Sinistra Democratica: "Il Ballarin non è un'isola"
San Benedetto del Tronto | Secondo Giorgio Mancini e Luca Spadoni il restyling dell'area Ballarin deve per forza tenere in considerazione il contesto sul quale andrebbe ad incidere: la zona portuale, un punto nevralgico della città. E piovono critiche su Gaspari e sulla minoranza.
di Redazione

(da sinistra) Luca Spadoni e Giorgio Mancini
In queste ultime settimane nell'arena politica sambenedettese si parla di un solo argomento: il futuro dell'area Ballarin e le tante incognite ad esso legate. Anche la Sinistra Democratica per il Socialismo Europeo ha deciso di entrare a bomba nell'argomento e l'ha fatto alla sua maniera, non lesinando critiche sia all'Amministrazione Gaspari che all'opposizione. Nella mattinata di venerdì 14 novembre Giorgio Mancini e Luca Spadoni - rappresentanti cittadini di SD - hanno incontrato la stampa per dire la loro sul ‘Caso Ballarin':
«Sarebbe troppo facile infierire sulla questione Ballarin ora che è giunta ad un esito che non appare felice. - affermano i due - Sarebbe troppo facile rifugiarsi dietro i "l'avevamo detto", oppure dietro l'incapacità del Sindaco di comprendere che non tutti i dubbi o le critiche sono attacchi alla sua persona. A volte una maggiore capacità d'ascolto consentirebbe di evitare errori e brutte figure». Spadoni e Mancini tracciano un quadro critico anche della minoranza, definendola ipocrita, silente sin quando le cose non si sono messe per il peggio ed incapace di apportare un contributo costruttivo alla risoluzione della vicenda.
«Il problema vero - continuano - è che la questione Ballarin, come molte altre problematiche politico-amministrative, ha un vizio d'origine. Il Ballarin non è un'isola dentro la città, ma fa parte di un comparto, quale quello dell'area portuale che, mai come ora, ha bisogno di uno sforzo di riordino, pianificazione e progettazione».
Spadoni e Mancini contestualizzano meglio le loro affermazioni: «Si tratta di operare sulla base delle direttrici già tracciate dal Piano Regolatore dei Porti in via di approvazione dalla Regione Marche. Si tratta di ridare priorità al Piano Regolatore Comunale del Porto ritenuto un obiettivo primario in campagna elettorale, e subito ed inspiegabilmente retrocesso nell'ordine delle priorità di questa Amministrazione. Si tratta di selezionare e meglio definire gli stessi obiettivi, così come hanno fatto altre città, indicati dal Piano Regolatore dei Porti, che prevede per San Benedetto "tutto e il contrario di tutto" (aree turistico-commerciali, ricettività, approdo turistico, porto peschereccio, cantieristica, futura darsena nord, ecc) anche valutando quali siano le vocazioni e destinazioni che meglio si adattano alla città ed alla sua struttura socio-economica».
«Si tratta di verificare se l'ipotesi della Società di Trasformazione Urbana oggetto dell'incarico (inspiegabilmente bloccato da una recente delibera di Giunta) alla Nomisma sia lo strumento più adatto alla realizzazione degli obiettivi posti dagli strumenti pianificatori, oppure se intraprendere altre strade (creazione di una struttura ad organizzazione esclusivamente pubblica, oppure coinvolgimento di società partecipate comunali già in essere, o altri strumenti ancora)».
«In questo contesto doveva e poteva, e ancora oggi deve e può, essere inserito il dibattito sulla futura destinazione del vecchio stadio, senza ascoltare le sirene che vengono dalla Fondazione e farsi da queste ammaliare e condizionare. In questo contesto può essere buttata l'"acqua sporca" (cioè la donazione modale, la impraticabilità giuridica della proposta Carisap, l'inconsistenza e la vaghezza circa la natura e le caratteristiche dell'opera che si andava a realizzare, l'inesistenza di qualsiasi studio di fattibilità tecnica ed economica) e salvare il "bambino", e cioè la disponibilità della Fondazione ad investire sulla città e sul suo sviluppo. Non sarebbe impensabile, a questo riguardo, un coinvolgimento della Fondazione nella STU o in un altro assetto che si vada a creare per il porto».
La conclusione del loro discorso è tutta politica: «Se poi qualcuno pensava di utilizzare la questione Ballarin quale terreno di prova per future ed improbabili alleanza politiche - si veda la posizione dell'Udc - in proiezione provinciale ed ascolana va detto che, guardando i risultati ottenuti, l'esperimento sembra già fallito ancor prima di iniziare».
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14/11/2008
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