Il furto di gabbiani dalla statua di Pericle Fazzini è certamente una di quelle notizie che colpiscono.

Qualcosa che va oltre il classico atto vandalico per sfociare nella sfera della imbecillità più assoluta.

Personalmente, a caldo, ho pensato che prendersela con quei bronzei volatili prestati alla sostituzione di corna sulla testa di un corpo pronto alla volata per la corsa di San Martino, potesse far sospettare che il colpevole di un atto così incivile fosse un tale invidioso di chi poteva vantare una "corona" ben più solida della sua.

E per questo ritenevo improbabile l'efficacia dell'appello del sindaco di Grottammare...chi mai confesserebbe un gesto ispirato dal complesso di avere corna inferiori?

Invece ho scoperto che la mia personale interpretazione dell'opera, quella che credevo rappresentasse il senso che l'autore intendeva trasmettere, era tutta una mia fantasia. In realtà il ragazzino della statua raccoglie prono qualcosa a terra (forse conchiglie). Boh, vai a sapere che stava nella testa di Fazzini!

Tuttavia trovo esagerato lo sfogo riportato da ilQuotidiano.it,  a firma Antonella Roncarolo, laddove, commentando il gesto ignobile, scrive: "danneggiare una statua tanto bella è normale nell'immaginario collettivo e non suscita indignazione, se non a pochi che hanno ancora una qualche sensibilità".

La vicenda dei gabbiani staccati dalla testa del bambino, insieme ad un'altra brutta storia rappresentata dalla sabbia nera alla foce del Tesino, l'hanno indotta a sostenere che "la società italiana ha completamente perso il senso della bellezza" e che "oltre ad aver perso il senso del bello, i nostri concittadini hanno anche perso valori fondamentali come la tolleranza e l'apertura verso nuove culture".

Se i suoi concittadini sono quelli di Grottammare (come presumibile considerando la statua e la foce del Tesino), mi chiedo perché tanta severità nei loro confronti.

Io, in tutta sincerità, li considererei vittime di tali sciagure, così come l'intera società italiana mutilata da chi amputa il diritto di vivere in un paese più bello.