"Un consiglio che abdica ai suoi poteri dichiara terminato il suo mandato"
San Benedetto del Tronto | E' la conclusione alla quale è pervenuto Pietro Paolo Menzietti
di Pietro Paolo Menzietti
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Pietro Paolo Menzietti
L'amministrazione non sembra muoversi in questa direzione, anzi, nella stessa seduta del 23 dicembre, dopo la precaria e anomala approvazione del bilancio rilancia con un complesso e pluriennale programma di opere pubbliche e di conseguente, non quantificata edilizia privata, e porta in approvazione una delibera avente per oggetto "Criteri ed indirizzi generali per la localizzazione e la realizzazione di una qualificata opera pubblica di elevata valenza architettonica da parte della Fondazione CARISAP e di connessi interventi di utilità pubblica."
I "connessi interventi di utilità pubblica" sono: nuova piscina, sottostazione ferroviaria, una... " grande opera architettonica(?)"da realizzarsi a cura della Fondazione Carisap; un parco urbano; la demolizione del Ballarin e sua sistemazione e ulteriori opere pubbliche da localizzare nell'area indicata come elemento ulteriore da considerare in sede di valutazione della proposta.
Per attuare questo programma l'amministrazione propone, e il Consiglio approva, un accordo di programma con i privati. Dove realizzare questi interventi?... " L'accordo di programma potrà interessare quota della porzione del territorio comunale delimitata a nord dal Fosso Acquachiara a sud dal fosso collettore, ad est dal mare ed a ovest dal tracciato dell'autostrada A 14 compresa l'area comunale ex Ballarini"... decisione che somiglia più a una bolla di antiche concessioni papali "...dalle colline alla battigia, dal fiume x al fiume y..." che a una deliberazione di un Consiglio democratico che gestisce"pro tempore" e "per conto dei cittadini" la propria città! Praticamente è tutto il territorio comunale visto che di certo non sia possibile realizzare piscine ecc. nella zona di viale De Gasperi, nel centro cittadino o zona Ascolani.
Con tale delibera il Consiglio comunale delega a privati uno dei pochi fondamentali poteri che la legge gli assegna: definire attraverso il PRG le linee direttrici delle programmazione territoriale.
Questa mi sembra la decisione più grave del consiglio del 23 dicembre: è una delega che sancisce l'esaurirsi del suo mandato.
Alcuni interrogativi sono obbligati: ma sono proprio quelle definite in delibera le priorità della città? Abbiamo proprio bisogno di una nuova piscina? Il territorio rimasto libero tra la ferrovia e il mare non è opportuno salvaguardalo per l'urgente qualificazione della nostra offerta turistica? Per qualificare i nostri servizi non ci sono imprenditori disponibili ad investire in proprio senza autorizzazione a nuove colate di cemento? Non è meglio, più rapido rendere disponibili urbanisticamente delle aree decise con strumenti giuridicamente certi che garantiscono la pubblica amministrazione e gli stessi investitori privati? Non si andrebbe a costruire una città di doppie case morta per 9 mesi dell'anno e invivibile per gli altri 3?
E' sensato che una amministrazione nella fase ultima del suo mandato, debole politicamente, impegni in modo irreversibile, anche per le future generazioni, aree strategiche del territorio comunale?
In discussione non si pone un utile e positivo rapporto di collaborazione fra pubblico e privati, o di trasparenza della dell'iniziativa, ma la necessità che ognuno assolva al meglio al proprio ruolo: l'amministrazione e il Consiglio programmare lo sviluppo, determinare le necessità cittadine e fissare le priorità, i privati ne danno attuazione concreta con la finalità di un giusto profitto.
In questo caso il "pubblico" delega i suoi poteri al privato ingenerando una confusione di ruoli che rischia di danneggiare sia il pubblico che il privato per due semplici ragioni che sono la debolezza politica di chi deve gestire un'operazione complessa e la base giuridica pasticciata con cui viene avanzata la proposta.
Un'amministrazione che non ha più il consenso della maggioranza che l'ha eletta, che per approvare il bilancio ha bisogno del voto determinante di un consigliere di minoranza, non ha la credibilità necessaria per attuare un programma di vasta portata nello scorcio finale del suo mandato amministrativo.
E' un fatto che questa amministrazione ha creato un clima di divisione nel PD, nell'UDC verso cui si ha una giusta attenzione per possibili alleanze, ne escono divisi anche i socialisti e lo stesso PRI. Rifondazione comunista è uscita dalla maggioranza, ma l'assessore è ancora al suo posto. Paradossalmente esce rafforzato solo l'Italia dei Valori che ha aumentato il suo gruppo a spese del PD.
In questo clima viene inserita una proposta che accresce le divisioni, crea nuove tensioni sociali e nuovi contrasti di interessi che non mancheranno di farsi sentire.
Ad accrescere questo stato confusionale ci da una mano anche la Fondazione Carisap: il presidente Marini Marini in un primo tempo dichiara che non si tratta di un regalo di 10 milioni di euro a San Benedetto ma che la loro intenzione è di realizzare una "grande opera" da mettere a reddito per conseguire utili da impiegare nei fini istituzionali della Fondazione, successivamente dichiara che si tratta di un'opera "pubblica e gratuita" ("La soluzione da noi individuata presupponeva necessariamente che la Fondazione avesse la proprietà dell'area, che sarebbe comunque stata per sempre destinata ad uso pubblico gratuito, con oneri di gestione a carico della Fondazione».); la delibera del Consiglio parla di "grande opera architettonica di valore nazionale", pubblica, ma elude il termine gratuito e lo sostituisce con la dizione illeggibile contenuta in delibera "La gestione dell'opera anche medio tempore: impronta alla più ampia funzione senza scopo di lucro."
Siamo nella ridicola condizione che da oltre due anni discutiamo di "grande opera" senza sapere di che cosa si tratti! Con "termini ultimativi per la stipula dell'atto di donazione" in un primo momento fissato al 30/9/2008, poi spostato al 3/1/2009, sempre come termine ultimativo per l'atto di donazione. Adesso a quando verrà spostato? Ma sia chiaro: il Presidente della Fondazione sapeva benissimo, al pari del sindaco, che tali termini ultimativi,per quanto riguardava l'area del Ballarin, non potevano essere rispettati in forza di una legge dello Stato!
E' indubbio che San Benedetto ha bisogno di un colpo d'ala, sono anni che perdiamo terreno rispetto al mondo che ci circonda, svendiamo risultati acquisiti nel passato o li lasciamo nel degrado e siamo costretti a promuovere interventi di arredo urbano a grandi opere amministrative o a lanciare invettive contro la perfida Ancona per mascherare la nostra inadeguatezza di classe dirigente... e l'inadeguatezza non è una prerogativa solo della politica!
Le condizioni per imprimere una svolta ci sono e sono chiare: aprire una ampia e impegnativa discussione con i cittadini per definire il carattere identitario della città e per una collettiva assunzione di responsabilità sul futuro di San Benedetto; assumere le iniziative politico-amministrative necessarie a conquistare il più ampio consenso sociale; predisporre una variante al Piano regolatore per attuare concretamente le decisioni assunte in una condizione di chiarezza e di certezza giuridica.
Questo è un impegno che si deve a una città, San Benedetto, che è stata ospitale e prodiga con tutti e a tutti ha garantito un elevato standard di qualità della vita compatibilmente con il tempo che viviamo.
L'amministrazione nella fase ultima del suo mandato non ha né il tempo, né l'autorevolezza, né il consenso, necessari ad attuare un programma complesso come quello descritto in delibera, rischia di combinare solo pasticci. Faccia le cose possibili nel tempo rimasto rileggendosi gli impegni assunti con il programma di mandato... e l'anno che verrà sarà utile alla città.
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06/01/2010
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