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«Che senso ha avuto continuare la divisione della Provincia di Ascoli?»

Ascoli Piceno | E' la domanda di un nostro lettore alla luce del 'Testo Maroni - Calderoli del Codice delle Autonomie' che prevede la riduzione delle Province oltre all'assorbimento di altri enti da parte delle Province stesse e delle Regioni.

Da, Antonio Travaglini, nostro affezionato lettore, riceviamo e pubblichiamo quanto segue:

Leggendo i giornali locali, ho constatato che non è stato dato alcun rilievo alla notizia che è già all'esame delle Regioni il Testo Maroni - Calderoli del Codice delle Autonomie che prevede la riduzione delle Province oltre all'assorbimento di altri enti da parte delle Province stesse e delle Regioni.

I politici locali,forse perchè troppo impegnati nella campagna elettorale e gli stessi parlamentari ascolani, non hanno comunicato le intenzioni del governo su questo fronte ai cittadini. Eppure Calderoli ha dichiarato attraverso articoli apparsi sia sul Corriere della Sera che della Repubblica, che renderà attuativo il Codice delle Autonomie al massimo in due anni.

Mi chiedo allora, che senso ha avuto continuare la divisione della Provincia di Ascoli, con costi valutati da più parti in 60 milioni di euro, quando fra due anni una delle due verrà assorbita da quella vicina. Non è detto infatti che tra due anni sarà la Provincia di Ascoli eventualemente a riassorbire quella di Fermo dato che i criteri per stabilire quale Provincia verrà soppressa non garantiscono che la Provincia più vecchia rimarrà in vita.

Un dispaccio diffuso qualche giorno fa dall'agenzia di stampa Apcom ci spiega tutti i particolari del provvedimento allo studio del Governo:

Meno province, soppressione delle circoscoscrizioni nelle città con meno di 250mila abitanti, soppressione delle comunità montane, degli enti parco regionali e degli enti di bonifica. Ma anche meno consiglieri negli enti locali, e massimo 12 assessori. Sono i punti salienti della bozza, ancora decisamente provvisoria, del Codice delle Autonomie che il Governo porterà mercoledì prossimo alla Conferenza delle Regioni.

Il Codice delle Autonomie è uno dei tasselli mancanti per la riforma federalista: individua infatti funzioni e competenze dei diversi livelli di governo. Ma con l'occasione, il Governo intende intervenire anche per "razionalizzare le modalità di esercizio" delle autonomie locali, "favorirne l'efficienza e l'efficacia e ridurne i costi".

Ecco allora che la bozza del ddl, preparata dal ministro dell'Interno Roberto Maroni e da quello della Semplificazione Roberto Calderoli, "modifica la composizione dei consigli e delle giunte degli enti locali, prevedendo una significativa riduzione del numero di consiglieri ed assessori" e stabilisce le modalità per sopprimere le "province inutili".

CONSIGLI E GIUNTE: I consigli comunali potranno contare al massimo 40 membri nei comuni con popolazione superiore a 500.000 abitanti, fino a scendere a un minimo di 6 membri nei comuni con popolazione fino a 3.000 abitanti. I consigli provinciali potranno invece avere un massimo di 30 membri nelle province con popolazione residente superiore a 1.400.000 abitanti, per scendere gradualmente fino a un mino di 12 membri nelle province con meno di 300mila abitanti.

Quanto alle Giunte, sia quelle comunali che quelle provinciali, "sono composte rispettivamente dal sindaco e dal presidente della provincia, che le presiedono, e da un numero di assessori, stabilito dagli statuti, che non deve essere superiore a un terzo, arrotondato aritmeticamente, del numero dei consiglieri comunali e provinciali, computando a tale fine il sindaco e il presidente della provincia". In ogni caso, il numero degli assessori non potrà essere "superiore a dodici". Infine, nei comuni con popolazione inferiore ai 1.000 abitanti, "i componenti della giunta non hanno diritto ad alcuna indennità".

SOPPRESSIONE PROVINCE INUTILI: Viene regolata dall'articolo 6 della bozza del testo alla soppressione di province. Viene delegato il Governo (in particolare i tre ministri leghisti Bossi, Maroni e Calderoli, insieme a Renato Brunetta) a disporre la soppressione di singole province giudicate "inutili" in base "all'entità della popolazione di riferimento, ai costi di gestione, all'imprescindibilità e all'efficacia delle funzioni svolte in relazione alla conformazione del territorio di riferimento, all'estensione del medesimo territorio, all'efficienza e all'efficacia dell'azione amministrativa svolta, all'estensione e alla conformazione delle province contigue".

COMUNITA' MONTANE E ENTI PARCO: La bozza prevede che a decorrere da poco meno di un anno (360 giorni) dall'entrata in vigore della legge siano soppresse le comunità montane, gli enti parco regionali, i consorzi di bonifica, le Autorità d'ambito territoriale. Vengono ovviamente disciplinati i trasferimenti delle funzioni degli enti soppressi: per le Comunità montante i comuni interessati possono "istituire forme di collaborazione", mentre le province gestirano gli interventi speciali per la montagna; per i parchi, le funzioni vengono trasferite alle province e alle Regioni. Soppressione anche per le circoscrizioni comunali, ossia gli organismi di governo dei quartieri previste per i centri con più di 100 mila abitanti: resteranno solo nei comuni capoluoghi di Regione e nei comuni con più di 250mila abitanti.

07/05/2009





        
  



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