Padre Bartolini assolto in primo grado
Ascoli Piceno | Il missionario accusato di ribellione in Perù ha inviato una lettera per ringraziare tutti coloro che hanno sostenuto la sua causa e quella dei popoli amazzonici.
di Franco Pignotti

Padre Mario Bartolini
che hanno condiviso la nostra campagna di solidarietà in favore di padre Mario Bartolini e della sua lotta accanto alle comunità indigene della foresta amazzonica peruviana: come ormai certamente saprete, il 21 dicembre 2010 è stata finalmente data lettura della sentenza al processo che vedeva il missionario marchigiano - insieme ad un giornalista peruviano e cinque leader indigeni - accusato di ribellione contro lo Stato; processo nel quale l'accusa aveva chiesto 11 anni di carcere.
Probabilmente anche grazie alla grande mobilitazione internazionale, come ha affermato il suo avvocato difensore subito dopo la sentenza, padre Mario Bartolini e il giornalista Geovanni Acate, sono stati assolti da ogni accusa, mentre i cinque leader indigeni sono stati condannati ad una libertà condizionata per quattro anni. Si è comunque trattato di una sentenza di primo grado, e sia la pubblica accusa che la difesa dei cinque leader, hanno chiesto il processo di appello per opposti motivi.
Padre Mario ha definito ‘politica' questa sentenza, quasi si volesse scavare un fossato fra la chiesa e le organizzazione indigene: il processo di appello perciò - che potrebbe comunque aprirgli ancora la possibilità di una condanna - potrà dare la possibilità di una completa assoluzione per tutto il gruppo e soprattutto potrà costituire una nuova occasione per sensibilizzare sia la società peruviana che quella internazionale sulla posta in gioco di tutta la problematica amazzonica.
In ogni caso infatti, scrive lo stesso missionario, qualunque sarà la sentenza definitiva di questo processo, i problemi dell'Amazzonia resteranno gli stessi e il suo accorato appello all'azione non riguarda tanto il problema della completa assoluzione propria e degli altri coimputati, quanto quello di una presa di responsabilità collettiva per un forte impegno contro le ingiustizie "de los poderosos" e per la salvaguardia dei diritti delle comunità indigene e della foresta amazzonica.
Ci è appena arrivata una lettera da parte di padre Mario, indirizzata a tutti coloro che hanno sostenuto la sua causa, lettera già pubblicata sul sito peruviano http://desdelaamazonia.wordpress.com/, nella quale il missionario ringrazia per il sostegno avuto, ma lancia anche un vibrante appello a continuare la lotta, alla ricerca di un mondo migliore, che potrà essere realizzato quando smetteremo di appoggiare "i potenti".
Riportiamo qui di seguito il testo della lettera di Padre Mario Bartolini:
SMETTI DI ESSERE COMPLICE DELLE INGIUSTIZIE DEI POTENTI!
Ringrazio con cuore sincero tutte le persone e istituzioni di tutto il mondo che hanno solidarizzato, non solo con me, ma con tutti quelli che sono privati dei loro diritti.
Come sacerdote e religioso Passionista ho fatto quello che dovevo fare, in forza della mia fede in Cristo che soffre, non in una fredda croce, ma in tante persone offese nella loro dignità: essere "la voce di quelli che non hanno voce", perchè i così detti "potenti" hanno negato loro il diritto di avere diritti, per essere gli schiavi (schiavi rurali, senza pieni diritti di lavoro) di una minoranza e per imporre, con l'illegalità fatta legge e l'istituzionalizzazione di molte norme, la corruzione e la forza militare e della polizia, un modello di sviluppo inumano, esclusivo e insostenibile, che significa più ricchezza per pochi (per i ricchi epuloni dei tempi moderni), più povertà ed emarginazione per la maggioranza, e distruzione dell'ambiente amazzonico con tutta la ricchezza nella sua biodiversità.
La resistenza, giusta e legale, dei popoli amazzonici (originari, indigeni, " ribereños", contadini) contro un sistema di governo che persiste nel non riconoscere non solo i diritti, ma la stessa esistenza di queste popolazioni, dovrebbe contribuire a creare a livello mondiale una coscienza ecologica per la difesa della vita sul pianeta Terra, e risvegliare la responsabilità mondiale verso le vittime del sistema imperante. Sembra che la convivenza mondiale abbia fatto sua la risposta di Caino a Dio: "Sono forse io il responsabile di mio fratello?". Buttiamo nella spazzatura del tempo questa storia macchiata di complicità (ci siamo abituati a vivere sopra la sofferenza altrui e questo lo consideriamo normale) e recuperiamo il senso comunitario e solidale di una vita veramente umana.
Non si riconoscono ai nostri popoli il diritto di vivere nel proprio territorio e di essere padroni del proprio futuro e del proprio sviluppo: per questo si mette in vendita l'Amazzonia e i popoli amazzonici. Quelli che portano avanti questo "sporco affare" dimostrano tutto il loro cordiale disprezzo verso la realtà e la pluriculturalità amazzonica... sono decisi a distruggerla, per favorire gli interessi delle multinazionali: il territorio della patria messo a servizio di altre nazioni.
Non so come finirà il processo in corso: si sta avviando un appello. Pero capisco chiaramente qual'è l'intenzione del governo e dei gruppi di potere economico.
Il problema amazzonico continua ad esserci, indipendentemente dal risultato finale di questo processo.
Abbiamo bisogno di stringere le nostre mani, unire i nostri gridi di protesta, fare pressione con i responsabili dei governi perchè rispettino il diritto di tutti a vivere con dignità e in un ambiente sano.
Come conclusione, faccio mie le parole di Madre Teresa di Calcutta:
"Dio si prende sempre cura delle sue creature, ma lo fa attraverso gli uomini. Se qualcuno muore di fame e di dolore, non è perchè Dio non l'ha aiutato: è perchè noi non abbiamo fatto niente per aiutarla, non siamo stati strumenti del Suo amore, non abbiamo saputo riconoscere Cristo sotto l'aspetto de questo uomo sfortunato, di questo bambino abbandonato."
O di questo contadino privato della sua dignità e del suo futuro:
Al lavoro: è possibile un mondo differente. E lo otterremo quando smetteremo di essere complici dell'ingiustizia dei potenti.
Saluti. A presto,
Padre Mario Bartolini, CP
21 gennaio 2011
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24/01/2011
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