Le nove vite di "Cats"
San Benedetto del Tronto | Finalmente in italiano il leggendario musical di Lloyd-Webber rivisto - con rispetto - da Saverio Marconi
di Francesco Tranquilli
Cats
Dopo ventun anni di tenitura interrotta al New London Theatre, tradotto in dieci lingue e rappresentato in ventisei paesi nel mondo, uno degli spettacoli più amati di Andrew Lloyd-Webber approda in Italia. E chi poteva essere l'artefice di questa operazione se non il nostro re del musical, l'impareggiabile Saverio Marconi?
L'anteprima nazionale a cui abbiamo assistito domenica 21, al Teatro dell'Aquila di Fermo, prefigura già per il tour che seguirà un successo trasversale (ogni pubblico) e verticale (ogni età). La partitura, si sa, è una delle più riuscite di Lloyd-Webber: di presa immediata, straripante di invenzione melodica, apparentemente "facile" ma ricca di finezze e di non facile esecuzione per i cantanti.
Questo allestimento, però, non è una semplice versione in italiano dello spettacolo del West End. Cambia l'impianto scenico - molto efficace e funzionale, di Gabriele Moreschi - e non poteva non essere così, visto che quello originale, con palcoscenico circolare e tetto apribile, non era adatto ad uno spettacolo che deve girare. Nuove le coreografie, realizzate con gusto e fantasia da Daniel Ezralow, talvolta in direzione di una maggiore semplicità rispetto al modello di partenza di Gillian Lynne. Stupendi i trucchi e le parrucche di Zaira de Vincentiis. Dissentiamo invece sui costumi creati dalla maison Coveri. Tanto di cappello al nome, ma quei mega-pigiamoni che quasi tutti i gatti indossano fanno molto Carnevale di Venezia.
L'intera compagnia di straordinari cantanti-attori-ballerini va accomunata in un plauso caloroso. Menzione speciale per la Grizabella travolgente di Giulia Ottonello. Ma altrettanto bravi i sedici musicisti dell'orchestra guidati da Vincenzo La Torre, che non si vedono ma suonano magnificamente. E a proposito di suono, sottolineiamo la perfetta realizzazione tecnica dell'amplificazione e del missaggio, che dovrebbe essere la regola per questo tipo di spettacoli, ma che spesso (non nel caso della Rancia) ne è un punto debole. Qui la fusione di strumenti e voci è naturalissima, e le parole si sentono tutte. Il che ci porta a quello che è uno dei punti di forza di questo allestimento, cioè la traduzione, curata da Michele Renzullo e Franco Travaglio.
Non solo tutte le difficoltà dei testi originali sono risolte con eleganza e arguzia, ma gli autori si sono divertiti ad italianizzare alcuni passaggi con effetti gustosissimi (citiamo solo il caso di Gus, il gatto del teatro, che "con Gassman recitò / con Strehler e con Fo"). Non vi diciamo come è reso il song più famoso, Memory, ma il risultato è talmente riuscito che il pezzo sembra quasi scritto in lingua italiana, e non tradotto.
Principale differenza con l'edizione originale sta nel numero di Growltiger (qui "Gattigre"), dove l'intera elaborata coreografia viene sostituita da un teatrino di ombre cinesi, una trovata registica molto azzeccata, realizzata a perfezione.
In conclusione, uno spettacolo che non mancherà di conquistare sia coloro che ancora non sanno nulla dei gatti di Jellicle, sia chi - come chi scrive - li ama da anni, e magari ha dato i loro nomi ai propri amici felini.
Cats, di Andrew Lloyd-Webber, adattamento e regia di Saverio Marconi, coreografie e regia associata di Daniel Ezralow, Teatro dell'Aquila di Fermo, 10-11 ottobre 2009
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14/10/2009
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