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La piacevole drammaticità di Ayala

San Benedetto del Tronto | Si è protratta per ben due ore la conferenza per il nuovo libro sell'ex PM antimafia Giuseppe Ayala: ma il pubblico è rimasto talmente affascinato dal magistrato siciliano da non accorgersi del tempo che passava.

di Francesca Poli

(Foto: A. Cicchini)

Pubblico rapito ieri sera, alla Palazzina Azzurra, dalle parole dell'ex PM antimafia Giuseppe Ayala, che con gli ormai scomparsi amici Paolo Borsellino e Giovanni Falcone sono diventati simbolo di una lotta contro un male che logora da decenni la società italiana:la mafia.

Il motivo della sua visita è stata proprio la presentazione del suo ultimo libro "Chi ha paura muore ogni giorno", presentato nell'ambito della serie "Incontri con l'autore" organizzata dalla libreria "La Bibliofila" e con la collaborazione dell'amministrazione comunale.

"In molti hanno detto che il mio libro è coraggioso, che io stesso sono coraggioso quando parlo, senza mezzi termini, dei miei amici scomparsi, della mafia, del voltafaccia dello Stato Italiano e di quello che ho passato in quegli anni; ma non userei questa definizione. Il mio è un libro serio, scritto da una persona seria, per parlare di persone serie" afferma il magistrato.

Un libro che è stato come una "seduta dallo psicanalista", come lo definisce, dove ha dovuto ripercorrere avvenimenti tragici che la mente aveva in parte riposto in un cassetto: dall'amicizia stretta con Falcone, la collaborazione, il maxi-processo nell'aula bunker del carcere dell'Ucciardone fino ai tragici giorni del 23 maggio e del 19 luglio 1992 quando Falcone e Borsellino, gli amici di una vita, morirono tragicamente.

"Avrei dovuto prendere l'aereo con Giovanni quel giorno, per tornate in Sicilia ma, all'ultimo minuto, ho rinunciato per lavoro: due ore dopo dalla mia telefonata per avvertirlo che avrei rinunciato al viaggio con lui, morì. Paolo, invece, morì sotto casa di sua madre in via D'Amelio: l'ironia era che la casa si trovava in una via parallela di fronte alla mia abitazione e non lo sapevo: quando sentìì il boato dell'esplosione non mi resi conto di quello che era successo. Ad un tratto vidi una nube nera che si alzava dal palazzo accanto e corsi in strada. Girato l'isolato, correndo per la foga di capire cosa stava accadendo, inciampai su un qualcosa di non definito...mi girai ed era quel che rimaneva del busto carbonizzato del mio amico Paolo" racconta drammaticamente Ayala.

Duro, aggressivo, combattivo ma anche ironico e capace di mescolare la tragedia con un guizzo di comicità unito ad una dialettica fluida e piacevole: un piacere ascoltarlo.

25/07/2008





        
  



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(Foto: A. Cicchini)
(Foto: A. Cicchini)
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