"Panico" : quando la paura diventa malattia
San Benedetto del Tronto | Lincontro con gli autori, organizzato dallAmministrazione Comunale e dalla libreria La Bibliofila, introdotto dallo psicoterapeuta dott. Francesco Liberati, ha suscitato grande interesse e partecipazione da parte del numeroso pubblico presente.
di Maria Teresa Rosini
Un momento della presentazione (Foto: A. Cellini)
Avere paura è un'emozione assolutamente naturale negli esseri viventi più evoluti: di fronte ad un pericolo incombente, ad una minaccia grave, la reazione di difesa o fuga è antica come sono antiche le origini della specie umana.
La percezione della situazione di pericolo o la sua previsione scatenano in noi una serie di reazioni biochimiche, a nome stress, che danno luogo a manifestazioni fisiche quali: accelerazione cardiaca, sudorazione, estremo stato di allerta di tutto il nostro organismo.
Ma l'eccitazione da stress, programmata nel nostro cervello per affrontare i casi d'emergenza, può risultare disastrosa come condotta abituale: questo è quanto succede se l'amigdala, sede in cui nel cervello si origina l'emozione che chiamiamo paura, diviene più facilmente disponibile ad essere condotta all'eccitatazione, scatenando le proprie reazioni fino ad un livello e ad una frequenza tali da impedire all'individuo il normale svolgimento delle proprie attività.
Perché questo accade?
Nella civiltà attuale le nostre paure probabilmente sono molto più elaborate di quelle di un tempo e, se ci pensiamo un attimo, le situazioni in cui la lotta per la difesa o la fuga siano una risposta plausibile alle paure di oggi sono, per fortuna, rare. Le nostre paure sono invece decisamente meno immediate, di gestione più lunga e complicata, e spesso ci lasciano in uno stato d'ansia per lunghi periodi in cui troviamo difficile recuperare uno stato di benessere psico-fisico.
La condizione per cui si diventa soggetti a ricorrenti scatenamenti di reazione da panico è oggi piuttosto diffusa e coloro che sono vittima subiscono veri e propri assalti al proprio equilibrio avvertendo la sensazione di essere in grave pericolo e sul punto di morire senza che ve ne siano davvero le condizioni reali.
Di questo si è parlato sabato pomeriggio all'Auditorium comunale in occasione della presentazione del libro "Panico", edito da Mondadori e nato dalla collaborazione tra Rosario Sorrentino, (neurologo, membro della American Academy of Neurology e docente alla Columbia University di New York e all'Università La Sapienza di Roma), tra i maggiori esperti nello studio del disturbo da attacco di panico (Dap), e la scrittrice Cinzia Tani che proprio grazie a lui ha affrontato e risolto le sue paure: di prendere un aereo, di usare l'ascensore.
L'incontro con gli autori, organizzato dall'Amministrazione Comunale e dalla libreria La Bibliofila, è stato introdotto dallo psicoterapeuta dott. Francesco Liberati ed ha suscitato grande interesse e partecipazione da parte del numeroso pubblico presente.
La scrittrice Cinzia Tani ha generosamente condiviso col pubblico le sue esperienze della patologia da attacco di panico, come anche la sua risoluzione abbastanza rapida e definitiva grazie all'aiuto del professor Sorrentino. Da questa esperienza l'idea di un libro che fosse d'aiuto e facesse chiarezza nei tanti che combattono contro questo disturbo.
Il dottor Liberati ha infatti definito il libro come dotato di particolare chiarezza e correttezza scientifica nel presentare la realtà di questo disturbo ad un pubblico ampio, che, al contrario, spesso è vittima di disinformazione o di un'informazione approssimativa se non addirittura scorretta, da parte dei media.
Nel libro, ci dice, vengono affrontate anche patologie diverse e tutte risultano " sviscerate a 360°" in modo da porre il lettore in grado di comprenderne tutte le componenti senza tuttavia subire l'imposizione di interpretazioni e risposte assolute e univoche.
Particolare attenzione è posta alla multidisciplinarietà attraverso la quale il disturbo deve essere affrontato e che unisce, in base alla tipologia e alle manifestazioni del problema, l'intervento dello psicoterapeuta, che dovrebbe condurre il paziente ad "elaborare pensieri diversi" nella rappresentazione della malattia, allenando la mente (secondo la psicologia cognitivo-comportamentale) a guardarla da punti di vista diversi da quelli consueti di cui spesso è prigioniera, all'utilizzo di farmaci in grado di incidere sui meccanismi della trasmissione neuronale, ripristinandone gli equilibri alterati.
Il professor Sorrentino, nel suo intervento, ci tiene a spazzare il campo dagli equivoci, spesso indotti proprio dagli interventi ricorrenti nei media, in televisione in particolare, di quelli che definisce i "professionisti della parola" che, suggerendo il ricorso esclusivo alla psicoterapia o alla psicanalisi, contribuiscono a segregare i pazienti affetti dal disturbo, in anni di terapie inconcludenti e ahimè, piuttosto costose, sconsigliando o sminuendo l'efficacia del ricorso ai farmaci che in molti casi sono risolutivi.
Attraverso la risonanza magnetica funzionale, da lui condotta, si sono potute osservare le aree cerebrali che si attivano nel corso di un attacco di panico proprio mentre il soggetto monitorato lo stava vivendo: attraverso questo esame si è evidenziato il ruolo fondamentale che l'amigdala svolge negli attacchi di panico. Essa è la zona del cervello che è in grado di scatenare l'emozione della paura, il luogo in cui l'interruttore che ci trascina nell'attaco di panico scatta anche in assenza di motivazioni reali: l'assunzione di farmaci in grado di agire, favorendo o inibendo, la trasmissione neuronale interessata conduce gradualmente al ripristino di un'equilibrio.
A questo proposito anche da parte del pubblico giungono delle sollecitazioni perché presso l'opinione pubblica si attui una corretta informazione relativa all'uso di questi farmaci, a torto spesso considerati alla stregua di psicofarmaci, mentre il loro meccanismo di azione non si indirizza verso la eliminazione dei sintomi, ma proprio verso i meccanismi alterati che originano il disturbo.
Anche il ruolo dei medici di base risulta fondamentale per avviare il paziente verso la soluzione più adatta e tempestiva: il tempo è infatti un fattore fondamentale in questa patologia affinchè la reazione da attacco di panico non si instauri nella "memoria" del settore del cervello interessato che ne risulterà più facilmente sollecitabile.
Liberare il paziente dal recinto in cui la sua patologia lo accerchia è obiettivo fondamentale che il professor Sorrentino si pone nel rapporto col paziente: con lui ricerca un percorso razionale e lineare per condurlo fuori, aiutandolo a ritrovare innanzittutto l'autostima, cioè la fiducia in se stesso e nelle proprie capacità. La terapia deve essere la più breve possibile e questo è sicuramente il fattore che ne valuta il successo.
Di fondamentale importanza per ripristinare un efficace equilibrio nel funzionamento della mente è anche l'attività fisica quella più naturale, come camminare a lungo, che favorisce la produzione di quelle sostanze utili al funzionamento del cervello e a ricondurci ad un migliore rapporto con noi stessi.
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10/11/2008
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