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Riflessioni sulla Festa del Patrono

San Benedetto del Tronto | Nonostante il tempo non abbia certo aiutato, i festeggiamenti in onore del Santo Patrono della Città hanno conosciuto un successo davvero confortante.

di Giovanni Gaspari*

Giovanni Gaspari

Tutte le manifestazioni in programma hanno avuto una partecipazione di pubblico che, davvero, è andata oltre ogni più rosea aspettativa. Dai momenti più ludici, come il concerto della tribute band di Celentano o le serate di ballo e di comicità, ai momenti più istituzionali, come l'intitolazione della rotonda di viale dello Sport a Domenico Roncarolo o la cerimonia di consegna dei Gran Pavese Rossoblù, lo sforzo del Comitato festeggiamenti è stato ripagato da un grandissimo consenso da parte dei cittadini.

Uscire di casa, ritrovarsi, stare insieme anche quando il tempo non è clemente significa che i sambenedettesi sentono forte il richiamo dell'essere comunità rappresentato dalla figura di Benedetto e tengono a ritrovarsi nel segno delle proprie radici culturali e storiche. Questo senso di appartenenza è la condizione imprescindibile per poter guardar al futuro, alla speranza che nuove energie ed intelligenze offrano rinnovato slancio alla proverbiale capacità di osare dei sambenedettesi. In quest'ottica va letta la scelta di premiare con il "Gran Pavese" anche dei giovani concittadini che si stanno affermando in diverse discipline in campo nazionale ed internazionale.

Ma tutto questo non sarebbe stato possibile senza l'apporto del volontariato, delle decine di persone del comitato di quartiere del Paese Alto, dell'associazione "Torrione" e della nostra Protezione civile che, animate unicamente dal desiderio di fare qualcosa di positivo per la propria città, hanno prima dedicato giornate intere alla preparazione della festa e poi a fare in modo che tutto filasse per il verso giusto. Grazie ancora ai panificatori del Piceno, per il tocco di sapiente artigianalità che hanno dato anche quest'anno alla festa incantando piccoli e grandi con le loro profumate e gustosissime produzioni.

Sono certo che chiunque amministrerà la città nei prossimi anni non potrà che operare per non disperdere questo grande patrimonio di umanità e solidarietà che si è andato costituendo grazie ai festeggiamenti del Santo Patrono ricollocati nella data del Martirio del 13 ottobre. Abbiamo tutti bisogno di "fare squadra", di intessere quei nodi che, isolati, restano tali ma che, messi insieme, come si legge nel libro di Lorenzo Amadio presentato durante la festa, compongono quel tappeto di energie e idee capace di far diventare realtà gli obiettivi alti e nobili che il Vescovo Mons. Gestori ha enunciato durante l'omelia della Messa solenne in onore del Patrono.

14/10/2010





        
  



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