Siamo terreno di guerra tra bande criminali?
San Benedetto del Tronto | I crimini degli ultimi giorni hanno fatto scattare l'allarme rosso sul fenomeno immigrazione e le compromissioni con attività illecite.
di Prometeo
Prima il ritrovamento ad Acquavia del corpo di un albanese dato alle fiamme dopo essere stato ucciso con un colpo di pistola, poi l'arresto per droga di quattro albanesi residenti a San Benedetto del Tronto, pongono il tema sicurezza in testa alla classifica dei problemi che destano più preoccupazione.
Poco più di un mese fa ho scritto un articolo intitolato "Immigrazione: fenomeno fuori controllo" in cui denunciavo la scarsa attenzione delle Istituzioni di fronte all'incredibile escalation di fenomeni criminosi legati a quell'universo di immigrati regolari e non che hanno di fatto proclamato come propria "patria" la vicina provincia di Teramo e sottolineavo quanto sarebbe sciocco non considerare il problema tra quelli meritevoli di essere posti nell'agenda politica dei nostri amministratori solo perché inteso come problema extra-regionale.
Attenderemo le indagini per conoscere il movente dell'efferato omicidio di Petric Keci, ma già sin d'ora circolano indiscrezioni sull'accaduto che configurerebbero il reato nell'ambito di un regolamento di conti tra bande compromesse in attività malavitose dedite allo sfruttamento della prostituzione proprio su quel palcoscenico abruzzese rappresentato dalla Strada provinciale "Bonifica".
Che tristezza accorgersi dei problemi quando è troppo tardi, come per i rifiuti in Campania, eppure accade non di rado. Così come i Verdi in Campania facevano strumentalmente i difensori dell'ambiente contro i termovalorizzatori, con gli extracomunitari clandestini sono in tanti a fare i "buonisti" sostenitori del principio che per loro non debbono esistere regole.
Basti guardare il commercio abusivo sulle nostre spiagge nel corso della stagione estiva, con il racket mafioso dei clandestini che hanno fortemente dato il proprio contributo nel mettere letteralmente in ginocchio l'economia locale.
Anche lì, come lungo la "Bonifica", ci sono i boss che assegnano gli spazi per le attività illecite, eppure nessun amministratore ha la sensibilità e la forza di affrontare la questione con decisione.
Sono tantissimi i casi di minacce, risse, ricatti, vendette che coinvolgono immigrati clandestini, ma pochissime le denunce.
La gente ha paura e la situazione sta sfuggendo di mano. Dice bene il Questore di Teramo quando sostiene che nell'ambito della sub-cultura criminale albanese esistono rapporti economici e di forza a noi estranei. E proprio per questo bisogna tenere la guardia ben alta per evitare che la nostra città divenga un terreno di scontro tra bande che fanno riferimento a codici di convivenza civile che non sono i nostri.
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07/02/2008
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