità.

Per questo non mi aggiungo a chi ora ha stilato, forse con un po' di fretta, la lista dei buoni ed i cattivi, di chi è meritevole di essere collocato dietro la lavagna e di chi merita il bacio accademico.
Primo perché non mi permetto di giudicare , adesso, senza prove alla mano, eventuali responsabilità di chi ora gestisce il sistema idrico, se le colpe vanno addossate a chi ha preceduto questa amministrazione consortile, visto che le strutture vanno avanti così da anni, se all'ambito territoriale, se alla protezione civile, se agli organi di governo o ad altri come molti si sono alternati a fare.

Visto che mi sento un naufrago,in questo momento, non ho sentito questo abbandono che molti lamentano e quindi chi ci ha assistito ( quelli che ho citato sopra) in questa fase delicata, che comunque perdura, mi sento di ringraziarli.
Secondo, perché non ho avuto tempo di pensarci molto.
Perché, come tutti i colleghi, nessuno escluso, coinvolti in questa delicata situazione, dal sindaco di Ascoli Piceno al comune meno popolato, siamo stati tutti fagocitati dalla gestione della crisi idrica. Chi alle riunioni tecniche, chi alle prese con la distribuzione di acqua, chi in giro con gli altoparlanti, chi a verificare chi era a secco, soprattutto le fasce deboli, chi a distribuire volantini.

Questa grave situazione ha dimostrato come il vero riferimento politico del comune cittadino è l'amministratore comunale, è lui il vero interlocutore, piaccia o non piaccia. Ora è il primo tutore cui aggrapparsi per mancanza del bene primario che arriva a singhiozzo. Altre volte è la prima spalla cui appoggiarsi in caso di difficoltà,il primo confidente, è il primo campanello cui suonare, è il primo numero di telefono cui chiamare, è il primo incontro per sfogarsi, è il primo capro espiatorio da sacrificare.

Sanno dove abiti, quando parti, sanno quando ritorni, quando vai in vacanza, sanno dove lavori, conoscono quando vai a dormire; ora, con la crisi delle vocazioni ( purtroppo) e del ruolo delle parrocchie, il municipio, o spesso la tua casa, è il vero ombelico del territorio. Senza vittimismo, anzi; in fondo certe cariche l'abbiamo cercate non subite e certi servizi sono obblighi e non facoltà.

Questo non vuol essere una apologia dell'amministratore comunale o sostenere la sua infallibilità ( exusatio non petita, accusatio manifesta); è solo una ricerca della verità soprattutto in un momento di difficoltà come questo, quando, per un senso di dovere, di missione, ma anche per una predisposizione naturale, si fanno nottate, si toglie tempo al lavoro ( perché non è un lavoro a 480 Euro al mese di indennità), ai figli,ai divertimenti, alle passioni personali.

Altro che centri di potere o incancrenimento della democrazia come qualche attuale ministro, al quale farei caricare e distribuire un bancale di bottigliette per le vie pubbliche insieme alla protezione civile come abbiamo fatto noi amministratori piceni l'ultimo dell'anno, prima di profferir parola.

Ed in ultimo l'ammirazione per i nostri vice, gli assessori, i consiglieri che, con una misera indennità (nel nostro caso da 70 a 150 euro mensili) lavorano come i sindaci, talvolta di più, spesso in maniera oscura, con solo spirito di servizio, beccandosi le medesime critiche e senza avere almeno l'onore della prima fila o del taglio del nastro.

Quindi manteniamo la calma ed evitiamo questa guerra fratricida. Avremo tempo di verificare cosa è successo in un momento emotivamente più stabile. Adesso pensiamo, come abbiamo fatto fino ad ora, a portare l'acqua ai cittadini nella maniera più indolore possibile. Con una ultima provocazione.

Perché invece di raddoppiare le province non raddoppiamo quelle figure pubbliche che lavorano, caricano l'acqua,saltano i pasti, perdono il sonno e costano come i saldi di fine stagione?"

04/01/2008





        
  



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