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Il deciso no alla tassa di soggiorno di Federalberghi-Confcommercio

Ascoli Piceno | Si mobilitano gli albergatori piceni contro la nuova tassa inserita nel federalismo fiscale municipale. Strutture chiuse per protesta il 17 marzo, festa dell'Unità d'Italia.

Ferdinando Ciabattoni

Prosegue serrato il confronto tra il governo e i comuni sui criteri di applicazione della tassa di soggiorno. L'Anci chiede che la tassa di soggiorno sia applicabile non solo ai comuni capoluogo ma a tutti i comuni e che possa arrivare, così come ha scelto di fare Roma, fino ad un massimo di 10 euro al giorno.

Anche su questo punto il governo sembrerebbe pronto a fare concessioni ai comuni, magari rivedendo la soglia minima da 50 a 40 centesimi e fino a un massimo di 5 euro al giorno. Se sarà questa la logica, è più che ipotizzabile che da qui a non molto i Comuni capoluogo di provincia, non tarderanno ad introdurre, tutti indistintamente, la tassa di soggiorno mentre gli altri Comuni potrebbero prevederla, concordandola con la Provincia che ne gestirebbe gettito e quote.

"Quella che sembra prendere quota, è semplicemente una nuova tassa su chi viaggia e pernotta fuori casa non solo per vacanza, ma anche per lavoro o per motivi di salute". È questo il lapidario commento del Presidente di Federalberghi-Confcommercio della provincia di Ascoli Piceno, Ferdinando Ciabattoni, alla tassa di soggiorno inserita nelle misure del federalismo fiscale municipale.

"Una tassa del genere, richiesta dai Comuni e favorita dal Governo -prosegue Ciabattoni- rischia di servire solo a ripianare le languenti casse municipali e potrebbe inferire il colpo mortale a quelle imprese ricettive che dopo due anni di crisi drammatica, senza alcun piano strategico di rilancio dell'immagine turistica dell'Italia nel mondo e senza alcun intervento di sostegno, dovrebbero subire supinamente un aggravio del tutto privo di logica finalizzata al settore".

"Una tassa del genere -enfatizza il Presidente degli Albergatori Piceni- colpisce unicamente le imprese ricettive, creando ulteriori danno all'economia della provincia di Ascoli Piceno."

"Se dovesse essere confermata nelle prossime ore questa 'sciagurata ipotesi vessatoria nei confronti dei consumatori italiani e stranieri che pernotteranno negli alberghi italiani - aggiunge il direttore Confcommercio Giorgio Fiori - anche gli alberghi della provincia di Ascoli Piceno verranno invitati a non accettare prenotazioni il 17 marzo, giorno della celebrazione dell'Unità d'Italia con l'erario che perderebbe diversi introiti tra tassazioni dirette ed indirette".

Inoltre, conclude Fiori, noi di Confcommercio stiamo decidendo ulteriori ed estreme forme di protesta ed iniziative di piazza se la Commissione bicamerale sul federalismo non cambierà strategie a favore di quelle imprese che quotidianamente sostengono l'economia e l'occupazione di questo Paese.

 

28/01/2011





        
  



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