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Marco Calvaresi: unità per lo sviluppo economico

San Benedetto del Tronto | Un impegno concreto ma solo se espressione di una volontà collettiva intorno al rilancio della città.

di Martina Oddi

Marco Calvaresi

La campagna elettorale prende forma e lo scenario inizia a scaldarsi: non mancano polemiche e scontri, nella più autentica tradizione politica. Tra partiti e liste civiche, si delineano le individualità che con il loro peso potrebbero spostare l'ago della bilancia. Fuori dagli schemi dei partiti e al servizio dei sambenedettesi, Marco Calvaresi spiega le sue ragioni a chi lo ha chiamato in causa e alla sua città.

Sarebbe disposto a scendere in campo?
Ho troppo rispetto per la politica e di chi la fa da tanti anni, e conosco e rispetto i rappresentanti di varie forze politiche. Non toglierei mai loro il ruolo che riconosce un impegno frutto di anni di lavoro. Preferisco parlare di ciò di cui ha bisogno San Benedetto, la città che amo, dove vivo, lavoro, e dove i miei figli stanno costruendo il loro futuro. Solo nel caso in cui l'unità di più liste civiche segnasse la convergenza di tutti sul mio nome, sulla base di un programma orientato sulle priorità dello sviluppo economico - inteso come rilancio dei settori chiave (turistico, commerciale e terziario) - mi farei carico della responsabilità di una candidatura. Sicuramente mi sento lontano dai giochi di partito e di poltrone e non voglio diventare l'uomo di paglia al servizio di qualche schieramento isolato. Non posso poi ignorare il mio ruolo in Confindustria e in Fondazione, che mi piacerebbe portare a termine ma che è inconciliabile con gli impegni della politica.

Quali sono queste priorità a San Benedetto?
Sono tante, prima fra tutte quella di tornare ad essere un polo attrattivo commerciale e turistico nel prossimo futuro: occorre una convergenza anche politica dei partiti, per condividere una strategia di rilancio e sviluppo. Gli asset sono molteplici e diverse sono le opportunità: penso al porto, alla Sentina, all'area Brancadoro. Tutti progetti su cui puntare, ma la vera priorità è quella di ricreare un polo attrattivo forte. Il centro della città - che soffre della concorrenza dei centri commerciali - deve essere riportato all'attenzione e all'interesse dei cittadini e dei visitatori. Occorre promuovere lo shopping anche quando le condizioni meteo sono sfavorevoli alla passeggiata in centro. Un altro perno dello sviluppo è il turismo green: abbiamo bisogno dei nostri Parchi Nazionali, di un lungomare nord nuovo, di nuovo verde fatto non solo di palme, pensando a qualche varietà arborea che aiuti anche a combattere l'erosione del terreno.

Un programma concentrato sul rilancio?
Sviluppo e occupazione su tutto, nell'ottica di una rinascita ecologica, puntando sul potenziale del commercio, dei servizi, della nautica, del turismo. Senza dimenticare l'industria e le eccellenze del territorio.

Che orizzonte vede lungo la sky line della Riviera, tra Porto e Sentina?
Il porto, inteso non solo come vocazione alla pesca ma anche come cantieristica e diportistica, va considerato alla stregua di un'eccellenza del territorio. Va poi sfruttato per creare un impulso all'interesse per la passeggiata in centro, considerando la sua felice posizione rispetto al cuore della città. Per quanto riguarda la Sentina, va valorizzata con un approccio turistico soft, basato sul ripristino dei casolari, le iniziative all'aria aperta, mantenendo le volumetrie originarie e salvaguardando il patrimonio ambientale che tutti ci invidiano.

Che cosa ne pensa della maxivariante?
Non è facile farsi un'idea chiara considerando il poco tempo a disposizione per conoscere meglio il progetto. Penso si tratti di un tentativo di dare qualche risposta alle esigenze della San Benedetto del futuro. Un'altra risposta potrebbe essere la riqualificazione dell'esistente, con la possibilità di creare quartieri modello, totalmente autonomi dal punto di vista energetico e in linea con i criteri ecologici dell'edilizia ambientale. Quali, ad esempio, l'uso privilegiato di legno e pietra. Penso ad una città a misura d'uomo a livello economico e ambientale, senza grandi diseguaglianze sociali.

La crisi economica stringe l'economia in un empasse la cui fine è lontana. Come si potrebbe uscirne?
La crisi nasce negli USA e poi è cresciuta ed è arrivata qui da noi, che possiamo solo subirla, cercando di parare il colpo per riportare in auge l'economia appena le condizioni lo permetteranno. Il dato inequivocabile è che si è verificata un rivoluzione sotterranea e sommessa. Da noi in Confindustria, si dice "non c'è più nulla di certo. L'unica certezza è l'incertezza". Questo è stato un anno nero, il peggiore dal 2007, e le previsioni e le valutazioni non sanno ancora indicare quando si arriverà ad una conclusione. Siamo passati da un modello ad un altro in modo silenzioso, ora molto conterà la strategia dei governi. Penso al costo del lavoro e alle disuguaglianze di valutazione a cui è soggetto nei diversi stati dell'Unione. Questo dislivello va appianato. In Italia oltre al rigore, serve una politica di sviluppo, lo dice anche Draghi.

Uno sguardo alla politica nazionale...
Il Governo paga lo scotto alla vecchia politica fatta di ricatti e personalismi. Probabilmente in questo momento la Piccola e Media Impresa sta reagendo meglio alla crisi rispetto ai nostri governi che ancora affondano senza una strategia aggressiva, di cui invece c'è estremo bisogno. Le aziende si stanno adeguando alla crisi, i politici pensano solo a mantenere il proprio potere ed i propri privilegi. Il Paese ha bisogno di una rinascita e di una modernizzazione radicali.

Secondo lei chi vincerà le prossime elezioni?
Secondo me vincerà il migliore, cioè colui che riuscirà a portare al suo fianco le persone più credibili. Sicuramente quelle che hanno dimostrato nel tempo di avere a cuore le sorti della città.

09/01/2011





        
  



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