Giulietta Squeenz: il nuovo libro di Pulsatilla
San Benedetto del Tronto | Valeria di Napoli ci ha intrattenuto piacevolmente e vivacemente per più di unora senza concederci di staccare lattenzione ed entusiasmandoci con i fuochi dartificio delle sue parole.
di Maria Teresa Rosini
Valeria di Napoli, alias Pulsatilla, autrice di "Giulietta Squeenz"
La prima cosa che colpisce di lei è, ovviamente, questo pseudonimo improbabile col quale firma i suoi libri: Pulsatilla. In qualche modo questo nomignolo (che origina da quello di una pianta "cattiva" che il suo omeopata le ha consigliato per curarsi la "cattiveria") le corrisponde: è pulsante il suo parlare veloce, privo di pause ed incertezze, con parole quasi scagliate che nei tornanti del pensiero si agganciano le une alle altre in una comunicazione perfetta, nella sintesi chiara ed efficace di una che sa quello che dice e che le parole le sa usare come da mestiere.
Subito dopo non si può non associare la velocità di pensiero e di parola ad una nevrotica, seppure controllata, ansia interiore che l'estrema sicurezza dell'eloquio non riesce a mascherare del tutto (non per chi è esperta del "ramo").
Valeria di Napoli, che in realtà è di Foggia, è l'autrice del romanzo Giulietta Squeenz, edito da Bompiani e presentato ieri sera allo chalet "la Serenella" nell'ambito della manifestazione "Scrittori sotto le stelle", organizzata dalla Confesercenti in collaborazione con la libreria "La Bibliofila". Hanno introdotto la conversazione con la scrittrice il segretario regionale della Confesercenti Paolo Perazzoli e il giornalista Pasquale Bergamaschi.
L'autrice ha già un curriculum rispettabile per la sua giovane età: ha pubblicato prima di questo romanzo un libro, La ballata delle prugne secche, che ha venduto 120 mila copie e che ha scritto su invito di un editore, Castelvecchi, che l'ha contattata dopo averne letto il blog (pulsatilla.splinder.com), e non dopo il canonico peregrinare in cerca di pubblicazione a cui è invece destinata la gran parte degli aspiranti scrittori ( ma non credo che si tratti, come è stato definito altrove, di fattore C: la ragazza ha "numeri", coraggio, determinazione).
Valeria ci ha intrattenuto piacevolmente e vivacemente per più di un'ora senza concederci di staccare l'attenzione ed entusiasmandoci con i fuochi d'artificio delle sue parole. Non è mancata neppure la lezione moralistica di uno spettatore che, pur non avendo letto il libro, ha rimproverato all'autrice di aver scritto su commissione senza quindi nulla concedere all' "arte" dello scrivere o al messaggio e al senso che poteva esserci in quello che faceva.
Nel rispondergli Valeria ci ha dato un saggio della sua sana "cattiveria" aprendoci anche uno spiraglio sulla sua vita e la sua infanzia non facili e rivendicando il senso che la scrittura ha avuto nella sua esistenza come in quella dei molti scrittori, pubblici o privati, che la utilizzano per rielaborare l'esperienza, per ricercarne il senso imparando a conoscere e a conoscersi e, spesso, per stemperare il dolore del vivere e l'impotenza di fronte ad esso.
Il libro ha come protagonista una ragazza che si connota con i contorni della diversità e di un pensiero "divergente" già dall'infanzia: come spesso accade l'incapacità di aderire ai comuni modelli di comportamento e di pensiero conduce facilmente a rendere arduo conciliare desideri, relazioni, bisogni propri col mondo esterno, omologato in desideri, bisogni, relazioni standardizzati, facendo della malcapitata una "sfigata".
Così finirà per essere un "mostro" a farle da padre, madre, amico; nutrirà amori eterni non ricambiati; porrà in atto tentativi di riscossa e di vendetta improbabili; si sposerà quasi per caso e coltiverà l'idea del suicidio senza mai praticarla seriamente: insomma tenterà di opporsi con forza ad un destino che ha dispettosamente deciso di non favorirla. Tutto questo raccontato con il linguaggio veloce e scoppiettante, l'autoironia, l'imprevedibilità di cui l'autrice ci ha fornito ampia manifestazione nel nostro incontro di ieri sera.
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20/08/2008
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