Momento intenso e stimolante quello di lunedì sera alla Biblioteca comunale di Grottammare per la presentazione del romanzo L'opinabile vita del ricercatore e professore di fisica all'Università di Bologna, ora in pensione, Marco Capponi.
Un uomo di scienza che si concede in un romanzo che potremmo definire filosofico, nel quale ci mette a disposizione la sua stessa esistenza in una riflessione sulle molte "lingue" e i molti universi di senso con cui siamo impegnati a confrontarci lungo il nostro percorso esistenziale.

Non a caso è in una biblioteca che il protagonista del romanzo sceglie di rifugiarsi, è tra i libri che ha letto e che hanno segnato le fasi della sua vita che cerca risposte ad un presente divenuto incomprensibile: è nelle storie e nelle riflessioni degli uomini che ci hanno preceduto, cioè nella cultura come elaborazione consapevole della realtà nel tempo, che troviamo gli strumenti concettuali indispensabili per ri-pensare e tentare di attribuire significato al presente.

Attraverso la iniziale lettura di alcuni brani del libro per la voce della bravissima Barbara Postacchini, siamo stati introdotti subito dentro lo sguardo dell'autore, affascinati dalle minuziose descrizioni di persone e luoghi, dai pensieri attraverso i quali il suo mondo interiore si rivela e da una scrittura che si concede spazio e ampiezza pur in una essenzialità di intenti priva di autocompiacimento.
Siamo ormai poco abituati ad un tale uso della lingua, spesso scarnificata in nome di un "minimalismo" che rischia di tradursi in rinuncia o incapacità di esplorarne le possibilità.

Attraverso la presentazione del professor Gian Mario Anselmi, collega e amico dell'autore, ci giungono poi innumerevoli sollecitazioni relative al senso stesso della scrittura come elaborazione di significato, strumento di organizzazione della conoscenza innanzitutto per chi la pratica, prodotto in grado contemporaneamente di darci conto della realtà osservata, dello sguardo dell'autore, degli "sguardi" degli autori che ne hanno scandito la formazione.

E l'autore, in questo caso, testimonia dei molteplici sguardi con i quali sa osservare il mondo, delle "lingue" attraverso le quali gli universi di conoscenza e di senso in cui impegna la sua riflessione si intersecano e si collegano in una visione che sa ricomprenderli e armonizzarli: lo sguardo analitico dello scienziato, lo sguardo etico e idealistico del politico, quello esistenziale ed emotivo dell'uomo di fronte ad un'esistenza della quale percepisce, nell'approssimarsi della sua fine, l'urgenza di ricercare un senso generale, si alternano e in qualche modo si affrontano nella ricerca di risposte che superino la finitezza del tempo.

Gli interventi del pubblico testimoniano, al termine della conversazione, il livello di coinvolgimento che i discorsi affrontati sono stati in grado di suscitare tra i presenti, nonostante la complessità dei temi, grazie anche alle doti comunicative dell'autore e del professor Anselmi: un utile viatico con cui ci predisponiamo alla lettura del libro.