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DISLESSIA: una mappa del problema DSA all'11° Congresso dell'AID

San Benedetto del Tronto | Compito che l'AID si è prefissata ed ha perseguito negli oltre dieci anni di attività, quello di diffondere la consapevolezza del problema.

di Maria Teresa Rosini

Ho frequentato la scuola del passato, quella che tanto piace ed è di moda oggi presso coloro che vorrebbero riportarci indietro al maestro unico affermando che allora sì che "tutto funzionava bene".

Ricordo bene e, nel tempo, grazie al mio lavoro successivo di insegnante, sono riuscita a ricordare meglio, la condizione dei compagni di classe della scuola elementare per i quali apprendere l'uso degli strumenti indispensabili per accedere alla conoscenza, cioè lettura e scrittura, era difficile o addirittura impossibile: le umiliazioni quotidiane, le punizioni, l'essere relegati all'ultimo banco, le bocciature.

Alcune compagne, nel corso dei miei cinque anni di scuola elementare in classi tutte femminili (erano gli anni 60), scomparivano dall'aula a fine anno senza lasciare traccia di sé, riportando nell'ambito della "normalità" il gruppo numeroso, e perciò privo di attenzioni personalizzate, della classe. Altre compagne comparivano di anno in anno, più grandi, più silenziose, più spaventate: le ripetenti. Spesso provenivano da famiglie che non avevano neppure loro tempo e conoscenze per prestare attenzione particolare al loro destino, e, spesso, scomparivano ancora, l'anno successivo.

Erano le "somare" come suggeriva Collodi, "svogliate" e "negligenti" come più spesso, troppo spesso, le definiva la scuola, disperdendo il loro entusiasmo di bambine, la voglia di sentirsi apprezzate e comprese, le loro capacità (che esistevano seppure nascoste agli sguardi troppo rigidi e ai pregiudizi degli insegnanti) in sentimenti di vergogna e umiliazione, di inutilità e abbandono.

Oggi ne sappiamo tanto di più su di esse: quarant'anni di ricerca psicologica, pedagogica e didattica dovrebbero averci aperto gli occhi. Oggi sappiamo che imparare a leggere e scrivere e a "far di conto" non è semplicemente automatico per tutti i bambini. Che coloro che per un perverso scherzo del caso non accedono facilmente agli strumenti di base della conoscenza, non sono bambini "ritardati" e perduti: spesso sono molto intelligenti, pieni di risorse, e chiedono solo che si comprenda il loro problema, più grande della loro età e impossibile da superare in solitudine e nell'incomprensione ottusa di chi sarebbe deputato alla loro protezione e alla loro crescita. Eppure la dislessia è una realtà ancora poco conosciuta, e una parola evocatrice di un destino sbagliato, di un futuro limitato a poche e incerte possibilità.

Se ne è parlato all' 11° Congresso dell'AID che si è svolto a Roma, presso la facoltà di medicina dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, il 31 ottobre e il 1° novembre scorsi.

L'AID, l'Associazione Italiana Dislessia, è un'associazione di Promozione Sociale senza scopo di lucro, nata in Italia nel 1997. E' formata da "genitori, operatori sanitari, insegnanti e dislessici adulti che insieme cercano di aiutare i bambini e i giovani dislessici". L'associazione è diffusa su tutto il territorio nazionale sul quale aprono continuamente nuove sezioni territoriali: è presente anche nella nostra Provincia di Ascoli Piceno (www.dislessia.it). Compito che l'AID si è prefissata ed ha perseguito negli oltre dieci anni di attività, quello di diffondere la consapevolezza del problema, ma, nonostante lo sforzo e l'impegno investiti e i traguardi raggiunti, ancora oggi tra coloro che per funzione e ambito di attività dovrebbero sapere e conoscere (pediatri e insegnanti per esempio), permane una pericolosa condizione di sostanziale ignoranza: si sa poco e, a volte, non ci si vuole sentire comunque investiti del problema che finisce così col gravare completamente, in modo spesso insostenibile, sulle spalle delle famiglie.

Unico paese in Europa, l'Italia non ha ancora un provvedimento di legge organico su questo disturbo che assume diverse forme ( dislessia, discalculia, disgrazia, disortografia) e molto spesso è accompagnato da un disagio psicologico che assume aspetti sempre più gravi in mancanza di un adeguato riconoscimento del problema e dell'assunzione di strategie di apprendimento e di studio adatte a sostenere coloro che ne sono portatori.

In occasione del Congresso sono stati presentati i più recenti studi scientifici sulle cause del problema ( Franck Ramus CNRS, Ecole Normale Superieure "Dislessia evolutiva: geni, cervello e funzioni cognitive) ed affrontata la tematica relativa alla presenza di più aspetti del disturbo (comorbidità) in alcuni soggetti, attraverso le risultanze di ricerche statistiche su soggetti con diagnosi e non (Gabriel Levi, Università La Sapienza, "La comorbidità tra DSA e disturbi psicopatologici" - Antonella Gagliano, Università di Messina, "La comorbidità tra DSA e Sindrome da deficit di attenzione e iperattività" - Enrico Profumo, Istituto San Paolo Milano, "La comorbidità tra dislessia, disortografia, discalculia").

Molte le testimonianze personali di genitori e dislessici adulti che hanno offerto un quadro della condizione estremamente dolorosa di chi è direttamete coinvolto nel problema e spesso trova aiuto e appoggio nel suo difficile percorso solo dopo molti fallimenti e molte porte chiuse in faccia.

Evocato nel corso dei discorsi di apertura dei lavori, ma purtroppo non presente al Congresso al quale era stato invitato, lo scrittore Daniel Pennac che nel suo libro "Diario di scuola" ripercorre i suoi anni di scolaro e studente in difficoltà (probabilmente anche lui dislessico nonostante il disturbo non venga mai nominato nel libro, ma risulti intuibile nella descrizione delle sue esperienze) e sottolinea l'importanza nella sua vita e nella sua realizzazione personale dell'incontro con i docenti ai quali deve il conseguimento dei titoli di studio e il successo professionale. Nel libro ne parla evidenziandone così l'impegno umano e morale: "Erano adulti di fronte ad adolescenti in pericolo. Hanno capito che bisognava agire tempestivamente. Si sono buttati. Non ce l'hanno fatta. Si sono buttati di nuovo, giorno dopo giorno, ancora e ancora... Alla fine mi hanno tirato fuori. E molti altri con me. Ci hanno letteralmente ripescati. Dobbiamo loro la vita".

Una testimonianza ulteriore di quanto la passione degli insegnanti, la loro capacità di mettersi in gioco insieme agli alunni in un' impresa, quella dell' apprendimento, che non dà mai all'inizio del percorso la garanzia del successo, rappresenti il senso stesso di questa professione.

La presenza al Congresso degli onorevoli Franco Asciutti e Vittoria Franco della Commissione Istruzione pubblica del Senato, e dell'assessore della Regione Lazio Silvia Costa, ha testimoniato finalmente la decisa volontà che una legge sui disturbi specifici di apprendimento venga al più presto approvata, perchè si offrano tutela e uguali opportunità di formazione a tutti i bambini, si impedisca il "non voler vedere" il problema, e non si disperdano le energie, le capacità, le potenzialità di bambini e ragazzi che hanno solo bisogno di adottare metodi di studio diversi per arrivare, come è loro diritto, a realizzare i loro progetti di futuro.

08/11/2008





        
  



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