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Agostini-Gobbi, botta e risposta

Ascoli Piceno | Non si placa il fuoco polemico divampato tra Luciano Agostini e l’Assessore Provinciale alla Cultura Olimpia Gobbi. L’Onorevole invia una nota stampa per chiarire alcuni aspetti della querelle e si rivolge direttamente alla Professoressa...

L'On. Agostini

Egregio Assessore,

ho letto la Sua replica alle mie considerazioni, che non può non suscitare in me una risposta. Non per amore di polemica (come Lei sostiene), ma solo per chiarezza delle posizioni su cui i cittadini poi giudicheranno. La Sua risposta tende da una parte a ridicolizzare il sottoscritto facendolo passare da ignorante e dall'altra a dimostrare che le mie affermazioni erano dettate da pura strumentalità politica.

Ebbene, quantunque il suo intento fosse questo, sappia che a me non offende nè l'una né l'altra cosa: la prima perché, io non ho avuto la possibilità di fare le "scuole alte" (utilizzando una espressione molto cara ai contadini) e quindi so quali sono i miei limiti culturali; dall'altra, essendo uno che fa politica, non disdegno la polemica che spesso, se non venisse ciecamente considerata tale da taluni amministratori provinciali, potrebbe essere assunta come base di confronto per migliorare e non per chiudersi in un feudo che risulta essere ogni giorno più ristretto. Ma le mie affermazioni non erano in questo caso dettate da nessuna delle ragioni che Lei ha voluto evidenziare.

Del resto, se avessi voluto scegliere la strada della polemica, avrei senz'altro preferito rilevare come mai Lei era ad una riunione di un'associazione politica tesa a mettere in difficoltà un'amministrazione di "Centro-sinistra" - quella di Colli del Tronto - piuttosto che partecipare insieme al Suo Presidente ad una riunione con i sindaci della vallata del Tronto, dove forse potevano essere discusse e trovate le soluzioni anche di quei problemi che Lei contribuiva artificiosamente ad esaltare. In virtù di questa considerazione, chi alimenta la polemica? Avrei potuto dimostrare la completa inesistenza di una qualsiasi iniziativa di politica agricola portata avanti dall'Amministrazione di cui Lei fa parte, ma ho evitato anche questo.

Ho solo risposto alla Sua affermazione non certo perché si consideri il mezzadro "fisicamente" grasso. Non mi sfugge il termine economico da Lei preso in prestito per dimostrare una pur condivisibile idea di mantenimento di un paesaggio, ovviamente quando questo non rientri in una visione estremista ed ideologica. Ma, pur dentro quella visione, ciò che proprio offende è aver voluto richiamare ciò che la storia ci consegna quale momento di semi schiavitù, come un concetto spiritualmente positivo e tranquillizzante e quindi collegarlo al tema della compatibilità con l'ambiente che ci circonda.

E' vero forse non saprò declinare bene il termine mezzadria grassa, ma di certo so quali e quante sono state le ingiustizie che hanno accompagnato la vita di tanti uomini e di tante donne costrette a lavorare 15 ore al giorno per un tozzo di pane ed il resto del raccolto portarlo al "padrone", o avere l'autorizzazione dal "padrone" per recarsi in paese a piedi scalzi, o per mandare i figli a scuola, e potrei continuare. Ma ciò basta per capire cosa è stata la mezzadria, anche quando i fondi erano vasti: un residuo feudale tramandatosi fino ai giorni nostri, che solo il sudore, il sangue e le idee di sinistra sono riusciti ad eliminare. Quella sinistra di cui da sempre faccio parte e di cui mi vanto con orgoglio di appartenere.

Non quella di chi si sente in ogni contesto - anche non appropriato - come un professore che sale in cattedra per insegnare un pò di storia, ma la sinistra di chi cerca di contribuire ad eliminare qualche ingiustizia senza ricorrere ad impropri paragoni pur di poter dimostrare le proprie tesi. Queste sono i motivi che mi hanno spinto a fare quelle dichiarazioni. E, soprattutto dopo la Sua piccata replica, le affermo con ancor più determinazione.

08/10/2008





        
  



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