Disamina delle elezioni del 13 e 14 Aprile
San Benedetto del Tronto | "Se il popolo italiano è inquieto, non solo per la delinquenza importata, ma per il fatto in sé dell'immigrazione, è ora di capire, proprio per non arrendersi e giustificare i diffusi sentimenti di chiusura e di rigetto".
di Tonino Armata
In questo periodo post-elettorale tutti parlano di un risultato inatteso per definire il voto. In realtà la sorpresa è stata relativa. Chi conosceva le regole elettorali, si rendeva conto, assai più della grande parte della pubblica opinione, che aver negato gli apparentamenti, da parte dei grandi partiti, PD e PDL, avrebbe determinato la scomparsa dal Parlamento di quasi tutti i partiti minori.
Ha fatto scalpore un fatto (in ogni caso) grave come il disastro della "Sinistra Arcobaleno", ma a ben vedere, anche Casini si è salvato per il rotto della cuffia e per il discusso serbatoio siciliano. Tutti gli altri fuori.
Il PD non va "malaccio", ma il suo enorme sforzo di rinnovamento e di mobilitazione non gli ha consentito di ribaltare la situazione.
Oggi molti dichiarano di essere sorpresi dal successo del Cavaliere, sostenuto come si è visto dal trionfo della Lega e dall'avanzare dell'autonomismo siciliano e sudista.
Ma i temi di cui si è veramente discusso, tra la gente, fuori dai palazzi, nei bar, negli autobus sono stati l'antipolitica, il rancore verso gli stranieri, la paura della criminalità, la sfiducia verso il sindacato, considerato incapace di garantire un recupero salariale e infine un meno diffuso, ma presente antieuropeismo, a causa del raddoppio dei prezzi post euro.
Questi gli argomenti di "orientamento", e solo questi! Nessuno portava a sinistra o verso il centrosinistra. Tutti portavano verso l'opposto: verso partiti caratterizzati dalla volontà di soffiare sul fuoco delle paure. E poi ha pesato un'ingiusta ma diffusa opinione negativa sul Governo Prodi, considerato in ogni modo lontano dal comprendere le preoccupazioni della gente.
Veltroni ha lavorato molto e bene. Tuttavia dopo un ottimo esordio, via via che si andavano snocciolando i giorni e gli episodi della campagna elettorale, è apparsa l'impossibilità di prevalere e la campagna del PD si è fatta meno chiara. Si è cominciato a parlare, un po' confusamente, di pareggio al Senato e d'ingovernabilità. Non ha giovato, per nulla.
E adesso, che fare? C'è chi, come autorevoli voci del maggior quotidiano nazionale, dichiara di aver capito già tutto e c'intima di non preoccuparci. Il sistema politico è finalmente anglosassone! La moderna Italia ha un nuovo inizio, una nuova "partenza".
Peccato che i "Britanni" al governo sono i bardi dell'eroico stalliere, statisti alla Caldaroli o alla Lombardo, teorici della società delle corporazioni come il redivivo Tremonti.
E poi c'è sempre lui: il Cavaliere, gatto delle sette vite. stato giusto evitare ogni rissa verbale, parlare di sé stessi e non delle sue malefatte.
Ma ora bisogna fare un'opposizione che eviti rabbia e precipitazione ma sia netta e parli al paese. Lui di qua, noi di la'. Punto. Bisogna ragionare alla svelta, confermare ciò che di buono il PD ha cominciato a fare: modernizzazioni, primarie, capacità di parlare con tutti. E tuttavia, con altrettanta forza, occorre saper sterzare, e con urgenza.
Non so se bisogna tornare ad essere un po' più di sinistra. Oppure, per dir così, un po' più aggressivi. Certamente bisogna diventare più "popolari".
Propongo due esempi per rendere più leggibile la proposta.
Due esempi, solo apparentemente opposti.
Il primo: se il popolo italiano è inquieto, non solo per la delinquenza importata, ma per il fatto in sé dell'immigrazione, è ora di capire, proprio per non arrendersi e giustificare i diffusi sentimenti di chiusura e di rigetto. Quando l'immigrazione comporta, in ogni città, una presenza a due cifre nella percentuale degli abitanti di molte nazionalità, talvolta di tradizioni culturali opposte, ebbene, il rifiuto che s'ingenera, anche quando è un segno di razzismo, non si può ignorare. Proprio per combattere il razzismo occorre chiedersi quale limite si può e si deve porre alla completa trasformazione di una città, di una società. Garantire integrazione e diritti politici, non solo a chi lavora, ma a chi comunque è già qui, è già un nuovo cittadino. Con coraggio. E, al contempo, ragionare su quanto, senza una catastrofe ingestibile, può sopportare il cambiamento della multiculturalità un paese come l'Italia e più in generale, l'Europa. Un continente in difficoltà economiche, non certo vastissimo e iper-popolato.
Altrimenti, nostro malgrado, il dibattito e la rabbia si scateneranno soltanto sul tema della sicurezza dalla criminalità. Tema verissimo ma davvero limitativo. Anche per spiegare le manifestazioni di paura cui assistiamo.
Un altro esempio: se è vero che le famiglie di fatto sono il 60% delle nuove convivenze, non c'è, con tutto il rispetto, Binetti che tenga. Bisogna parlare a queste famiglie, bisogna rappresentarle.
Se i "diritti civili", considerati astrattamente, non sembrano avere alcuna popolarità, anche in quest'Italia brutta fotografata dal voto, la rappresentanza d'interessi negati e sentiti come legittimi è invece molto richiesta. E quando riguarda milioni di persone bisogna saperla interpretare. Essere vicini al popolo, per contrastare il populismo su una frontiera sostenibile, e rafforzare una limpida immagine nazionale, unitaria nella società, di governo: questa la via per il PD. Difficile da trovare, da confermare passo dopo passo. Ma un'altra non c'è. Discuterne, nel concreto: varrebbe a questo un congresso che non ripercorra riti divisori o compromissori che ci allontanerebbero ancora di più dall'opinione pubblica.
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30/04/2008
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