Fermo-Albania: un legame sempre più solido
Fermo | Di ritorno da un viaggio nel paese balcanico, il sindaco Di Ruscio e la delegazione da lui capeggiata parlano dei progetti che impegneranno l'amministrazione nel prossimo futuro.
di Francesca Pasquali
E’ stato un viaggio proficuo, che ha consolidato i rapporti tra la città di Fermo e l’Albania, quello affrontato qualche giorno fa da una delegazione del comune. Ora che il sindaco Saturnino Di Ruscio, il consigliere Andrea Zaccarelli e gli architetti Riccardo e Francesco Alocco sono tornati, raccontano in conferenza stampa questa esperienza, insieme al rappresentante della comunità albanese Nebi Mucaj e al consigliere aggiunto Arjol Kondi.
Tre le tappe del viaggio: di Laç, nel centro del paese, Di Ruscio è cittadino onorario, e si è impegnato a farvi costruire un asilo nido e a donare un mezzo per il trasporto urbano. Soprattutto storico il legame con la città di Scutari, nel nord-ovest dell’Albania. Partecipando alla diciannovesima festa Italio-Albanese, la delegazione ha potuto approfondire la conoscenza dei rapporti tra Giorgio Scanderberg, l’eroe nazionale che evitò la conquista del paese da parte dell’Impero ottomano e il cardinale di Fermo Domenico Capranica. A riprova del legame cristiano che unisce i due stati c’è il dipinto nella sala dei Ritratti di Palazzo dei Priori che ritrae proprio Scanderberg e l’intitolazione all’eroe albanese della piazza di Lido di Fermo.
Ma è stato soprattutto a Berat, nel sud dell’Albania, gemellata con Fermo dal 2005, che il viaggio ha ottenuto il miglior risultato. Simbolo della pacifica convivenza tra religioni, nella piazza principale, convivono una moschea e una chiesa cattolica. Ed è proprio questa piazza a chiarire la presenza, nel gruppo, degli architetti Alocco. E’ a loro infatti che il sindaco di Berat ha commissionato il progetto di riqualificazione della piazza, ai piedi della parte storica della città, oggi patrimonio dell’umanità protetta dall’Unesco.
Il progetto, si diceva, anzi i progetti. Perché gli architetti ne hanno presentati due, lasciando all’amministrazione la scelta. Nel primo, pensato soprattutto per i cittadini, si dà ampio spazio al verde e alle fontane, sfruttando la presenza d’acqua, che nel paese non manca. Il secondo valorizza l’aspetto comunicativo della piazza, è pensato per ospitare assemblee ed eventi e in esso grande rilievo viene dato alla simbologia: gli spazi infatti sono ripartiti in modo da formare una mezza luna e una croce, simboli delle due religioni che proprio nella piazza hanno i loro luoghi di culto.
“In tema di tolleranza religiosa – concorda la delegazione – l’Albania è un esempio anche per l’Italia. E l’Italia può ricambiare insegnando loro una diversa sensibilità architettonica, che le vicende storiche hanno impedito si sviluppasse”.
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04/05/2010
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