Alcide Pierantozzi è un disinvolto ragazzo sambenedettese, dinoccolato, di appena 23 anni, con i ricci. Frequenta Filosofia Teoretica all'Università Cattolica di Milano. Un ragazzo normale, verrebbe da dire... E invece no. Alla Palazzina Azzurra, il primo Agosto 2008, per l'ottavo appuntamento della ventisettesima stagione degli "Incontri con l'autore" organizzati dall'assessorato alle politiche culturali di San Benedetto del Tronto in collaborazione con "La Bibliofila", è stato invitato proprio il ragazzo "normale" di cui sopra. Giunge nella magnifica cornice della Palazzina Azzurra per presentare la sua ultima fatica, il romanzo "L'uomo e il suo amore" coadiuvato dal dottor Filippo Massacci e da Cristina Tizian.

Sin da subito si comprende che l'incontro è diverso dal solito. Si intuisce l'eccezionalità dello scrittore dalle parole dei presentatori che esprimono grande ammirazione per il nostro giovane conterraneo messosi in luce già due anni fa con il suo primo romanzo "Uno indiviso", il quale riscosse grande successo sia di pubblico che di critica.

Ma, al contrario del libro che l'ha preceduto, come sottolinea più volte Filippo Massacci, il lettore si trova questa volta di fronte ad un'opera omnia del sapere umano, con aneddoti riguardanti la filosofia, l'informatica, la letteratura e la fisica. Lo stesso autore ammette di aver dovuto lavorare più di dieci ore al giorno per tre anni prima di riuscire a terminare il racconto, ma che al contempo si ritiene soddisfatto di essere riuscito a creare un qualcosa di unico all'interno del panorama letterario nazionale; in seguito lo scrittore dichiara di non volersi cimentare, almeno per il momento, nella scrittura di un altro romanzo di tale rilievo filosofico.

L'opera narrativa viene presentata con toni entusiastici e varie volte il nome di Alcide viene accostato a quello di personaggi illustri del passato: si parla di un nuovo Joyce, di un Kafka del terzo millennio, persino di uno Schönberg della letteratura. Inoltre viene portato più volte all'attenzione del pubblico il fatto che l'opera del ventitreenne Pierantozzi nonostante la giovane età dello scrittore già si presenta come un romanzo maturo, nel quale emergono le influenze di Severino, Parmenide e Pasolini ma non solo.

Sia Massacci che la Tizian si augurano che il giovane sappia inaugurare con la sua opera una nuova stagione nel panorama della letteratura italiana, che mai quanto in questo momento si presenta desolata e priva di nuovi sbocchi.

Solo il tempo potrà dirci se questo giovane esordiente, ambizioso (in un'intervista ha affermato di voler raggiungere il Nobel) e dalle idee chiare, riuscirà veramente a diventare un'ancora di salvezza per la nostra letteratura.