Cerca
Notizie locali
Rubriche
Servizi

"Vogliamo la verità per Francesco"

San Benedetto del Tronto | Nella mattinata di martedì 23 dicembre, sit-in davanti al Comune per alcuni familiari del marinaio Francesco Annibali, morto nell'affondamento del Rita Evelin. Volevano incontrare il Procuratore di Fermo per avere dei chiarimenti sull'inchiesta...

di Marco Braccetti

Hanno scelto una data simbolica. I parenti di Francesco Annibali - uno dei tre marinai morti nell'affondamento del motopeschereccio Rita Evelin - hanno instaurato una civile e pacata protesta davanti al Municipio di San Benedetto. Proprio il 23 dicembre. Il giorno scelto dall'Amministrazione Comunale per celebrare l'Approdo Negato, ossia la manifestazione in ricordo di tutti i caduti in mare della città (per approfondimenti vedi l'articolo correlato).

Sin dalle prime ore del giorno hanno ‘presidiato' il Municipio l'anziana madre Ivana, la sorella Lorena, diversi zii e cugini. Il padre, Giorgio Annibali, non esce più di casa da quando ha saputo della morte del figlio. La cugina Giovanna Scolastici è stata la prima a parlare con i cronisti, spiegando le loro richieste ed il motivo di quel gesto. Sui muri esterni del Comune sono stati affissi alcuni cartelli che chiariscono bene la questione. (per approfondimenti vedi la ricca foto-gallery curata da Francesca Poli).

I familiari chiedevano un incontro con il nuovo Procuratore della Repubblica di Fermo - si tratta del Dr. Andrea Vardaro che ha sostituito il Dr. Piero Baschieri, ormai pensionato - e per ottenerlo hanno richiesto l'aiuto dell'Amministrazione Comunale sambenedettese. Alcuni parenti sono stati ricevuti dal Vicesindaco Antimo Di Francesco che ha poi alzato la cornetta e composto il numero della Procura di Fermo. Dalla telefonata Di Francesco ha avuto delle importanti rassicurazioni: il Procuratore è disponibile ad incontrare i familiari, dopo le festività natalizie verrà fissato un appuntamento. Appresa questa notizia il gruppo ha deciso di abbandonare il Municipio.

Il prossimo 22 gennaio ci sarà la prima udienza in Corte d'Assise. L'inchiesta ormai è chiusa ma i familiari chiedono che il fascicolo venga riaperto perché - affermano i congiunti del marinaio morto - si è arrivati a delle conclusioni infamanti per la memoria di Annibali. Secondo i familiari dello sfortunato marittimo il comandante e armatore del Rita Evelin Nicola Guidi, unico superstite del naufragio, starebbe cercando di scaricare tutte le responsabilità del sinistro proprio su Francesco.

"Perché non sono state sequestrate le polizze assicurative e perché la RINA non è stata citata in giudizio?", sono i quesiti che i famigliari vogliono porre al magistrato.

La RINA S.p.A. è la società operativa del Registro Italiano Navale che esegue sulle imbarcazioni delle operazioni certificazione, verifica, controllo affinché i natanti rispondano ai requisiti minimi di sicurezza stabiliti dalla legge.

Secondo i familiari della vittima i controlli sul Rita Evelin sono stati eseguiti all'acqua di rose. In pratica il natante non sarebbe dovuto essere in mare. Come si sa non sono mai state appurate le cause del naufragio che causò la morte - oltre ad Annibali - di Luigi Luchetti e Ounis Gasmi. Anche perchè il famoso pontone Ad3 fatto arrivare per il recupero del relitto non è stato in grado di far riaffiorare la barca con la conseguenza che nelle mani degli investigatori ci sono soltanto filmati, fotografie e reti da pesca. Troppo poco per capire come sono andate davvero le cose in quella freddo giorno di fine ottobre del 2006.

23/12/2008





        
  



1+5=
Alcuni partenti di Annibali, tra cui la madre, attendono davanti al Comune
Giovanna Scolastici

Altri articoli di...

Cronaca e Attualità

San Benedetto

ilq

Una serata di emozioni e scoperte

ASPIC Psicologia di San Benedetto del Tronto presenta il Centro Psiconutrizionale

Betto Liberati