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Il Demone della degenerazione sociale sul palco del Serpente Aureo

Offida | L'associazione culturale 7-8 Chili, con la performance "Daimon", ha affrontato il tema dell'aberrazione dell'individuo nella società della cultura di massa. Una visione dalle tinte fosche ma di grande impatto scenico che ci fa riflettere.

di Ugo Mancini

Daimon

Raccontare Daimon, lo spettacolo allestito la scorsa domenica dall'associazione culturale 7-8 Chili presso il teatro Serpente Aureo di Offida, significa contestualizzare alcuni gravi sintomi della società in cui viviamo. Significa valutare gli effetti nefasti che le pressioni e le ossessioni della cosiddetta "cultura di massa" possono provocare in un soggetto. Protagonista della performance teatrale è un individuo chiuso nel microcosmo della sua stanza, che diventa un'icona, minimale nella messa in scena, ma esasperata nella gestualità, del degenerare dei tempi.

Senza mezzi termini, viviamo in un' epoca di basso livello culturale, dove l'argomento principale dei dibattiti televisivi è la chirurgia estetica, la depilazione maschile. Dove i modelli da seguire sono i protagonisti del gossip e dei reality, vuote personalità prive di talento che ostentano la loro ignoranza (a volte vantandosene perfino). Dove buona parte della politica e dell'informazione sguazza in tutto questo, deviando dal suo ruolo sociale e tramutandosi in ciarpame mediatico. Dove una persona è tale solo in base a ciò che consuma e che potrà conformarlo agli altri.

Sono queste le pulsioni che premono sull'individuo protagonista di Daimon, il quale appare sul palco costretto in una bolla d'aria che a poco a poco lo comprime soffocandolo. Si esce a fatica da una membrana appiccicosa che provoca asfissia, ma ciò che segue è ancora peggio. Il cervello dell'individuo diventa la tastiera di un computer da maneggiare con una serie di stimolazioni compulsive che alla lunga provocano un corto circuito cerebrale rappresentato da una crisi epilettica.

Non manca un'accusa al mondo dell'istruzione, di una scuola che invece di educare ad avere uno spirito critico si adegua invece ad un nozionismo banale e sciatto. Tutto ciò si risolve nella rappresentazione di un esame orale nel quale l'individuo è sottoposto ad una serie di domande come se si trovasse in un quiz televisivo. Le opzioni di risposta sono tutte sbagliate, ma costruite opportunamente, con dei riferimenti sarcastici alla società odierna.

Da questa umiliazione, provocata da un potere superiore che ci vuole ignoranti per controllarci, scaturisce un moto di ribellione. Perché anche nel protagonista di Daimon, che con una mazza cerca di distruggere tutto ciò che ha a tiro, la rabbia cova verso questa aberrazione. Ma è un gesto inane la cui inutilità è sottolineata da un Topolino che danza alle spalle dell'individuo sbeffeggiandolo. In fondo anche Mickey Mouse, tenera immagine dell'infanzia, è il prodotto di una multinazionale e qui ce lo ricorda apparendo come una visione da incubo che si muove in pose grottesche.

L'individuo, ora sfinito sul letto, è sottoposto alla visione dei nostri politici, i cui ritratti sono mescolati con quelli dei vip, delle veline, dei corpi mercificati. La reazione provocata è la ricerca di un autoerotismo meccanico e nevrotico, sintomo di una società che utilizza l'allusione sessuale anche per pubblicizzare il dentifricio.

Ed è proprio la pubblicità a scatenare l'ultima trasformazione, a instillare definitivamente nel protagonista il demone del consumismo e della conformazione sociale. Abbattuto da una mitragliata di loghi e marche, l'individuo si rialza pronto ad impiastricciarsi con creme e cremine, presunti prodotti di bellezza con cui riempie il proprio corpo per adeguarlo alla società che pretende la bellezza a tutti i costi e solo secondo i propri canoni.

Il risultato è la metamorfosi in un essere inanimato pari ad un insaccato che pende appeso per una gamba senza alcuna personalità. Ciò sottolinea il pericolo maggiore che si corre al giorno d'oggi: quello di non avere uno spirito critico, di non essere più capaci di effettuare delle scelte personali di fronte al conformismo dilagante. Quello di vivere senza una propria individualità, in uno stato di morte spirituale: tanto più in una società che ci schiavizza con il lavoro, opprimendo definitivamente le nostre potenzialità, come sottolinea la voce di Silvano Agosti che si sente in sottofondo.

Certo la visione a tinte fosche delineata da Daimon ha davvero dei toni eccessivi, di un pessimismo che non offre spiragli. Ma nessuno può negare che le distorsioni sociali messe in scena esistano realmente. Lo dimostra la visione del documentario Sono Niente Senza Te, seguita alla performance, nel quale 7-8 Chili ha dato voce a molti giovani della nostra Vallata. Bisogna ammettere che la vacuità e la passività che viene esternata da alcune dichiarazioni, soprattutto da parte dei più giovani, lascia sconcertati.

Si capisce, dunque, come di fronte ad una situazione del genere l'intenzione di 7-8 Chili sia quella di dare un messaggio forte allo scopo di scrollare la nostra generazione di fronte allo strapotere dei media e delle multinazionali a cui viene affidata la formazione dell'individuo. Daimon, con i suoi toni caricati ed esasperati ci invita a riflettere: un vero esempio di teatro civico.

13/04/2010





        
  



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