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Rinvio a giudizio sul caso del Rita Evelin

San Benedetto del Tronto | Il 22 gennaio l'udienza preliminare di rinvio a giudizio sul caso dell'affondamento del Rita Evelin, il peschereccio sambenedettese affondato al largo il 26 ottobre 2006.

Uno dei cartelli di protesta

La vicenda giudiziaria vede sul banco degli indagati il comandante dell'imbarcazione Nicola Guidi, unico superstite della tragedia nella quale, come si ricorderà, morirono inghiottiti dal mare tre marinai, Francesco Annibali, Luigi Luchetti e Ounis Gasmi. L'inchiesta, avviata subito dopo la tragedia dalla procura di Fermo, è tesa a stabilire eventuali responsabilità del comandante del peschereccio, con il pubblico ministero che a conclusione delle indagini preliminari, ha chiesto appunto il rinvio a giudizio del comandante Guidi.

Una vicenda che si trascina ormai da oltre due anni e che vede il Rita Evelin ancora adagiato sui fondali dell'Adriatico, a circa 80 metri di profondità, dato che il relitto non è mai stato recuperato. La vicenda giudiziaria partì all'indomani del recupero dei cadaveri di Francesco Annibali, Luigi Luchetti e Ounis Gasmi, i tre marittimi morti nel tragico naufragio all'alba del 26 ottobre 2006. Quattro persone a bordo, tre morti e un solo superstite, proprio il capitano Nicola Guidi, oggi al centro della vicenda giudiziaria.

La tragedia del motopesca sambenedettese paralizzò per oltre venti giorni l'intera comunità portuale che prima entrò in sciopero e poi arrivò addirittura a tentare di bloccare la stazione ferroviaria come avvenne, oltre trent'anni prima, in occasione del naufragio del Rodi. I corpi dei tre membri dell'equipaggio furono infatti ripescati con grande ritardo, oltre venti giorni dopo l'affondamento della barca in un clima di tensione tra tutta la marineria e le famiglie delle vittime da una parte e le istituzioni dall'altra. Le proteste, come si ricorderà, furono veementi.

10/01/2009





        
  



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