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Al teatro Concordia Walter Veltroni ha presentato il suo ultimo romanzo: “Noi”

San Benedetto del Tronto | E' iniziata con un ospite d'eccezione la stagione invernale degli "Incontri con l'autore" : Walter Veltroni ha presentato venerdì pomeriggio, al teatro Concordia, il suo nuovo romanzo "Noi".

di Maria Teresa Rosini

(da sinistra) Sorge, Veltroni, Patrizi, Minuto (Foto: A. Cellini)

E' iniziata con un ospite d'eccezione la stagione invernale degli "Incontri con l'autore" : Walter Veltroni ha presentato venerdì pomeriggio, al teatro Concordia, il suo nuovo romanzo "Noi". Accolto dall'assessore Margherita Sorge e da Mimmo Minuto della libreria La Bibliofila, organizzatori della manifestazione, è stato a lungo applaudito dal pubblico presente.

Non è difficile individuare nella vicenda plurigenerazionale della famiglia Noi, una metafora della nostra storia nazionale. Dal bombardamento di S. Lorenzo dell'estate del 1943 all'inverno futuribile del 2025, scavalcando un presente sfocato di cui sarà solo il futuro a raccontare, sono gli occhi dei più giovani, bambini o ragazzi, a inquadrarne immagini, sentimenti, atmosfere, personaggi.

Quella narrata da Walter Veltroni nel romanzo Noi, edito da Rizzoli, è insomma la nostra storia, quella in cui tutti possiamo riconoscerci e che, dalla seconda guerra mondiale dalla quale nasce la Repubblica, attraversando la leggerezza degli anni sessanta e la cupezza dei settanta, approda direttamente al futuro.

Libro di emozioni e sentimenti, sembra privilegiare il dolore, la sofferenza come registri che meglio rappresentano la condizione umana e l'alternarsi delle stagioni della vita e della storia.
Le parole con le quali il giornalista Patrizio Patrizi introduce la presentazione del libro riferiscono proprio della scelta di Veltroni di narrare le sue storie privilegiando i momenti di sofferenza, i sentimenti estremi in cui la vita ci sorprende.

L'autore risponde alla sollecitazione di Patrizi affermando che è proprio in questi momenti che più facilmente si costruisce il senso del "noi" e fa l'esempio della presentazione da lui fatta a Fossa, piccolo comune dell'aquilano, in cui, pur nella tragedia e nella precarietà di una condizione estrema,ha percepito quanto la gente sia riuscita a recuperare il valore essenziale della comunità, della condivisione.

Noi, seconda persona plurale, è infatti, secondo Veltroni, un pronome personale che stentiamo a coniugare come nazione. Anzi, più i tempi procedono verso un "peggio" che sembra non toccare mai il fondo, più è la seconda persona plurale, "voi", a imperare nel discorso politico, evocatrice di divisioni antiche sempre più radicali che sembrano intrappolarci in una visione strabica, sdoppiata della realtà.
E non sembra possa realizzarsi a breve il miracolo di un "noi" che riunisca un'unità nazionale che sembra irrimediabilmente divisa a rappresentazioni ed azioni da coniugare insieme.

Testimoniare la memoria dei momenti drammatici della nostra storia, può essere, allora, la chiave per riappropriarsi del sentimento del noi, quello che può renderci  una nazione, una comunità più coese e che si realizza nel recupero e nella valorizzazione della diversità, della differenza (politica, razziale, religiosa, sociale) abbandonando l'atteggiamento di diffidenza e paura di ciò che è nuovo in cui spesso siamo portati ad individuare, semplificando irrazionalmente, un capro espiatorio di comodo.

La fine delle ideologie sembrava aver indirizzato la storia dell'umanità ad un noi comunitario ed è stato il riemergere dell' "io" e del "voi" e l'incapacità di recuperare una memoria condivisa  a farci indietreggiare cercando soluzioni dettate dalla paura e, quindi, ispiratrici di violenza.


La memoria del passato è quindi essenziale per costruire un percorso comune a patto che non si trascini dietro divisioni e interpretazioni contrastanti: deve essere condivisa sulla base di valori e principi superiori, da tutti sottoscritti, da tutti stimati al di sopra delle dispute di parte.
Senza una bussola che indichi i valori fondanti di una comunità (Veltroni parla, ad esempio del valore della legge e della legalità) non possono che riemergere gli egoismi di parte evocatori di pulsioni distruttive, come il passato dovrebbe insegnarci.

Non esistono risposte assolute, non esistono interpretazioni assolute: "il potere dà risposte, solo la memoria interroga".
In un presente la cui complessità e contraddittorietà sembrano lasciarci nell'impotenza, lasciarsi interrogare dal passato, dalla nostra storia, può essere l'opportunità migliore per ritrovare il senso di un percorso comune.

05/10/2009





        
  



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