Edda Ciano e Leonida Bongiorno: emozionante intreccio della storia
San Benedetto del Tronto | Ci sono storie che devono un po' al caso o alla fortuna la possibilità di essere scritte. Che sarebbero potute restare oscure e nascoste per un altro secolo o anche per sempre.
di Maria Teresa Rosini
Sorge Bergamaschi Sorgi(Foto Cellini)
Ci sono storie che devono un po' al caso o alla fortuna la possibilità di essere scritte. Che sarebbero potute restare oscure e nascoste per un altro secolo o anche per sempre. Per ognuna di quelle portate alla luce probabilmente altre cento restano prigioniere negli interstizi del tempo, nei sentieri ciechi del labirinto della storia. Pensarlo dà un po' di vertigine come davanti ad un ‘immensa "discarica" in cui resti di emozioni, ragioni e pensieri, oggetti che hanno avuto la vividezza spietata della vita attendono di essere ricomposti in un senso per venire di nuovo rappresentati sul palcoscenico della realtà.
Marcello Sorgi, giornalista già direttore del TG1, della Stampa, del Giornale radio Rai ha avuto l'opportunità di "incontrare" una di queste storie e di raccontarcela nel saggio storico "Edda Ciano e il comunista- l'inconfessabile passione della figlia del duce" presentato sabato scorso alla Palazzina azzurra nell'ambito degli "Incontri con l'autore" dell'estate sambenedettese.
Il libro, presentato dal giornalista Pasquale Bergamaschi, ricostruisce la storia d'amore nata all'indomani della seconda guerra mondiale, tra la first lady del regime, Edda Ciano, figlia di Mussolini, inviata al confino a Lipari dopo le dolorose vicende personali e pubbliche che segnarono con la guerra la fine del regime, e un sorprendente personaggio locale, Leonida Bongiorno, prima soldato poi partigiano di fede comunista.
Il giornalista ha condiviso con noi l'emozione del momento in cui, dopo estenuanti e lunghe trattative con il figlio di uno dei protagonisti, ha potuto accedere alla voluminosa scatola beige nella quale, con precisione e precauzioni da archivista, Leonida aveva conservato i documenti che testimoniano della storia, compresi una ciocca di capelli di Edda e il petalo di un fiore, oltre a lettere e foto rigorosamente ordinate e corredate di appunti e indicazioni.
Le vite dalle quali i due amanti erano reduci non avrebbero potuto essere più diverse.
Donna di primo piano del regime, Edda aveva condotto un'intensa vita diplomatica e mondana a fianco del marito Galeazzo Ciano, delfino di Mussolini, ambasciatore prima e ministro degli Esteri poi del regime fascista; donna irrequieta e anticonformista, aveva anche ricoperto incarichi politici internazionali su incarico del padre.
Leonida Bongiorno apparteneva ad una delle più importanti famiglie di Lipari di solida tradizione antifascista: suo padre Eduardu nel 1929 aveva organizzato la fuga di importanti oppositori del regime confinati sull'isola ( Rosselli, Lussu, Nitti). Leonida possedeva un elevato livello di istruzione, conosceva le lingue straniere, aveva partecipato alla guerra (negli alpini) e, all'indomani dell'8 settembre, alla Resistenza.
La vicenda dell'amore tra i due non era del tutto sconosciuta, ma era rimasta alla consistenza del pettegolezzo, subito tacitato nel difficile clima del dopoguerra, e conservata solo nella memoria di alcuni liparoti.
Del tutto inedito era invece il destino che questa storia avrebbe avuto dopo l'intenso anno nel corso del quale era esplosa (1945/46) e si era andata svolgendo: il rapporto tra i due non si interruppe praticamente mai trasformandosi in una sorta di amicizia amorosa fino agli anni 70 nonostante, il matrimonio di Leonida e la nascita del figlio.
A testimonianza della storia appassionata che lo aveva legato ad Ellenica (così Leonida chiamava Edda), ma anche della scelta che, infine, lo aveva portato a preferire una vita più tranquilla e consueta, l'uomo farà costruire nel 1971, nella piazza della Civita a Lipari, un muro in cui farà scolpire i versi del dodicesimo canto dell'Odissea: quello in cui la maga Circe innamorata di Ulisse cerca di trattenerlo con sé con ogni mezzo non riuscendo nell'intento.
Non possiamo sapere, o forse possiamo solo provare a interpretare, se Leonida volesse esprimere, con questo gesto certo non poco evidente, il rammarico di non aver fatto una scelta più coraggiosa abbandonandosi ad una passione molto profonda o invece testimoniare la convinzione che "tornare a casa", cioè ad una visione meno esaltante, ma più realistica e solida della propria vita e del futuro, fosse stata per lui la scelta giusta.
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13/07/2009
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